PIGNATARO MAGGIORE – Dopo tre rinvii, si è aperta finalmente questa mattina (20 aprile) l’Udienza preliminare del procedimento ribattezzato “Biopower 2”, filone del più noto processo “Biopower”. Davanti al Gup del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giovanni Caparco, si sono presentati gli imputati – accusati a vario titolo di truffa, turbativa d’asta e falso ideologico in atti di ufficio -, con i rispettivi difensori di fiducia. Il Comune di Pignataro Maggiore, rappresentato in aula dall’avvocato Luciano Polizzi, ha chiesto di potersi costituire parte civile. Il giudice, nonostante le eccezioni della difesa, ha ammesso la costituzione soltanto per il capo d’accusa A, quello relativo alla turbativa d’asta che avrebbero commesso alcuni degli imputati.
Tra le eccezioni una è stata presentata anche dal difensore dell’ex sindaco Giorgio Magliocca, Mauro Iodice, il quale, in merito alle accuse di truffa e falso ideologico (capi d’accusa B e C), ha chiesto il rinvio degli atti al Tribunale di Roma perché il Fonter ( Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua del terziario ) – l’ente che sarebbe stato truffato – ha sede legale nella capitale e quindi il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere non sarebbe competente. Il Gup Caparco, rispetto a tale richiesta, si è riservato di decidere e scioglierà ogni riserva nella prossima udienza dell’11 giugno, quando inizieranno anche le discussioni.
In quella sede interverranno i legali di Magliocca, Francesco D’Alonzo, Baldassarre Borrelli, Giuseppe Vitiello (ex presidente della Pignataro Patrimonio srl), Mario Di Cosmo (ex consigliere di amministrazione della Pignataro Patrimonio srl), Adriano Colaprete (ex titolare della società di vigilanza “Securitas”), Tiziano Maria Giaquinto, Cipriano Cristiano (ex sindaco di Casal di Principe), Lina Lamberti e Angelo Calabrò. Per l’ex vicesindaco Piergiorgio Mazzuoccolo, invece, il giudice ha rimandato gli atti alla Procura della Repubblica a causa di un difetto di notifica. L’ufficiale giudiziario, infatti, avrebbe notificato il rinvio a giudizio non presso il domicilio eletto da Mazzuoccolo (a Pastorano), ma presso la sua abitazione di Pignataro Maggiore.