VITULAZIO – Sono di Vitulazio Sandrino Sammali e Gennaro Paciello del Corpo Agenti Faunistici Ambientale e Zoofila di Italcaccia che qualche giorno fa hanno effettuato una brillante operazione in danno di ignoti che avevano accuratamente predisposto diverse trappole per catturare cinghiali in violazione della legge. I fatti: il sovrintendente Sammali e l’agente Paciello erano, di buon mattino, in tenimento di Pietravairano a perlustrare le campagne, quelle pedemontane in particolare, svolgendo il loro compito di tutela della fauna e dei cinghiali in special modo poiché a questi ultimi si dedicano non pochi “cacciatori” senza scrupolo che senza rispettare tempi, luoghi e metodi, catturano le bestie spesso lasciandole morire dopo estenuanti sofferenze.
Erano le cinque del mattino del tre settembre che i nostri protagonisti scorgevano ben quarantadue corde d’acciaio sistemate a forma di cappio saldamente ancorate alle querce. Le corde erano sistemate all’ingresso del tratturo che solitamente i cinghiali percorrono quando dal monte Urrano scendono a valle per raggiungere i campi di granoturco. La tattica è semplice da spiegare, si bloccano gli animali, li si prende alla sprovvista e gli si sparano pallettoni contro finché, dopo che hanno orridamente sofferto e perso tutto il sangue che hanno in corpo, si accasciano a terra divenendo dapprima trofeo da esibire tra i tanti appassionati della caccia e della violazione delle sue regole e, poi, finire nei congelatori dei fieri bruti per soddisfare non tanto la fame quanto lo sfizio di riconoscersi fautori dell’impresa.
Ma Sammali e Paciello non si sono limitati a scoprire e sequestrare le corde d’acciaio del monte Urrano e ad inviare all’autorità Giudiziaria la denuncia contro ignoti. Si sono poi spostati sulla montagna di Bruno, sempre di Pietravairano, e lì hanno rinvenuto un’altra postazione di caccia di frodo al cinghiale. Una corda, sempre d’acciaio per bloccare i cinghiali da sparare e una trappola in legno per la cattura vera e propria il cui esito, comunque, sempre quello è, sparare alla povera bestia dopo averla immobilizzata, in totale spregio della legge e in assenza di qualsiasi briciola di sensibilità verso animali che altro non vanno cercando se non qualcosa da mangiare. Insomma, a parte ogni sentimentalismo e le sensazioni di amore o di odio che si ossono provare verso gli animali, quella di Sammari e Paciello è sicuramente stata una operazione meritevole di elogio nonché motivo di esempio per tutti coloro che, istituzionalmente o volontariamente, si dedicano alla lodevole attività di rispetto della legge e, come in questo caso, per il rispetto degli animali.
Red. cro.