CAPUA – Le brillanti operazioni sul fronte della repressione al fenomeno delle mafie, che hanno portato all’arresto di importanti capiclan come Michele Zagaria e Antonio Iovine, non sono abbastanza nella lotta contro la camorra. Questa è l’idea del giudice Raffaele Cantone che, grazie ad una analisi lucida e sicuramente condivisibile, ha evidenziato che quella discontinuità nella vita politica, economica e sociale, che dovrebbe dare un contributo importante (e forse risolutivo) nella battaglia contro la criminalità organizzata, non è arrivata.
L’ex magistrato della Direzione distrettuale antimafia, nel corso della presentazione – ieri sera – del suo ultimo libro (“Operazione Penelope”, edito da Mondadori), infatti, ha stigmatizzato l’atteggiamento generale delle comunità casertane nella lotta contro la malavita organizzata: “Bisogna riempire di contenuti positivi le tante parole che si sono dette in questi anni. Quando c’è un pregiudizio come quello che tutti gli altri Stati hanno nei confronti dell’Italia, che paga lo scotto di essere anche considerato un Paese poco serio, vanno recuperati gli esempi positivi. Nonostante i pregiudizi, infatti, noi abbiamo importanti esempi positivi. Uno di questi è Giovanni Falcone che non è nato certo a Duisburg, Falcone è nato a Palermo e ha deciso di fare la lotta alla mafia. Così come tanti uomini che non avevano l’obbligo di farlo, hanno combattuto le mafie senza piegare la schiena e non venivano certo da Vicenza o da altri posti lontani dal Meridione”.
Catturando l’attenzione del pubblico nell’Ex Libris di Palazzo Lanza a Capua, il giudice della Corte di Cassazione ha aggiunto: ”Recuperare a parole questi esempi, però, non basta, bisogna farlo con i fatti. Su questo una piccola critica la dobbiamo fare: ma quali sono i segni di discontinuità che abbiamo dato fino a questo momento? In paesi tristemente noti come Corleone segni importanti di discontinuità ci sono stati, a Casal di Principe no. Non a caso, se andiamo a vedere i nomi dei consiglieri comunali, dei consiglieri provinciali e dei sindaci, oppure i rapporti di parentela e i rapporti di discendenza, capiamo che qui non è cambiato proprio niente. La classe politica, la classe istituzionale e la classe imprenditoriale, non hanno ancora dato segni di discontinuità che consentirebbero di recuperare questi aspetti positivi nei fatti. Può darsi che a Corleone stiano facendo tante chiacchiere, qui nemmeno le chiacchiere siamo riusciti a fare. Guardate il caso di Casapesenna, dove il sindaco in carica non poteva nemmeno parlare della camorra”. Cantone, ribadendo il concetto, ha concluso ammettendo:”Dobbiamo caricare di aspetti positivi, quanto di positivo c’è in questa terra, ma dobbiamo anche dare quella reale discontinuità che per il momento non c’è”.