PIGNATARO M. – La lunga vertenza riguardante la cappella di San Giorgio, fatta di richieste incrociate di interventi e di risarcimenti tra il Comune di Pignataro Maggiore, la Diocesi Teano-Calvi, l’Istituto per il sostentamento del Clero di Capua e la congrega di San Giorgio, si chiude definitivamente. A pronunciare la parola fine sulla vicenda è stato il Tribunale amministrativo regionale della Campania dopo che l’Ente che ha sede a Palazzo Scorpio ha prima (ai tempi dell’Amministrazione Cuccaro) richiamato gli istituti ecclesiastici ai loro – presunti – obblighi e poi li ha sollevati dalle loro responsabilità (con la terza Amministrazione Magliocca).
Nel 2014, infatti, di fronte al cattivissimo stato della cappella di San Giorgio, il primo cittadino emise due ordinanze sindacali con le quali imponeva all’allora vescovo della diocesi Teano – Calvi (all’epoca Arturo Aiello), nella sua veste di legale rappresentante della Confraternita di San Giorgio, la messa in sicurezza della struttura – per prevenire la possibile caduta di calcinacci e il crollo della parete e dei feretri in essa contenuti – e l’esecuzione di interventi di consolidamento o di demolizione della parete confinante col canale di scolo delle acque reflue che costeggia il cimitero comunale.
Da quel momento è cominciata una vera e propria guerra a colpi di carte bollate. La Confraternita ha chiesto i danni al Comune ritenendo il canale pubblico delle acque reflue la causa del deperimento del muro della cappella. La Diocesi di Teano – Calvi, invece, è ricorsa contro le ordinanze del Comune ritenendo di non essere proprietaria della struttura e chiamando in causa sia la Confraternita di San Giorgio che l’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero di Capua. Da quel momento è iniziato una vera e propria lotta all’ultimo documento d’archivio per ricercare la paternità della storica cappella.
La particella sulla quale insiste il luogo sacro sarebbe appartenuta fino al 1998 alla Parrocchia di San Bartolomeo di Capua e successivamente alla Diocesi Teano-Calvi. Sia quest’ultimo che l’Istituto per il sostentamento del clero, pur disconoscendo i presunti obblighi in merito agli interventi di messa in sicurezza richiesti dal Comune, tuttavia, erano concordi nell’indicare la Confraternita di San Giorgio, nella qualità di concessionaria dal 28 febbraio 1935, la responsabile prima della gestione della cappella.
A risolvere la questione è intervenuto proprio il Comune che, in questo senso, ha tolto le cosiddette “castagne dal fuoco”. Dopo un primo intervento dell’Idsc su un tratto di muro sul lato sud est del fosso canale, infatti, l’Ente di via Municipio ha effettuato dei lavori di definitiva messa in sicurezza della cappella, ha fatto eseguire la bonifica del canale di scolo per evitare eventuali cedimenti delle mura perimetrali del cimitero e, in ultimo, ha espropriato definitivamente la particella sulla quale è stata costruita l’antica struttura cimiteriale.
Per tutte queste ragioni, a conclusione dell’udienza del 23 giugno scorso, la quinta sezione del Tar ha dichiarato il ricorso della Diocesi Teano-Calvi improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse. “Valutato l’evolversi della vicenda giuridica– scrivono i giudici nella sentenza depositata il 24/08/2020 – e fattuale e in considerazione, altresì, dell’assenza di ogni manifestazione in senso contrario da parte della Diocesi di Teano – Calvi, attuale ricorrente, il Collegio ritiene che debba essere dichiarata la sopravvenuta carenza di interesse alla definizione nel merito del presente ricorso, non potendo la parte attorea trarre alcuna ulteriore utilità dalla sua eventuale prosecuzione”.
Leggi la sentenza: sentenza Tar – Pignataro Maggiore
Red.