BELLONA – In vista dell’arrivo della “Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, questa sera (22 ottobre) andrà in onda al TgR Campania un nuovo servizio sullo scandalo Ilside. La giornalista Francesca Ghidini ha realizzato un servizio sull’infinita emergenza che ancora oggi sta causando l’emissione, attraverso le ormai tristemente note fumarole, di veleni nell’ambiente in località Ferranzano.
Intanto il Comitato cittadino Bellona/Triflisco, che si prepara all’appuntamento con la realizzazione di un dossier sulla vicenda, in queste ore ha diramato un nuovo comunicato:
Il processo di messa in sicurezza non ha mosso un passo dal 13 settembre, giorno dell’intesa sottoscritta dal legale rappresentante della società di concerto con le Amministrazioni intervenute al tavolo tecnico convocato dalla Direzione Generale per l’Ambiente. Questa vicenda somiglia tanto al mito di Sisifo. Quando la vetta sembra raggiunta il macigno precipita di nuovo a valle.
Il percorso verso la bonifica si è arenato sotto la scure di una burocrazia sempre più inefficiente.
Ad oggi i risultati delle campionature sono stati trasmessi all’ARPAC, che non ha ancora fornito il responso.
Perplessità desta tutto il percorso seguito dall’organo di controllo per l’ambiente durante questi cento giorni dal rogo.
Un’interrogazione del Consigliere Regionale Maria Muscarà, volta a fare chiarrezza sulla tipologia di strumentazioni impiegate e sulle procedure adottate per i rilievi, getta ulteriori ombre su questa intricata vicenda.
La relazione DELL’ARPAC datata 8 agosto evidenzia che l’ultimo rilievo di diossina nell’aria è stato eseguito in data 2/8/2017. Il monitoraggio delle diossine e dei furani si è prolungato per un arco temporale di soli 20 giorni, peraltro collocando le unità mobili di rilevamento a notevole distanza dal luogo del rogo, ovvero in corrispondenza dell’edificio del Municipio di Bellona.
Dalla suddetta relazione emerge un altro particolare inquietante. All’interno del sito è stata rilevata l’esistenza di un tubo di sversamento delle acque di dilavamento, che scarica direttamente nel fiume Volturno.
Data la presenza di notevoli quantità di percolato (poi rimosso) ed altri liquami appare legittimo il sospetto che a fiume non finissero solo acque reflue.
Questi aspetti oscuri della vicenda non sono stati ancora chiariti e non sono certo tali da rassicurare la cittadinanza, anche alla luce del fatto che il tasso di diossina rilevato nel corso delle varie sessioni di monitoraggio è stato in ogni caso dichiarato superiore ai valori soglia.
Sorge spontanea la domanda: perché il valore delle diossine non è stato misurato nelle immediate adiacenze dell’impianto di trasferenza, come avrebbe imposto la necessità di salvaguardare in primis la popolazione di Ferranzano esposta in prima linea al rischio di contaminazione? Perché, nonostante il fenomeno delle fumarole perennemente in atto, non vengono effettuati ulteriori rilevazioni?
Noi continueremo a batterci coi denti e con le unghie per avere risposte chiare a questi semplici interrogativi. La bonifica è ferma. Il Comitato no.