CALVI R. – Come spesso è accaduto per la costruzione di altri impianti insalubri, anche l’iter per la realizzazione di una centrale a biomasse sul territorio di Calvi Risorta, voluta dagli imprenditori Iavazzi e dal sindaco Antonio Caparco, è costellato da circostanze favorevoli e da ostacoli. Gli imprenditori casertani del settore rifiuti, infatti, hanno incassato una prima vittoria: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dalla società Agrobioenergia srl contro l’assegnazione di fondi da parte del Ministero dello Sviluppo Economico alla famiglia Iavazzi e alla Pileri. Tuttavia è nell’Agro Caleno che il progetto si trova di fronte ad un primo intoppo. Il 10 maggio scorso, con protocollo numero 5621, la Iavazzi – rappresentata dal titolare Raffaele Iavazzi e dal progettista ingegner Antonio Salzillo – aveva presentato al Comune di Calvi Risorta una richiesta di demolizione di ruderi industriali sui suoli acquistati nell’area ex Pozzi. L’Ente avrebbe concesso una semplice Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attivita), senza richiedere le dovute autorizzazioni all’Asi (Area sviluppo industriale). Nel frattempo, anche il fronte ambientalista si sta muovendo per raccogliere informazioni e intervenire sulla vicenda. I primi a prendere posizione sono stati i movimenti e le associazioni. Sul fronte istituzionale, invece, dopo che la minoranza consiliare calena ha presentato un’interrogazione nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale (ignorata dal sindaco Caparco), si stanno muovendo anche le Amministrazioni comunali della zona. Il primo cittadino di Pignataro Maggiore, Raimondo Cuccaro, sta organizzando una seduta di Consiglio comunale allargata alla partecipazione di tutti i sindaci, non solo dell’Agro Caleno, ma anche del Litorale Domizio, anch’esso “interessato” dall’inquinamento causato da un impianto che, secondo la vigente normativa, potrebbe bruciare anche rifiuti organici.
Red.cro.