Clamoroso: non solo ex Pozzi di Calvi Risorta. La Invitalia partecipò, insieme a Bassolino e alla sinistra campana, alla concessione di 117 milioni di euro, senza gara d’appalto, a Jacorossi per acquistare la Ilside di Bellona. Oggi il Pd lancia un’interrogazione parlamentare al giorno per conoscere nomi e responsabili dello sfascio ambientale. Sarebbe bastato un controllo in casa propria

Clamoroso: non solo ex Pozzi di Calvi Risorta. La Invitalia partecipò, insieme a Bassolino e alla sinistra campana, alla concessione di 117 milioni di euro, senza gara d’appalto, a Jacorossi per acquistare la Ilside di Bellona. Oggi il Pd lancia un’interrogazione parlamentare al giorno per conoscere nomi e responsabili dello sfascio ambientale. Sarebbe bastato un controllo in casa propria

BELLONA – Era il 2001 e la Regione Campania aveva un vessillo con la faccia di Antonio Bassolino che sembrava non dover sbiadire mai. Tanto forte quell’emblema di meridionalismo identificativo, da affidare appalti senza nemmeno passare per le gare. “A patto di far del bene per la nostra terra…”, si giustificavano al momento dell’assegnazione di lavori, per centinaia di milioni, a petrolieri e granitiche cordate di imprenditori internazionali.

E, in una di quelle mattinate di gloria partenopea, venne siglato un documento d’intesa con una società che si chiamava, e ancora oggi si chiama, “Jacorossi Imprese spa”. Un incarico da 117 milioni di euro per risanare il litorale domitio-flegreo e per assorbire la bellezza di 380 lavoratori socialmente utili, rimasti – fino a quel giorno di miracoli a corte – disoccupati e in attesa di collocazione in qualche cantiere campano”. Si leggeva nel documento: “Il Presidente della Giunta Regionale, Antonio Bassolino (nelle vesti anche di Commissario di Governo), ha firmato, infatti, una convenzione con la Jacorossi Imprese, una società per azioni del gruppo Fintermica, che prevede appunto la creazione di opportunità lavorative stabili per circa 380 persone. Lavoratori socialmente utili direttamente interessati dalla convenzione, che quindi usciranno dal precariato per iniziare un lavoro stabile, verranno individuati tra quelli impegnati in attività progettuali gestite direttamente dalla Regione Campania. Verranno dapprima avviati ad un periodo di addestramento e formazione, dopodiché saranno destinati a servizi di bonifica e ristrutturazione dei siti inquinati del litorale Flegreo e di quello Aversano. La Jacorossi è una società da anni attivamente impegnata in svariati settori, tra cui il risanamento ambientale, l’energia, l’ambiente e la fruizione dei beni culturali. Tutti settori che in Campania risentono di una certa carenza di iniziative”.

Secondo il roboante comunicato della Regione Campania, la Jacorossi Imprese spa avrebbe riportato il sole sul Mezzogiorno d’Italia, grazie a un appalto da 117 milioni di euro, consegnato senza alcuna gara per l’assegnazione. Solo qualche giorno dopo, il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo rivelò che “la Jacorossi aveva ottenuto la grande commessa pubblica grazie ad aderenze politiche. Di suo, so di certo, che non effettuava nessun lavoro, ma si limitava a distribuire i lavori tra più ditte. In sede locale la distribuzione avveniva sulla scorta delle conoscenze e vincolo camorristico”.

A leggere bene i documenti, spicca il nome di “Sviluppo Italia”, oggi Invitalia, agenzia governativa che – appena qualche giorno fa – è stata incaricata di gestire i sedici milioni per la bonifica della discarica ex Pozzi a Calvi Risorta, in provincia di Caserta. “…da una partnership con Sviluppo Italia è nato un progetto destinato a giovani aspiranti imprenditori tra i 18 ed i 35 anni e finalizzato alla creazione, nei suddetti settori, di nuove attività imprenditoriali, grazie al servizio di accompagnamento alla progettazione di Sviluppo Italia. Il tutto fruendo delle agevolazioni previste da svariate leggi ancora in vigore in materia di nuova occupazione giovanile (la ex legge 95/95, ma soprattutto la legge 236). Ora in Campania l’intervento della Jacorossi al fianco della Regione consentirà di creare opportunità occupazionali stabili per i lavoratori socialmente utili, recuperando tratti di litorale che da decenni versano in uno stato di desolante abbandono…”.

Appena un anno dopo, però, la Jacorossi, a seguito dell’incorporazione di AgipPetroli, veniva in parte assorbita dall’Eni che acquistava 389.613 azioni (per il valore di 5.61 euro cadauna). L’Assemblea Eni decideva, così, di coprire le perdite di esercizi precedenti, pari a 9.419.394 euro. In pratica, l’Ente Nazionale Idrocarburi, prelevava – tramite azioni – la metà della consistenza economica della Jacorossi.

Solo all’inizio di dicembre del 2007, Jacorossi metteva le mani sullo stabilimento Ilside di Bellona che, nei piani stabiliti dalla Regione e, come partner procedurale, anche da Sviluppo Italia, doveva servire a stoccare tutto il materiale plastico, nocivo e sensibile del litorale domitio. Oggi sappiamo che i piani di risanamento della fascia costiera non sono mai stati portati a termine e l’Ilside è servita, soprattutto, come piattaforma logistica di un considerevole giro (spesso incontrollato e poco chiaro) di rifiuti in stoccaggio provvisorio di non semplice tracciabilità.

Sviluppo Italia, oggi Invitalia, quindi, già dal 2001, ha preso parte in maniera determinante per la concessione di fondi alla cordata Jacorossi, nell’affare smaltimento rifiuti plastici e pericolosi. E’ molto probabile che, con i 117 milioni di euro concessi dalla Regione e dai Ministeri a Jacorossi Imprese spa, la società capitolina abbia acquistato lo stabilimento di Bellona, andato a fuoco per la terza volta in pochissimi anni, proprio qualche giorno fa. Invitalia, dunque, si ritrova a essere attore protagonista, sia nella vicenda Ilside – Jacorossi che nell’affare bonifiche della ex Pozzi di Calvi Risorta. Dentro l’agenzia, oggi controllata dal Ministero dell’Economia, c’è tanto Pd, partito di governo che vede affannarsi i suoi rappresentanti nella produzione di dure interrogazioni parlamentari, scritte per conoscere la genesi e la storia di due terribili vicende di affari, rifiuti e gestioni opache di un fiume economico inarrestabile. Sarebbe bastato guardare in casa propria.

Salvatore Minieri

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