PIGNATARO M. – Una nuova conferma del condizionamento camorristico dei politici pignataresi arriva dalla sentenza emessa dalla seconda sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico di vari esponenti del clan Lubrano-Ligato depositata in cancelleria il 20 marzo 2013, dopo che il dispositivo era stato letto – come si ricorderà – il 20 dicembre 2012. A pagina 56 della sentenza (giudice a latere estensore la dottoressa Eleonora Pacchiarini, presidente la dottoressa Maria Alaia) sono riportate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Diana che nell’illustrare il potere e la pervasività del clan Lubrano-Ligato a Pignataro Maggiore fa riferimento anche alla capacità di fare il bello e cattivo tempo a Palazzo Scorpio, sede dell’Amministrazione comunale. “Anche sul Comune – ha tra l’altro dichiarato nell’udienza del 10 settembre 2012 il collaboratore di giustizia – loro gestivano i consiglieri comunali, tante cose”.
È di particolare rilevanza il racconto di Luigi Diana – già esponente del “clan dei casalesi”, collaboratore di giustizia dal 2005, il quale orbitava in un’area che non era solitamente quella di Pignataro Maggiore – perché conferma quanto fosse di pubblico dominio negli ambienti criminali che i politici locali erano al servizio del clan Lubrano-Ligato. Le dichiarazioni si collocano in un contesto dove era ancora in vita il boss Raffaele Lubrano detto “Lello”, ucciso in un agguato del “clan dei casalesi” il 14 novembre 2002. Luigi Diana indica Lello Lubrano, oltre che come figura di vertice della consorteria mafiosa, anche quale autore materiale di omicidi.
Dai giudici della Corte d’Assise viene sottolineata la “credibilità e l’attendibilità del collaboratore”. “Luigi Diana – si legge nella sentenza – è collaboratore di giustizia dall’anno 2005; chiarirà in udienza che a seguito di una grave patologia ha rivisitato la propria vita, decidendo di collaborare, così cambiando vita. Occorre evidenziare che nel corso della sua collaborazione rende dichiarazioni accusatorie contro se stesso con riferimento a numerosi reati per i quali è stato condannato ed ha ottenuto il riconoscimento dell’attenuante di cui all’articolo 8 della legge numero 203 del 1991. Rende, in più occasioni, anche in sede dibattimentale, dichiarazioni logiche e coerenti e intrinsecamente attendibili ricostruendo, quanto meno in relazione ai fatti del presente processo, con linearità la storia del clan Ligato e identificando i suoi membri con riferimento a Raffaele Ligato e Pietro Ligato. Può, dunque, affermarsi che dalla complessiva lettura degli atti processuali inerenti l’esame e il controesame condotto sul dichiarante non sono emerse contraddizioni, consentendo di giungere ad un positivo esame sulla credibilità soggettiva e sulla attendibilità intrinseca”.
E noi – da giornalisti pignataresi – sappiamo bene che Luigi Diana è davvero credibile e attendibile quando afferma che i boss del clan Lubrano-Ligato “anche sul Comune loro gestivano i consiglieri comunali, tante cose”.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it