VITULAZIO – Questo pomeriggio (29 febbraio) si riunirà il Consiglio comunale di Vitulazio (leggi qui) e secondo alcune indiscrezioni il sindaco Luigi Romano sarebbe pronto a riassegnare le deleghe assessoriali, dopo averle ritirate poche settimane fa senza tuttavia revocare l’incarico ai componenti della Giunta di via Lagnese. Sulle nuove nomine è intervenuto il gruppo di minoranza Unità e Democrazia per Vitulazio. “Nella seduta del Consiglio comunale del giorno 29 c. m. – scrive il gruppo guidato dall’avvocato Raffaele Russo – il Sindaco Romano, secondo voci ben informate, dovrebbe riassegnare le deleghe agli assessori. Qualcuno/qualcuna sarà definitivamente revocato/a e, quindi, uscirà dall’esecutivo per fare spazio ad altra persona scelta da Gigggino. Sempre secondo voci interne al gruppo di maggioranza la scelta dovrebbe cadere sul nome di una persona che il capo dell’amministrazione ritiene molto vicina alla sua linea politica. Dovrebbe uscire definitivamente di scena chi non ha sempre condiviso le scelte della maggioranza ed è stata critica anche sul metodo di governo fino ad oggi utilizzato”. Senza far riferimento ad alcun nome, dal social network il gruppo di opposizione conclude l’identikit dei prossimi assessori: “Il Prof. Romano chiaramente spiegherà al Consiglio e ai cittadini i motivi di questi cambiamenti e le ragioni politiche e amministrative che lo hanno indotto ad estromettere una persona dalla giunta e quindi dalla maggioranza. Salvo accordi o salvataggi all’ultimo minuto la decisione del Sindaco, condivisa anche da buona parte della maggioranza, è oramai irrevocabile. Sono state anche smentite le voci secondo cui la persona estromessa dovrebbe essere sostituita da qualcuno della minoranza. Il tenativo di coinvolgere qualche componente della minoranza è stata anche valutata dal Sindaco in passato. Tale ipotesi, però, non pare praticabile in quanto il Sindaco ha da assecondare le ambizioni alla sua maggioranza e l’ingresso di una persona dalla minoranza romperebbe gli equilibri politici già molto precari”.
Red. pol.