NAPOLI – (Dal Mattino l’articolo di Daniela De Crescenzo ripercorre i fatti e spiega le losche dinamiche) Fatture false per un milione di euro intascate da imprese della camorra.A pagare il consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta. A incassare aziende vicine a Giuseppe Setola, Aniello Bidognetti, Sergio Orsi. Un affare che secondo la Guardia di Finanza di Caserta, guidata dal comandante Vincenzo Amendola, è andato avanti per anni. I militari stanno setacciando l’ enorme mole di documenti custodita negli archivi del consorzio e continuano a trovare fatture sospette, cioè non legate a prestazioni effettivamente rese o a merci consegnate. Alcune delle imprese, a cominciare dalla Oleo dinamica di Claudio Bidognetti, sarebbero legate ai Casalesi. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere già nel marzo di questo anno ha condannato i boss Francesco Bidognetti e il figlio Aniello, Bernardo Cirillo e Alessandro Cirillo (uno degli autori della strage di Castelvolturno che costò la vita a sei extracomunitari) per reimpiego di capitali illeciti e turbativa d’asta aggravata dalle minacce, per aver riciclato soldi del clan nella società Eco4 formata dal consorzio Ce4 e dalla Florambiente dei fratelli Orsi. Con la stessa sentenza si chiarisce che i Bidognetti avevano incassato proprio attraverso la società Oleodinamica (dei fratelli Orsi), 15.000 euro al mese di tangente. Ma l’ indagine della Guardia di Finanza è a 360 gradi e va avanti ormai da anni. Nella primavera del 2010, proprio alla chiusura dei seggi dove si votava per eleggere il consiglio regionale, le Fiamme Gialle perquisirono la casa del direttore generale del consorzio, Antonio Scialdone e i comitati elettorali della moglie, Michela Pontillo, candidata nella lista di Caldoro e prima dei non eletti. Il blitz dopo che alcuni lavoratori, anche tramite il Mattino, avevano denunciato:«Il direttore sta facendo promozioni a valanga per procurare voti alla moglie» e Paolo Ferrero aveva presentato un dossier alla magistratura. I sindacati avevano parlato di settecento promozioni ingiustificate. Ma davanti alla commissione ecomafie il dirigente si era difeso sostentendo: «Con l’accorpamento dei consorzi, le tensioni si sono enormemente acuite. Poiché una delibera relativa ai compiti del Direttore generale mi autorizzava a transigere le liti, onde evitare che ci fosse tutto questo contenzioso, in cui eravamo chiamati a nominare i legali per difenderci, abbiamo ritenuto opportuno transigere queste liti laddove era evidente la sperequazione nell’inquadramento. Certamente, non si tratta di settecento provvedimenti: questo è un numero buttato sulla stampa a caso. Al massimo, saranno trecento provvedimenti». Trecento promozioni anche se gli organi ci erano stati bloccati per legge nel 2008. Scialdone, socio della società Eco campania dei fratelli Ferraro, rivale dei fratelli Orsi nella gara per entrare in società con il consorzio Ce4, è poi passato nel Consorzio unico, diventandone per un periodo direttore generale. Sulla sua testa anche indagini sulla gestione degli impianti di Parco Saurino e della società partecipata della Regione per le bonifiche, la Recam successivamente diventata Astir. Dell’impresa pubblica Scialdone è stato direttore tecnico e in quella veste è stato inquisito sempre per aver favorito le imprese dei clan. Ma non è finita. Nel corso delle indagini sul consorzio sono stati anche sequestrati camion, container e ruspe. Il provvedimento è stato deciso dalla procura di Santa Maria Capua Vetere nel 2009. Ma i mezzi erano già bloccati da anni. Quando il consorzio unico era subentrato ai cinque bacini casertani gli autoarticolati non figuravano nell’ elenco. Dimenticati. I trasporti tra il sito di trasferenza di Ferrandella e l’ adiacente discarica di Maruzzella sono stati perciò affidati a ditte private mentre i dipendenti del consorzio si limitavano al carico e allo scarico dei rifiuti.
Daniela De Crescenzo, Il Mattino