PIGNATARO M. – A causa di un nostro concittadino, cari lettori di Pignataro Maggiore, potrebbe scatenarsi una polemica dalle conseguenze imprevedibili nei confronti dell’attuale presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, dopo che il pregiatissimo vino è stato recentemente al centro delle cronache. Ecco la nuova storia scoperta da “Pignataro Maggiore News”.
Partiamo dal fatto di cronaca, che ha trovato spazio su tutti i giornali e tutte le televisioni, anche all’estero. Nella notte tra il 2 e 3 dicembre 2012, qualcuno è penetrato nell’Azienda agricola “Case Basse”, di proprietà della famiglia Soldera, in Montalcino (provincia di Siena), e – come è noto – non ha rubato neanche una bottiglia ma ha aperto le valvole di dieci botti di vino destinato a diventare Brunello facendo finire nelle fogne la produzione di ben 6 annate, dal 2007 al 2012, cioè 62.600 litri, con un rilevantissimo danno economico. La famiglia Soldera aveva parlato apertamente di “atto mafioso”, ma il sindaco di Montalcino, Silvio Franceschelli (il più votato tra i sindaci del Pd della Toscana, con l’80,03 per cento), e il presidente del Consorzio dei produttori del Brunello, Fabrizio Bindocci, avevano nella sostanza detto che è meglio non parlare di mafia, al fine di non rovinare l’immagine del territorio. Come se non fossero i mafiosi e i camorristi a rovinare i territori, ma chi ne parla o ne denuncia le malefatte. Vabbè. Ma non è questo l’argomento del nostro articolo, anche se sarebbe da sottolineare con maggiore spazio e con forza il fatto che in Toscana coltivano enormi affari cosche come i Nuvoletta-Lubrano che hanno una delle loro capitali proprio a Pignataro Maggiore, città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”.
La scoperta che abbiamo fatto è questa: l’attuale presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci (eletto a giugno 2012), quando nel 2008 ebbe bisogno di un architetto per una questione che andremo tra poco a descrivere – coinvolgendo anche l’Amministrazione comunale di Montalcino – non si affidò né ad un professionista della provincia di Siena, né della Toscana né del resto d’Italia e del mondo, ma di un architetto appunto di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, Giovan Giuseppe Palumbo. E ora a Fabrizio Bindocci qualche suo avversario all’interno del Consorzio del Brunello di Montalcino potrebbe ricordare l’accidentato curriculum politico, amministrativo e professionale di Palumbo. Come sanno i nostri pochi ma fedeli lettori pignataresi, Giovan Giuseppe Palumbo (oggi nel Pd, partito alle cui primarie ha nelle scorse settimane partecipato con entusiasmo) da sindaco Ds di Pignataro Maggiore guidava un’Amministrazione comunale che nel 2000 fu sciolta – con decisione del ministro dell’Interno – per “collegamenti diretti e indiretti con la criminalità organizzata”. Un provvedimento che nacque proprio per colpa del sindaco Giovan Giuseppe Palumbo, nipote acquisito del boss mafioso Vincenzo Lubrano (defunto il 4 settembre 2007) – quest’ultimo tra l’altro condannato all’ergastolo per l’omicidio del fratello del giudice Ferdinando Imposimato, Franco -, un mammasantissima alleato di ferro dei “corleonesi” di Luciano Liggio e Totò Riina, essendo Pignataro Maggiore una base dei “corleonesi” in Campania. Inoltre, Palumbo non solo è stato il progettista dei bunker dei boss pignataresi, ma pure socio d’affari in un’impresa edile di un altro capomafia, Lello Lubrano (ucciso in un agguato il 14 novembre 2002), figlio del già citato Vincenzo Lubrano e genero del capobastone di Marano di Napoli, Lorenzo Nuvoletta anch’egli defunto. Per coincidenza, la moglie di Lello Lubrano, Rosa Nuvoletta, risulta essere nata a Firenze, a dimostrazione di un rapporto antico della cosca Nuvoletta-Lubrano con la Toscana. In Toscana, in aggiunta, si trovano tracce di attività economiche di Michele Parisi, legatissimo alla famiglia Lubrano di Pignataro Maggiore.
Perché Fabrizio Bindocci scelse – tra i tanti professionisti cui avrebbe potuto rivolgersi – proprio l’architetto Giovan Giuseppe Palumbo, imparentato con una autorevole folla di mafiosi, estorsori, assassini, sequestratori e trafficanti internazionali di droga, a seguito del matrimonio con l’insegnante Franca Siciliano, figlia di una defunta sorella del boss Vincenzo Lubrano? Semmai ce lo farà sapere il presidente Bindocci con apposito comunicato, ma, per favore, senza allegare bottiglie di Brunello. Per ora basti dire che i rapporti tra Fabrizio Bindocci e l’architetto pignatarese sono immortalati in una deliberazione del Consiglio comunale di Montalcino, la numero 43 del 16 settembre 2008, quando era sindaco in carica Maurizio Buffi (Pd ex Ds eletto con il 67,50 per cento dei voti nel 2007), avente ad oggetto la variante al piano di lottizzazione in località Sant’Angelo in Colle. Deliberazione che pubblichiamo in coda a questo articolo.
In sintesi, richiamata la delibera consiliare con la quale nel 2004 era stato varato un piano di lottizzazione convenzionata nella frazione di Sant’Angelo in Colle, proprietà della “Franceschi Leopoldo e Livia Sas”, il Consiglio comunale di Montalcino prese in esame – con risultato favorevole, voto unanime dei 14 consiglieri presenti – la domanda di Fabrizio Bindocci, in qualità di amministratore unico della “Borgo del Poggio srl”, proprietaria degli immobili interessati, con la quale veniva richiesta l’approvazione di una variante al suddetto piano di lottizzazione. All’istanza erano allegati numerosi documenti, come meglio precisati nella delibera che pubblichiamo a parte, a firma dell’architetto incaricato, Giovan Giuseppe Palumbo. Quel Palumbo noto a Pignataro Maggiore come “Peppe la Volpe”, arrivato fino all’uva del Brunello di Montalcino.
Va precisato, per chiarire il legame tra Fabrizio Bindocci, 58 anni, e la “Franceschi Leopoldo e Livia sas”, che l’attuale presidente del Consorzio di Montalcino è da molti anni direttore de “Il Poggione” della famiglia Franceschi, una delle aziende storiche della terra del Brunello.
In attesa di sapere se scoppieranno polemiche in Toscana per un eventuale “caso Palumbo” dopo questo nostro articolo, ci fermiamo ricordando che per l’atto vandalico ai danni dell’azienda “Case Basse” della famiglia Soldera, le indagini hanno appurato che non si sarebbe trattato di una ritorsione mafiosa ma della vendetta di un ex dipendente. Niente mafia, tutto pare essere finito a tarallucci e Brunello. Notizia per la quale il sindaco di Montalcino, Silvio Franceschelli (non per colpa sua, compagno di partito dell’ex sindaco pignatarese Palumbo), e il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci (già cliente dell’architetto “Peppe la Volpe”), sembrano essere molto felici. Ma sono pure molto arrabbiati e potrebbero essere intenzionati a presentare querele (come è ovvio) contro i giornalisti. Per il sindaco Franceschelli e il presidente Bindocci – si legge in un comunicato congiunto – “questo ovviamente non diminuisce la gravità della vicenda che, al di là di letture fantasiose e strumentali di cui nelle sedi opportune si chiederà conto, rimane un atto inaccettabile che ha colpito duramente un produttore stimato e conosciuto come Gianfranco Soldera, cui confermiamo tutta la solidarietà dei produttori, solidarietà che da sempre rappresenta un grande valore di questo territorio”.
Se davvero vorranno presentare querele, sindaco e presidente montalcinesi mettano però in conto che qualcuno – tendenziosamente, ai soli fini polemici, non esistendo ovviamente nessun collegamento tra le due vicende – potrebbe in dibattimento tirare in ballo l’imbarazzante vicenda dell’incarico professionale conferito da Fabrizio Bindocci all’architetto Giovan Giuseppe Palumbo. Una circostanza che ora nessuno potrebbe occultare a lungo a Montalcino, a differenza di quello che riuscì a fare Palumbo quando era sindaco di Pignataro Maggiore: per quattro anni riuscì ad insabbiare il fascicolo dei beni confiscati alle cosche camorristico-mafiose, omettendo di acquisirli al patrimonio indisponibile del Comune. Tanto è vero che solo con la cacciata di Palumbo e la nomina della commissione straordinaria prefettizia fu avviata l’acquisizione dei beni confiscati. Gli avversari politici facciano un brindisi (semmai con il Brunello di Montalcino) alla capacità di “Peppe la Volpe” di mettere in imbarazzo il suo partito, il Pd, in tutta Italia, da Pignataro Maggiore alla rossa Toscana.
Di seguito la delibera del Comune_di_Montalcino
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it