Contraffazione tra la Campania e il Lazio: scoperta dalle Fiamme Gialle una vasta organizzazione

Contraffazione tra la Campania e il Lazio: scoperta dalle Fiamme Gialle una vasta organizzazione
La Guardia di Finanza ha effettuato il sequestro

CASERTA – Un gruppo di imprese specializzate nelle varie fasi produttive di calzature contraffatte – tutte riconducibili alla stessa organizzazione – è stato scoperto tra le province di Napoli e Caserta dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, al termine di indagini durate diversi mesi. Dopo aver intercettato, per strada, i corrieri che trasportavano le scarpe con il marchio “Hogan” dalla Campania al Lazio, le Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino hanno ripercorso la filiera distributiva individuando tutti i componenti del gruppo, aventi ognuno compiti specifici nei segmenti tipici del processo produttivo: dalla produzione di suole, plantari e tomaie alla stamperia dei marchi contraffatti, dalle trancerie per il taglio delle pelli al laboratorio ove venivano assemblati i prodotti intermedi. L’organizzazione disponeva, infine, di un deposito di stoccaggio ove venivano concentrati i prodotti finiti, per la successiva distribuzione in tutta Italia. Ingegnose e quasi maniacali le cautele adottate per evitare i controlli delle forze di polizia: tutti i siti erano dotati di moderni apparati di videosorveglianza al fine di interrompere la produzione in caso di controllo, mentre gli impianti e i macchinari più costosi potevano essere occultati grazie a stratagemmi propri dei “boss” della criminalità organizzata. Durante le perquisizioni sono stati individuati costosi e sofisticati macchinari dietro una parete scorrevole. Al termine dell’operazione, sono stati sequestrati otto siti di produzione e stoccaggio, quasi 54.000 pezzi – tra suole, plantari e tomaie – e circa 3.000 paia di scarpe contraffatte, oltre a 65 macchinari ed attrezzature e circa 600 stampi e forme di scarpe in resina. Tredici le persone denunciate per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e ricettazione. L’illecita attività, grazie anche ai ridotti costi di produzione a causa dell’impiego di manodopera “in nero”, garantiva alla banda guadagni “da capogiro”.

Commenta con Facebook