ROMA – Ieri sera, per la seconda volta in tre anni, ero allo stadio Olimpico per seguire il mio magico Napoli impegnato nella Finale di coppa Italia contro la Fiorentina dell’ex areoplanino Vincenzo Montella. Fiducia e passione mi avevano spronato ad avventurarmi alla volta della Capitale per sostenere gli azzurri in compagnia di ben 4 amici (di cui uno giunto appositamente dalla Francia) in questo delicato match, che giungeva al crepuscolo di una stagione particolare. Non avrei mai immaginato quindi che mi sarei trovato ad essere testimone di una delle pagine più brutte della storia recente del calcio italiano, battuta solo probabilmente da quanto accadde in occasione del derby Catania Palermo del 2 febbraio 2007. Da abituale frequentatore dello stadio ero consapevole dei rischi a cui mi esponevo, come del resto lo sono ogni qual volta vado a vedere una partita (triste a dirsi ma è così), tuttavia non avrei mai pensato di non riuscere quasi a festeggiare a causa dello scoramento un nuovo trofeo vinto dalla mia squadra del cuore.
Chiarisco che quanto scriverò è la cronaca di quanto ho vissuto io in prima persona, nè più e nè meno. Le conclusioni tiratele voi, io mi limito a raccontare in tutta onestà ciò che ho visto e sentito, anche per esorcizzare quanto accaduto. Iniziamo da sabato mattina. Ero ospite a casa di un amico napoletano che vive a Roma dal giorno prima. Siamo in tre, io, lui e l’amico “francese”. Attendiamo il fratello del padrone di casa e un ulteriore amico per pranzare e avviarci alla volta dello stadio. Come stabilito dalla società, e come avvenuto 2 anni prima, in occasione della finale vinta contro la Juventus, spostandoci con l’auto dobbiamo recarci al parcheggio di Saxa Rubra per poi prendere i pullman messi a disposizione dall’Atac, l’azienda per la mobilità del Comune di Roma. I due ritardatari ci raggiungono e pranziamo. Risate e diatribe da bar sport accompagnano il pranzo. Verso le 15 e 20 ci mettiamo in viaggio. Tempo previsto per arrivare a Saxa Rubra poco più di 20 minuti. Becchiamo un po’ di traffico e arriviamo al punto di raccolta intorno alle 16. Presenti già numerosi tifosi, oltre i rappresentanti delle forze dell’ordine e gli autisti dei pullman. I cancelli allo stadio aprono alle 17 e 30 e prima di quell’ora non arriveremo all’impianto. Ci si mette perciò in fila e si trascorre il tempo chiacchierando della stagione in corso, di come potrebbe migliorare la squadra, della finale di due anni fa contro i bianconeri, molto più sentita. Dopo un po’ di tempo si vedono spuntare elementi dei gruppi. Si avvicinano ai poliziotti con cui scambiano qualche parola, probabilmente per chiedere di arrivare per primi allo stadio, io credo, magari anche per la perquisizione di ciò che trasportavano (ad esempio aste e striscioni). Dopo un’ora e mezza di fila però la tensione sale un tantino. Si accenna qualche protesta a voce alta, parte anche qualche coro, ma i poliziotti non si scompongono. L’obiettivo è farci defluire ai pullman uno alla volta, anche per permettere i controlli di routine. Passano per primi gli ultras. Arrivati alle transenne che ci dividono dai bus diventa difficile muoversi nella calca e la situazione si fa un tantino più tesa. I poliziotti, anche grazie a qualche strillo, tengono tutto sotto controllo. Ci perquisiscono e ci lasciano entrare nei pullman. Ci avviamo verso l’Olimpico, a suon di cori e sfottò dedicati alla classiche rivali, da quella di giornata, appunto la viola, a quelle di sempre, bianconeri e giallorossi. Nel tragitto verso lo stadio transitiamo davanti al punto in cui avverrà il ferimento del tifoso azzurro, imprecando per non essere giunti anche noi lì con mezzi propri. Alla fin fine è stato meglio così. L’autobus ci lascia a poca distanza dai settori che ci ospiteranno.
L’ambiente è quello tipico da stadio. Gente festosa, qualche faccia da galera (anche più di una), lo schieramento pseudo militare degli ultras, e quello veramente militare di polizia e carabinieri. Ci dividiamo perchè non siamo tutti nello stesso settore e io e uno degli amici ritardatari ci avviamo verso la curva Nord. Prima di arrivare ai tornelli dobbiamo superare il prefiltraggio, che consiste in due minuscole porticine dove si può transitare giusto uno alla volta. Si crea di nuovo la fila ma, questa volta, la tensione è subito alta. Parte degli avventori sono persone che erano con me a Saxa Rubra e, dopo aver fatto più di un’ora di fila, la prospettiva di continuare a restare in piedi non è affatto allettante. A peggiorare il tutto ci si mettono i soliti “furbastri” che fanno la fila con fantasia, infilandosi da destra e da sinistra. Il prefiltraggio così come è fatto non aiuta e il nuovo arrivo degli ultras, che pretendono ancora una volta di entrare per primi, peggiora la situazione. Vola qualche parola grossa e si arriva anche alle mani. In tutto questo putiferio perdo di vista il mio amico ma riesco ad entrare. Mi perquisiscono per l’ennesima volta. Prendo il telefono e cerco di incontrarmi di nuovo con l’amico. Nel frattempo quattro di loro, per non so quale grave offesa al loro onore, decidono di prendere a cinghiate un povero cristo di fronte a tre cellulari della polizia (!!!). Ritrovato il collega tifoso ci mettiamo in fila (un incubo) per i tornelli. Questi funzionano a rilento e si crea di nuovo la calca. La polizia interviene per contingentarci. Ci invitano ad arretrare ma riuscirci quando hai 40 persone che ti circondano da qualisiasi lato è abbastanza difficile. Solito vociare e l’ispettore, o quel che è, che guida il reparto di celerini che ci controlla, all’ennesima protesta, afferma, con una faccia che è tutto un programma “vi conviene indietreggiare da voi perchè se vi faccio indietreggiare io finisce male”. Arriviamo finalmente ai tornelli e appongo la tessera al led luminoso come specificato sul tornello ma questo non funziona. Idem per il mio amico. Lo steward ci dice “dovete far passare il codice a barre sotto lo scanner. A Napoli non avete gli scanner ?” e ci becchiamo anche un po’ di sarcasmo pseudo razzista. Finalmente, intorno alle 18 e 20, siamo entrati nello stadio.
Ora non dobbiamo fare altro che aspettare le 21 e l’inizio del match. Le persone continuano ad arrivare e iniziano a circolare strane voci. Si parla di tafferugli e aggressioni ai tifosi del Napoli. La voce che circola maggiormente vuole che che un supporter partenopeo è stato ferito da un colpo di arma da fuoco. Ad un certo punto si sparge la voce che provenisse da Bologna e avesse incrociato ad un autogrill i tifosi della Fiorentina. Giungono altre voci, una bomba carta, riempita di chiodi, in un parcheggio avrebbe ferito diversi tifosi azzurri. Ci si inizia a preoccupare e ad avvisare casa che si sta bene. Verso le 20 un ragazzo a cavalcioni del plexiglas che separa la curva dai distini ci dice tramite megafono che non si canterà per circa un quarto d’ora in rispetto al ragazzo ferito che versa in pessime condizioni. Entrano le squadre in campo per il riscaldamento e gli speaker annunciano le formazioni, si respira finalmente un po’ di aria da stadio. Le 21 sono sempre più vicine ma sembra chiaro che la partita non comincerà puntuale. I capi ultras dei principali gruppi, dalla balaustra che separa la curva dalla pista d’atletica, chiedono il rinvio della gara. Arriva Hamsik e lo vediamo parlottare con questi leader. Nel frattempo qualche testa calda, che a quanto pare non gradisce la presenza dei fotografi, iniziare a lanciare petardi e fumogeni verso il campo. L’ormai arcinoto Genny li invita a smetterla. Per la cronaca, ci fa le spese un pompiere ferito alla gamba. A questo punto crescono i mugugni di noi presenti in curva ma non appartenenti ad alcun gruppo. Dopo all’incirca 40 minuti le due squadre entrano in campo per giocare ma ormai il danno è fatto.
Il morale è basso, non c’è più lo stesso piacere a vedere il match. Gli ultras ci impongono di non cantare per l’intera gara e, così, in un clima surreale, iniziamo a seguire la partita. Il nostro mutismo dura però poco. Fin dalla prima occasione di Insigne ogni momento diventerà buono per disubbidire al diktat degli ultras ed esprimere il nostro dissenso nei loro confronti. Gli azzurri si portano sul 2 a 0 ed esplode la nostra gioia. Nella tribuna Monte Mario, riservata ai tifosi viola, c’è qualche infiltrato azzurro che esulta troppo ed è allontanato dagli steward. La solita disattenzione difensiva riapre la partita. I viola ci credono, sostenuti anche dai loro tifosi, e la partita diventa una sofferenza. I nostri tentativi di sostenere Hamsik e co sono sparuti e mal organizzati. Segnalo che anche nella curva Sud non sventolano bandiere, più tardi giungerà la voce che rappresentanti dei due fronti si sono accordati per ammainarle in segno di “rispetto” al ferito. Il secondo tempo diventa un vero e proprio tormento, peggiorato dall’espulsione di Inler. Lo stato maggiore ultras ad un certo punto decide di abbandonare la loro postazione. A pochi minuti dalla fine Ilic sciupa l’occasione del pari e, in pieno recupero, Mertens sigla la rete del K O. Esplodiamo di gioia, e come per le prime reti, il goal diventa occasione per palesare il nostro dissenso agli ultras. Al momento del goal un “baldo giovanotto” seduto a qualche sediolino di distanza da me, e credo appartenente ad un gruppo, decide che per festeggiare non c’è di meglio che sparare un petardo abbastanza potente. Per poco non viene linciato ma si salva grazie al maggior buon senso di chi è seduto intorno a lui. La gara finisce e qualche genio dalla tribuna Tevere, destinata ai nostri, decide di invasione di campo. La cosa più incredibile e che li segue anche qualcuno dalla curva. Assistiamo alla premiazione e poi ci avviamo all’uscita. Preso il primo pullman disponibile torniamo a Saxa Rubra e da lì a casa.
Prima della gara avevamo pensato, in casa di vittoria, di andare a festeggiare ma adesso non ci è sembrato opportuno farlo.
Vincenzo Cocozza