PASTORANO – Questa mattina (27 aprile) si è aperta l’udienza preliminare per il procedimento legato al crac del gruppo Cavamarket/Hdc e che vede coinvolto Castrese Catone – figlio dell’imprenditore Carlo Catone ed ex direttore commerciale dell’omonimo gruppo imprenditoriale – e l’ex presidente della squadra di basket Juve Caserta, Rosario Caputo. Davanti al Giudice per l’indagine preliminare del Tribunale di Salerno, Dolores Zarone, c’erano i difensori dei ventuno imputati che, nel corso della discussione, hanno cercato di smontare l’ipotesi accusatoria del pm della Procura della Repubblica salernitana, Francesco Rotondo. I legali di Marco Senatore, Roberto e Raffaele D’Andrea, hanno chiesto e ottenuto subito di patteggiare la pena. Il collegio difensivo (formata, tra gli altri, dagli avvocati Luciano Polizzi, Antonio Veltre, Lello Della Pietra, Francesco Picca, Pasquale Adinolfi e Caterina Greco) degli altri imputati – oltre a Catone e Capasso, Francesco Fusco (di Pastorano), Salvatore D’Andrea, Marcello D’Andrea, Massimo D’Andrea, Giovanni D’Andrea, Vincenzo D’Andrea, Giuseppe Esposito, Raffaele Capasso, Giovanfrancesco Capasso, Maria Immacolata Apicella, Lucio Stabile, Luigi Lamberti, Raffaele Giglio, Domenico Rapisarda -, invece, ha scelto il rito ordinario e ha chiesto il non luogo a procedere per tutti. Il Gup deciderà nell’udienza del prossimo 9 maggio per il rinvio a giudizio o per il proscioglimento. In quella sede dovrà valutare anche la posizione di Antonio Della Monica, la cui posizione è stata stralciata a causa di un difetto di notifica della fissazione dell’udienza preliminare, eccepito dal suo avvocato.
Gli imputati sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta (articolo 216 comma 1.1 e 1.2, e comma 2, diritto penale fallimentare Regio Decreto 16 marzo 1942 n. 267) e ricorso abusivo al credito (articolo 218 comma 1 e 2), reati aggravati dalle circostanze previste dai comma 1 e 2.1 dall’articolo 219, dall’articolo 223, dall’articolo 81 cpv (concorso formale e reato continuato), dall’articolo 110 c.p. (concorso di più persone) e dall’articolo 99 c.p. (recidiva). Avrebbero distratto beni per un valore complessivo di trecento milioni di euro attraverso operazioni finanziarie illecite. L’impianto accusatorio ruota intorno alla cessione in fitto, da parte della “GDS” (società controllata dalla HDC spa e partecipata dalla Cavamarket spa), di otto punti vendita di beni alimentari a favore della “2C S.p.A.” (società che aveva ai vertici proprio Catone e Caputo), prossimi al fallimento e nella piena consapevolezza dello stato di insolvenza. Secondo gli inquirenti nessuna somma è stata mai corrisposta a fronte dei suddetti fitti di azienda. Contestualmente la società “2C S.p.A.” ha assunto alla sue dipendenze le figure amministrative ed operative della capogruppo “HDC S.p.A.”, acquisendone, in tal modo, il relativo know how ed acquistando tutte le merci residuali della “GDS S.r.l.” ad un prezzo ritenuto inferiore e, comunque, mai corrisposto dalla società acquirente.
Nello stesso modo anche la “Cavamarket S.p.A.” ha ceduto, attraverso discutibili operazioni di cessione e locazione, la quasi totalità dei propri punti vendita, con marchio Despar (inizialmente trentatré), alla “2 C S.p.A.”, senza versare alcun canone. In occasione di tali operazioni si è realizzato, inoltre, il trasferimento dei contratti di locazione riguardanti gli immobili, di proprietà della “Trade Real Estate S.p.A.”, società rientrante nel gruppo “Cavamarket/HDC” (già adibiti a centri commerciali), di tutte le merci e le attrezzature, senza alcun corrispettivo. Gli imputati, inoltre, avrebbero effettuato una serie di operazioni dolose, attuate grazie ad una serie cessioni di quote di partecipazioni di società, fusioni e scissioni, in modo da sottrarre il patrimonio aziendale sia prima che durante le procedure fallimentari. Tali operazioni avrebbero favorito altre società del Gruppo “Cavamarket/HDC” o, comunque, a questo direttamente o indirettamente riconducibile (al quale si collega la stessa “2C S.p.A”), in modo da sfavorire deliberatamente i creditori.
Nella fattispecie, la bancarotta fraudolenta si sarebbe concretizzata «nella distrazione dei beni sociali, mediante una apparente trasformazione degli assetti aziendali, attuata mediante artificiose operazioni di cessioni di rami di azienda e spin-off, in modo da sottrarli agli effetti del fallimento e delle relative procedure concorsuali (HDC S.p.A, TRADE REAL ESTATE S.p.A., BUILDING S.r.l. e VALUE S.r.l.); «nella distrazione dell’intero magazzino presente nei punti vendita “GDS S.r.l.” e “Cavamarket S.p.A.”, oggetto di cessione e/o locazione a favore delle “2C S.p.A.”, per circa tre milioni di euro; «nella distrazione di crediti, pari a circa un milione di euro, acquistati da una società del gruppo “Cavamarket/HDC” (Building S.r.l.) da diversi soggetti economici che vantavano crediti nei confronti della “Cavamarket S.p.A.”, ad un prezzo inferiore al loro reale valore (10% e, tra l’altro, per la quasi totalità mai corrisposto), per poi utilizzarli in compensazione al debito sofferto dalla stessa Building nei confronti del fallimento di quest’ultima società.
Tali condotte portarono alle esecuzioni di misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Salerno, Elisabetta Boccassini (su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, coordinata da Franco Roberti), già il 7 giugno 2011, quando furono arrestate dodici persone. Principale protagonista del crac è ritenuto l’ex patron di Cavamarket, Antonio Della Monica, già arrestato per il crac del gruppo Alvi. Castrese Catone e Rosario Caputo (ex presidente della squadra di basket, Juvecaserta), sono accusati perché ricoprivano rispettivamente la carica di amministratore delegato e consigliere della società “2C spa” il primo, e di presidente del C.d.A. della stessa società il secondo.
Davide De Stavola