CAMIGLIANO – Che la famiglia tradizionale-naturale fosse, di questi tempi, un po’ passata di moda sembrava abbastanza chiaro, e per capirlo, basta guardare televisioni, giornali che offrono e mostrano, ormai, come modelli pubblicitari, solo persone single o famiglie cosiddette “ arcobaleno”.
Nonostante tutto questo, però, la storia che arriva dal Tribunale dei Minori ha comunque dell’incredibile. Un bambino di 8 anni, nato con gravi malformazioni, infatti, potrebbe essere definitivamente tolto ai suoi genitori e alla sua famiglia, per essere consegnato in adozione ad una donna di 62 anni, per altro nubile, e con una figlia di oltre 30 anni.
Ovvio che, come tutte le storie giudiziarie di questo Paese, anche questa vicenda avrà dei risvolti processuali e storici molteplici e disparati; con ognuna delle parti in causa che ritiene di avere pienamente diritto a poter conseguire tutto quanto ambisce attraverso il pronunciamento della autorità giudiziaria.
Ma la richiesta di aiuto di questi genitori è, già da tempo, presente negli uffici di quasi tutti i ministeri, i tribunali e le autorità di vigilanza italiane ed europee; il tutto al solo scopo di far luce su di una situazione che, a detta degli stessi, presenta molte ombre e punti oscuri.
Ai coniugi M. di Camigliano, il loro primogenito D. fu tolto sin dai primi giorni di vita, per essere consegnato alle assistenti sociali comunali e ad una casa famiglia di Maddaloni. Tale struttura, molto attiva nel campo del sociale, ricevette il piccolo D. fin dal 2007, e lo ha accudito fino a circa il 2013, quando il bambino è stato concesso in affidamento alla signora P.S., anche lei di Maddaloni.
Già sulle cause dell’allontanamento del bambino, però, i genitori raccontano un aspetto alquanto singolare della vicenda. “Nei primi giorni di ricovero di nostro figlio al Santobono di Napoli – racconta G. M., padre di D. – a causa delle gravi malformazioni congenite con cui è nato nostro figlio, una sconosciuta infermiera accusò mia moglie di aver tentato di soffocare nostro figlio. A causa di questa menzogna, ci venne tolto il nostro bambino. Partì, allora, immediatamente, il procedimento della Procura dei Minori, ma nessun medico o infermiere dell’ospedale seppe dire chi era stata l’infermiera a fare la denuncia o a vedere mia moglie compiere questo gesto mostruoso. Sta di fatto che, nonostante l’indagine della Procura venne archiviata perché nessuno riuscì a trovare questa sconosciuta infermiera, nostro figlio ci venne portato via e mandato in casa famiglia a Maddaloni. Oggi una infermiera del Santobono, anche lei di Maddaloni, vuole adottare nostro figlio e lo ha da più di 2 anni in affidamento, anche se ha superato, già da tempo, l’età prevista dalla legge per poter adottare un bambino. Questa donna ha, infatti, 62 anni, per la legge non può adottare un bambino di 8 anni; oltretutto non è sposata ed ha una figlia di 30 anni; si può mai togliere un bambino alla propria famiglia e consegnarlo in una tale condizione? Da quando questa infermiera ha deciso di adottare nostro figlio (nel 2011-2012), la casa famiglia non ci ha fatto più vedere il bambino. Mai più. Questi sono fatti documentati, sono negli atti del processo a Napoli, li potete tranquillamente controllare in ogni momento. Controllate voi, e giudicate”.
A sostegno della sua versione il M. presenta una serie impressionante di denunce ed esposti che ha depositato ed inoltrato in ogni dove. Dichiarando con molta insistenza, lo stesso genitore, che la procura minorile, per questa situazione “ poco chiara”, aveva chiesto, nel 2010, solo la sospensione della loro potestà genitoriale; mentre il collegio aveva, invece, deciso di pronunciare la decadenza delle loro facoltà di genitori, senza che la procura lo avesse richiesto.
Dalle poche e frammentarie notizie riuscite a carpire dagli uffici del Tribunale dei Minori, ovviamente abbottonati per ragioni di riservatezza dei dati personali, soprattutto nell’ambito dei processi che riguardano minori; è emerso che il processo per l’adozione del piccolo D., si trova nelle sue battute conclusive, dopo che è stata depositata una perizia da parte del consulente incaricato dal tribunale.
“Il consulente del Tribunale ha fatto una perizia inconcepibile – continua M. – non ha tenuto minimamente in considerazione tutti gli atti ed i referti pubblici e privati che davano ragione a noi genitori ed ha solo scritto a favore della anziana signora nubile che vuole adottare nostro figlio, contro la legge. Ma sia lui che il presidente del tribunale sappiano una cosa, noi siamo i genitori di nostro figlio, non ce lo faremo portare via da nessuno, non ci arrenderemo mai; prima o poi un giudice che leggerà le carte lo troveremo, ed allora chi ha sbagliato, avrà quello che merita ”.
Ovviamente la parola finale di questa triste vicenda la scriveranno i giudici, anche se è lecito ritenere che i capitoli processuali di questa storia non si fermeranno al primo grado di giudizio. Così come sarà la magistratura a giudicare la eventuale fondatezza delle denunce fatte dai coniugi M., per il proprio figlio portato loro via nei suoi primi giorni di vita. All’informazione solo il compito di raccogliere questo accorato appello da parte di due genitori disperati, i quali, vicende processuali e cavilli legali a parte, è comunque da quasi 9 anni che lottano in maniera incessante per poter riavere il proprio figlio a casa con loro.
M.C.