PIGNATARO M. – Un sociologo particolarmente attento troverebbe tantissimo materiale in un paese come Pignataro Maggiore (CE), dove ogni cambiamento ha come unica costante la mutazione “gattopardesca” e dove le diverse e più nuove forme contengono sempre la stessa sostanza. La lunga polemica sui rapporti tra politica e camorra, l’annosa querelle sui beni confiscati, le tante manifestazioni sulla legalità e una strada intitolata alla memoria del giornalista ucciso dalla camorra Giancarlo Siani, non hanno mutato i caratteri viscerali di una società che, nella sua parte visibile, per ignoranza o per affezione, non riesce a liberarsi dal legame con la sua parte più malata e controversa. Nello Sliding Doors pignatarese sembra venir fuori sempre la realtà più raccapricciante. Questo dato può essere desunto anche dagli eventi di questi ultimi due mesi.
A febbraio, su uno dei gruppi nati su facebook per ricordare luoghi e persone che appartengono alla storia locale, un post ricordava la figura di Raffaele Lubrano detto “Lello”, presentato come “grande uomo e grande poeta”. Chi conosce la storia di Pignataro Maggiore, “La Svizzera dei Clan” e la “scuola di mafia” per le cosche campane (come sostenuto anche dalla Dda di Napoli), sa benissimo che quel nome, più che ricordare un presunto artista locale, porta alla memoria uno dei clan più importanti dello scenario criminale di qualche anno fa: quello ribattezzato Nuvoletta – Lubrano – Ligato. Lello Lubrano, assassinato in un agguato nel novembre del 2002, era l’erede designato della cosca, essendo figlio del boss Vincenzo Lubrano e genero di Lorenzo Nuvoletta.
Qualche reazione piccata in rete all’elogio pro Lubrano? Nemmeno l’ombra. Anzi, almeno una sessantina di persone si sono precipitate a manifestare il loro gradimento con il classico “Mi Piace” e altre hanno commentato per ricordare la figura dell’”illustre” concittadino.
A distanza di qualche settimana è scoppiata la protesta dei cittadini contro gli aumenti della Tares e, tra tanti cittadini onesti che cercavano di manifestare il proprio disagio, in prima fila sono comparsi il figlio del defunto boss e la moglie di uno degli uomini vicini alla stessa famiglia, la quale ha anche preso la parola per aizzare la folla contro le istituzioni.
Pochi giorni fa, invece, l’occasione per far emergere atteggiamenti quanto meno controversi è stato il secondo arresto dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Quest’ultimo per anni è stato molto legato al locale centrodestra, sia per questioni politiche sia per questioni legate al consorzio dei rifiuti Ce4. L’11 giugno del 2007 l’ex parlamentare partecipò addirittura a una conferenza stampa in Municipio per difendere l’allora sindaco Giorgio Magliocca (oggi sottoprocesso per concorso esterno in associazione mafiosa) dagli attacchi della stampa per i suoi incontri pre elettorali con Lello Lubrano (tutti confermati in sede giudiziaria). Il 16 gennaio 2010 Magliocca ricambiò il favore a Bellona (CE), dove nel corso di una manifestazione politica l’ex Consigliere provinciale di An si scagliò contro la magistratura per difendere “Nick o’ merican”. Ebbene, proprio mentre l’ex primo cittadino si difendeva per gli accostamenti a Cosentino, è venuta fuori ancora una volta la vecchia polemica contro lo scioglimento del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore del 2000 proprio per infiltrazioni mafiose del clan Lubrano-Ligato.
Come se non bastasse il segnale che – per una strana “eterogenesi dei fini” – tutto porta alla conservazione di vecchi schemi, è arrivato quando il giornalista Salvatore Minieri, postando sulla sua pagina internet una foto di un comizio dell’ex Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini a Pignataro Maggiore, ha commentato:” Ho ritrovato questa foto e ho ripensato a quanto sia scandaloso e incapace Fini. Venne a Pignataro a sponsorizzare – parlando di lotta alla mafia – un personaggio (Giorgio Magliocca) che, appena eletto consigliere provinciale, andò a cena più di una volta con un boss della camorra (Raffaele Lubrano, dell’omonimo clan)…”. Il cronista, già oggetto delle “attenzioni” del clan Lubrano-Ligato la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2008 (furono sparati alcuni colpi di arma da fuoco contro il cancello della sua abitazione) e del clan dei “casalesi” nel maggio del 2010, è stato prontamente redarguito. Da chi? Ma naturalmente da una delle sorelle di Lubrano, la quale ha invitato Minieri a parlare d’altro e a non annoiare i lettori.
Insomma, le stagioni politiche che si sono succedute e gli anni passati sembrano non aver cambiato taluni atteggiamenti – sociologicamente – patologici. Ancora nel 2014 siamo alla ricerca di una generazione realmente sensibile e lucida nel trasformare Pignataro in un paese finalmente normale e slegato da logiche che, essendo state metabolizzate dalle tessuto sociale, stanno sopravvivendo agli stessi fenomeni criminali che le hanno generate.
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