Dall’inchiesta su Cesaro i presunti rapporti di Scialdone con i boss Ligato, Schiavone e Perreca

Dall’inchiesta su Cesaro i presunti rapporti di Scialdone con i boss Ligato, Schiavone e Perreca

VITULAZIO – La recente operazione sugli appalti al Comune di Lusciano, per la quale è arrivata anche la richiesta di arresto per il parlamentare Luigi Cesaro, ha portato di nuovo alla ribalta l’acquisizione da parte del Consorzio Acsa Ce/3 della società Econova spa e il ruolo giocato in quelle vicende da quello che in paese, nonostante gli accadimenti dei giorni scorsi, continua a essere chiamato – con affetto – “il dottore”: Antonio Scialdone. Nell’ordinanza di custodia cautelare che è deflagrata al Comune di Lusciano, infatti, vengono riportate le dichiarazioni di Pietro Amodio, imprenditore e politico vicino al clan dei “Casalesi”, diventato collaboratore di giustizia nel 2006. Amodio già nel 2007 ha fatto luce sull’intreccio tra camorra-politica-imprenditoria nei consorzi che si occupavano della raccolta in Campania e nello specifico ha descritto la storia proprio del Consorzio rifiuti Acsa, della sua successiva trasformazione in S.p.a. e dei debiti che aveva l’Econova. Parlando di questo pezzo di storia criminale di Terra di Lavoro, Amodio traccia un profilo di Scialdone e dei suoi rapporti con la criminalità organizzata.

Nel 2003 la Econova, di cui deteneva molte azioni l’ex Consigliere regionale Nicola Ferraro, aveva debiti per 1 milione di euro – secondo quanto racconta il collaboratore di giustizia – e i fratelli Ferraro e la criminalità organizzata fecero pressioni affinché il consorzio pubblico Acsa acquisisse la società in liquidazione e si accollasse tutti i debiti: “per far assorbire tutti questi debiti che, aveva l’Econova, presso l’ACSA. Cioè, quando l’ACSA da consorzio fu trasformata in S.P.A., fu fatto il Consiglio d’Amministrazione e, tutti i debiti dell’Econova che, all’epoca della riunione erano di circa 1 milione, furono tutti assorbiti presso l’ACSA ed i titolari che, avevano le quote della società mista Econova, non hanno dovuto pagare più niente e, questo, grazie all’appoggio di alcuni Sindaci, tipo quello di San Felice a Cancello: Pasquale DE LUCIA, quello di Marcianise: Filippo FECONDO; erano tutti Comuni di Centro – Sinistra che, grazie a Nicola FERRARO che pagava questi Sindaci con assunzioni e roba varia, quando fu fatta la riunione, in base alla percentuale che avevano all’interno del consorzio, hanno dato anche loro l’assenso per assorbire questi debiti al consorzio…”, racconta Amodio.

È a questo punto che nel racconto entra in scena Scialdone. Dipendente della EcoCampania dal 1999, il “dottore” all’epoca era – secondo quanto afferma il pentito – il Direttore del Personale dell’ACSA e il pupillo di Nicola Ferraro (“un uomo creato da Nicola FERRARO, messo in questo ambiente; dato, poi, che Nicola FERRARO vide che rubava dei soldi, lo cacciò fuori”). Ma la figura dell’ex direttore generale del Consorzio unico di bacino per i rifiuti non nascerebbe all’ombra dell’ex Consigliere regionale, ma avrebbe una sua autonomia testimoniata da presunti rapporti diretti con elementi di spicco della malavita organizzata. Racconta Amodio: “Lo SCIALDONE, in passato, aveva sempre avuto come riferimento camorristico RAFFAELE LIGATO, il quale però, arrestato ed all’estero ed in contrasto con i Casalesi, non gli poteva più fornire la copertura necessaria per i suoi affari, così decise perciò di coinvolgere Antimo Perreca”. Secondo questa versione dei fatti, Ligato e Perreca non erano le uniche conoscenze “pericolose” dello Scialdone: “SCIALDONE conosceva a Francesco SCHIAVONE cicciariello e conosceva altre persone”.

Conoscenze che tornano utili a Scialdone al momento giusto. “Gli appalti, dato che c’era l’emergenza rifiuti, non si davano con le gare d’appalto, si davano in base all’esigenza che c’era e si poteva fare tutto questo. La stessa cosa fu nel 2002, nel 2003 e nel 2004; quando arrivò al Consorzio che si doveva aprire l’area di trasferenza Lo Uttaro a Caserta, nella zona di San Nicola La Strada; tutti i camion compattanti che, dovevano andare a prendere l’immondizia presso questo centro di trasferenza per portarla nei CDR, nessuno aveva la gara d’appalto e fu dato tutto per affidamento diretto”. Il “dottore” pensa di inserirsi nell’affare per il conferimento dei rifiuti a Lo Uttaro e coinvolge proprio il boss Perreca: “che un successivo affare, che gli fu proposto dallo SCIALDONE insieme al PERRECA, riguardava il trasferimento dei rifiuti per alcuni comuni del consorzio presso il sito di trasferenza di UTTARO; che originariamente, infatti, questa attività di trasporto era curata unicamente da Ciccarelli di Giugliano, il quale aveva ottenuto questo lavoro in affido attraverso l’Avv. Cundari, presidente del consorzio di Caserta ACSA 3 e con l’appoggio dei Casalesi; che, siccome era necessario potenziare questo servizio, lo SCIALDONE propose ad Amodio ed al Perreca di ottenere una parte del servizio, da effettuare con dei camion compattanti; che lo SCIALDONE coinvolse in questo ottimo affare anche Amodio e il Perreca, perché, nel contesto casertano, senza un appoggio politico ed uno camorristico nessuno avrebbe potuto anche pensare soltanto di ottenere un lavoro in questo campo”.

Insomma, analizzando soltanto questa minima parte del materiale a disposizione, ci sarebbe da ammettere che se fossero verificate le confidenze di Amodio, l’accusa di voto di scambio dei giorni scorsi rappresenterebbe soltanto una piccola parte dei problemi del “dottore”.

Red.

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