
ll libro: “Da oltre un decennio, pressoché l’intera comunità della Val di Susa è mobilitata per impedire la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità. In contrapposizione a media, partiti politici, forze dell’ordine e magistratura, un grande movimento di massa non cessa di crescere e, iniziativa dopo iniziativa, consolida la consapevolezza di poter vincere.
I militanti e le militanti del Centro sociale Askatasuna – insieme ad Alberto Perino, Lele Rizzo, Giorgio Rossetto, Nicoletta Dosio, Mario Cavarnia e molti altri protagonisti della lotta no tav – raccontano le ragioni di un movimento che ha saputo costruire una diversa cooperazione sociale, produrre un’altra scienza, un sapere alternativo, una coscienza capace di tradursi in resistenza di massa.
Oggi, il movimento No Tav interpella il senso di alcune parole della politica, declinandole con nuovi significati: cos’è un’«istituzione», quando essa assume il volto della repressione di un’intera comunità? Cos’è la «democrazia», quando il parere del «maggior numero» viene del tutto ignorato? Cos’è lo «sviluppo», quando l’infrastruttura proposta è mera speculazione? Cosa sono le «risorse», quando il Tav appare come un gigantesco e insensato consumo di risorse naturali?
Per le popolazioni della valle di Susa nel conflitto no tav è anzitutto in gioco un diverso modello di società, di economia e di politica. Un modello che già vive dentro le forme di una soggettività radicale e massificata che diventa punto di riferimento e proposta di metodo per un nuovo agire sociale e politico.
Negli ultimi anni lo straordinario movimento che in Val di Susa si oppone alla costruzione del Tav è penetrato nell’ingordo mercato editoriale, con testi che ne spiegano le ragioni da diversi punti di vista (tecnico o morale, legandole alle battaglie per la difesa dei beni comuni o contro la corruzione). Diverso è il discorso di A sarà düra. Storie di vita e di militanza no tav del Centro sociale Askatasuna (DeriveApprodi, pp. 319, euro 18), perché non è un libro sul movimento, ma dentro il movimento. Non vuole semplicemente raccontare, quanto invece aprire un campo di riflessione sui percorsi intrapresi e sul che fare. Non un volume da conservare in biblioteca, bensì un arnese da utilizzare per la costruzione dei conflitti, in Val di Susa e altrove. Per dirla in una parola, realizzata nel suo preciso significato: è una conricerca, quindi come tale inconclusa, perché a differenza dell’inchiesta sociologica si colloca dentro un processo, di cui è al contempo spazio di analisi e motore organizzativo. Non è per semplice riconoscimento che il libro è dedicato a Romano Alquati: i suoi insegnamenti sono infatti esplicitamente richiamati e resi produttivi.
I militanti e le militanti del Centro sociale Askatasuna – insieme ad Alberto Perino, Lele Rizzo, Giorgio Rossetto, Nicoletta Dosio, Mario Cavarnia e molti altri protagonisti della lotta no tav – raccontano le ragioni di un movimento che ha saputo costruire una diversa cooperazione sociale, produrre un’altra scienza, un sapere alternativo, una coscienza capace di tradursi in resistenza di massa.
Oggi, il movimento No Tav interpella il senso di alcune parole della politica, declinandole con nuovi significati: cos’è un’«istituzione», quando essa assume il volto della repressione di un’intera comunità? Cos’è la «democrazia», quando il parere del «maggior numero» viene del tutto ignorato? Cos’è lo «sviluppo», quando l’infrastruttura proposta è mera speculazione? Cosa sono le «risorse», quando il Tav appare come un gigantesco e insensato consumo di risorse naturali?
Per le popolazioni della valle di Susa nel conflitto no tav è anzitutto in gioco un diverso modello di società, di economia e di politica. Un modello che già vive dentro le forme di una soggettività radicale e massificata che diventa punto di riferimento e proposta di metodo per un nuovo agire sociale e politico.
Negli ultimi anni lo straordinario movimento che in Val di Susa si oppone alla costruzione del Tav è penetrato nell’ingordo mercato editoriale, con testi che ne spiegano le ragioni da diversi punti di vista (tecnico o morale, legandole alle battaglie per la difesa dei beni comuni o contro la corruzione). Diverso è il discorso di A sarà düra. Storie di vita e di militanza no tav del Centro sociale Askatasuna (DeriveApprodi, pp. 319, euro 18), perché non è un libro sul movimento, ma dentro il movimento. Non vuole semplicemente raccontare, quanto invece aprire un campo di riflessione sui percorsi intrapresi e sul che fare. Non un volume da conservare in biblioteca, bensì un arnese da utilizzare per la costruzione dei conflitti, in Val di Susa e altrove. Per dirla in una parola, realizzata nel suo preciso significato: è una conricerca, quindi come tale inconclusa, perché a differenza dell’inchiesta sociologica si colloca dentro un processo, di cui è al contempo spazio di analisi e motore organizzativo. Non è per semplice riconoscimento che il libro è dedicato a Romano Alquati: i suoi insegnamenti sono infatti esplicitamente richiamati e resi produttivi.
Genealogia di un movimento
Commenta con Facebook