PIGNATARO M. – Il Borgo, uno spazio urbano che se ne frega di tempi e progresso, un posto dove non squillano i cellulari e facebook sembra una parolaccia anglosassone. Una scommessa per creare uno scrigno di memoria, un programma per mettere sotto chiave il gusto della lentezza, il bisogno di riassaporare i pensieri lenti della provincia.
A Pignataro Maggiore, domenica prossima (8 dicembre), verrà presentato il “Borgo dei Cuntranommi”. Il primo progetto in Italia nel suo genere, un fascinoso dedalo di vicoletti del centro storico, trasformato in scrigno per non dimenticare e per imprimere sulle mura secolari i nomignoli (alcuni di origine addirittura medievale) che ancora oggi caratterizzano e identificano tutte le famiglie di Pignataro Maggiore.
Ad ideare il piano culturale è stato Gino Sellitto, 80enne del posto che, in quanto ad energia e inventiva, non è secondo nemmeno al migliore dei creativi di un’azienda multinazionale. “In realtà, ho solo proiettato nella realtà un’esigenza di molte persone – ha detto Sellitto – creare uno spazio per non dimenticare, una zona franca dove i pensieri e la memoria possano essere protetti. Insomma – ha aggiunto l’ideatore del Borgo dei Cuntranommi – un posto fisico dove il progresso non riduca tutto alla virtualità di internet e degli alienanti posti come i centri commerciali. Se posso essere sincero: volevo lasciare alle generazioni future, un posto dove pensare non sia un reato da soffocare con una modernizzazione finta, fatta di telefonini e superficialità”.
Cinque violetti, due piazzette minuscole ma suggestive con la toponomastica rubata alla tradizione: i punti della zona avranno un nome preso direttamente dalla tradizione degli antichi cognomi, dai nomignoli o dai mestieri di un tempo che animavano quel piccolo borgo, sorto tra la fine della dominazione spagnola e gli albori della prima urbanizzazione razionale di Pignataro Maggiore, nella metà del Settecento.
Non sarà lo scherzo di un breve periodo. “Macché – ha precisato Gino Sellitto – questi nomi rimarranno per sempre a indicare le strade di questo borgo della memoria, questa è una cosa serissima, ma soprattutto è uno spazio che lasciamo a tutti, una cassaforte urbana dove poter sviluppare progetti di ogni tipo, sempre rispettando tradizioni e modi di essere del nostro meridione”.
Domenica mattina, alla presenza di varie autorità, verrà presentato il progetto e, domenica prossima, il Borgo sarà aperto a tutti.
Qui non esistono le piazze intitolate a Garibaldi o ad altre persone che, nelle città, sono sedute tronfiamente a cavallo con tanto di aspetto da virile condottiero.
“No – ha concluso Gino Sellitto – qui le strade sono intitolate a panettieri, semplici massaie che hanno fatto la guerra con eroismo, gente comune e antichi mestieri, altro che Garibaldi e Mussolini, qui i veri regnanti, sono i piccoli tasselli della storia comune del sud”.
Una piazzetta interna al borgo porterà il nome di Chiara Natale, giovane donna di Pignataro, dilaniata da una bomba durante la seconda guerra Mondiale. Ma non solo, in un vialetto, denominato “Vicoletto degli Amori” perché per più di un secolo è stato testimone stretto e sicuro di baci ed effusioni di coppiette del posto, verranno affisse delle targhe con i nomignoli delle varie famiglie di Pignataro con il sistema dell’adozione. Basta rivolgersi al Comitato promotore che accompagnerà Sellitto in questa affascinante avventura per prenotare una targa e adottarla per sempre. In fondo, la memoria costa pochissimo e resta impresa per sempre.
C.S.