PIGNATARO M. – Questa mattina (19 novembre) dovrebbe finalmente vedere la luce il dibattimento del processo ribattezzato “Biopowe 1”, il procedimento nato dall’inchiesta sulla centrale a biomasse di Pignataro Maggiore che nell’aprile del 2009 portò all’arresto di 23 persone. Dopo che le parti si sono costituite già vari mesi fa, a causa di rinvii e scioperi di vario genere, il processo davanti alla Seconda Sezione penale collegio B del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, di fatto non è ancora partito. Il giudice Alberto Maria Picardi ha convocato le parti con la speranza di poter cominciare a sentire i test dell’accusa e della difesa. In aula dovrebbero essere presenti, oltre il pm d’udienza, anche gli avvocati difensori e i legali di parte civile: l’avvocato Luciano Polizzi per il Comune di Pignataro Maggiore e l’avvocato Anna Gullì per la Regione Campania.
In questo procedimento sono coinvolte diciotto persone delle ventiquattro per il quale l’allora sostituto della Procura della Repubblica sammaritana, il dottor Maurizio Giordano, aveva chiesto il rinvio a giudizio. L’inchiesta, condotta con l’ausilio della Guardia di Finanza dal 2007, fece venire alla luce un vasto giro di mazzette legato alla costruzione della centrale a biomasse vergini di via del Conte, che coinvolgeva amministratori (di centrodestra e di centrosinistra), dipendenti e funzionari. Tra gli imputati c’è anche l’ex vicepresidente del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore, Francesco D’Alonzo, accusato di aver intascato una tangente sotto forma di sponsorizzazione, elargita da Giovanni Verazzo alla squadra di calcio di cui era presidente all’epoca dei fatti.
Red. Cro.