Ecco l’ombra dei “casalesi” sulla più grande discarica tossica d’Europa: a Calvi Risorta alcuni terreni erano stati assegnati, dalle istituzioni provinciali, a Giovanni Malinconico, condannato anche per concorso esterno in associazione camorristica e per aver favorito i clan di Casal di Principe. La sua ditta avrebbe usato quelle zone come sversatoio di materiali non conosciuti

Ecco l’ombra dei “casalesi” sulla più grande discarica tossica d’Europa: a Calvi Risorta alcuni terreni erano stati assegnati, dalle istituzioni provinciali, a Giovanni Malinconico, condannato anche per concorso esterno in associazione camorristica e per aver favorito i clan di Casal di Principe. La sua ditta avrebbe usato quelle zone come sversatoio di materiali non conosciuti

CALVI R. – Alcuni terreni nella più grande e tossica discarica abusiva d’Europa, a Calvi Risorta, in provincia di Caserta, sono rimasti per anni nella disponibilità di Giovanni Malinconico, titolare di un’Associazione Temporanea d’Impresa che, come si legge in alcuni passaggi di un documento del Tar Campania, gli erano stati affidati dall’Asi di Caserta (organo pagato anche con i soldi dei contribuenti) con verbale di consegna datato 30 maggio del 2007.

L’Azienda di Sviluppo Industriale, ancora oggi, non avrebbe completato le operazioni di procedura espropriativa a danno della società che prima aveva in gestione quei terreni, la Dave s.r.l.

Se il titolare della Ati che gestiva i terreni a Calvi Risorta, Giovanni Malinconico, dovesse risultare essere la stesso imprenditore sessantatreenne finito in clamorose sulla camorra casertana, sarebbe veramente uno scandalo senza pari per la politica e le istituzioni che dovevano vigilare sulla sicurezza in un’area che, dal maggio del 2015, si è scoperto essere il più grande sversatoio di materiale tossico del bacino tirrenico, tanto da essere definita, Generale del Corpo Forestale dello Stato, Sergio Costa, “la più grande discarica abusiva di materiale industriale e nocivo d’Europa”. Nessuno si era mai accorto che alcune particelle di quella zona così pericolosa fossero nelle mani di Malinconico.

Nella documentazione del Tar (riguardante una causa per l’attribuzione delle proprietà di quei terreni tra imprenditori e Comune di Calvi Risorta) si legge che a Malinconico era stato affidato il “Progetto di riqualificazione ambientale-paesaggistica e riassetto idrogeologico del Rio de’ Lanzi – Comparto dell’agglomerato Industriale Volturno Nord”. Sulla procedura espropriativa che servì a consegnare in tutta fretta i terreni della Dave srl a Malinconico, pende ancora giudizio innanzi al Tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere. Se quel titolare dell’Ati, dovesse essere lo stesso Giovanni Malinconico condannato nel dicembre del 2012  a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione camorristica, corruzione e turbativa d’asta aggravata dall’avere agito per agevolare il clan dei Casalesi (pena che sarebbe stata poi ridotta in Appello a quattro anni), l’Asi e la politica che ad oggi sembrano non aver mai notato la clamorosa coincidenza, finirebbero sul banco degli imputati con un carico di responsabilità pesantissimo. Si legge nelle carte relative alla documentazione del Tar, indirizzata al Comune di Calvi Risorta: “Al momento del sopralluogo delle autorità competenti, l’intera superficie della particella (i terreni nella disponibilità di Giovanni Malinconico, ndr) si presentava diffusamente ricoperta di vari cumuli di terreno, anche di notevoli dimensioni…all’interno del fondo si levavano molti cumuli di rifiuti di diversa natura, verosimilmente depositati dalla ditta appaltatrice. Il Consorzio Asi consegnava alla ditta Ati di Giovanni Malinconico le aree oggetto di sistemazione idrogeologica dell’alveo del Rio de’ Lanzi. La ditta Malinconico se ne è servita come area temporanea di cantiere per lo stoccaggio e la movimentazione dei materiali”.

Quindi, in quella zona che doveva essere ripulita, Malinconico avrebbe stoccato e probabilmente deposto materiali (la cui natura non è specificata nelle carte del Tar), nel silenzio assoluto di chi doveva invece vigilare sulle procedure di bonifica e riqualificazione dell’alveo fluviale. Malinconico sarebbe la stessa persona ritenuta intranea al clan dei Casalesi in varie ordinanze giudiziarie. Alla sua Ati venne consegnata la parte più delicata di terreno che, dopo anni, si è dimostrata essere giacimento delle più pericolose sostanze tossiche e nocive. Sulle procedure di esproprio e consegna dei terreni alla società di Malinconico, ancora oggi, risultano esserci contenziosi aperti. Documenti che girano e notizie che possono essere facilmente verificate. Ma la politica di questi anni, stranamente, non si era accorta della condotta dell’Ati che, se venisse confermato il dato, potrebbe essere quella intestata proprio in quegli anni a Giovanni Malinconico, uomo definito “l’imprenditore del clan dei Casalesi”.

Negli ultimi anni, a capo dell’Asi, è rimasto stabilmente Piero Cappello che è stato anche responsabile dell’ufficio tecnico proprio al Comune di Calvi Risorta. Cappello, qualche anno fa, nominò nel Consorzio Giacomo Zacchia, ex sindaco di Calvi Risorta.

Nel 2007 Zacchia era fascia tricolore del Comune dove si trovano i terreni affidati a Malinconico dall’Asi.

Solo coincidenze.

Ecco la sentenza del Tar che parla della presenza di una Ati Malinconico nell’area ex Pozzi Ex Pozzi – Comune di Calvi – Dave

Salvatore Minieri

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