ROMA – Pochi giorni fa (il 2 febbraio), l’istituto di ricerca SWG ha pubblicato i risultati di un interessante sondaggio elettorale testando le intenzioni di voto sulla base della condizione economica percepita. Le fasce considerate sono tre: condizione economica buona; condizione economica media; condizione economica difficile.In base alle rilevazioni effettuate tra il 29 e il 31 gennaio, le classi meno abbienti sfiduciano sia il centrosinistra (a guida PD) sia Liberi e Uguali. Quasi l’80% del voto delle persone che percepiscono in maniera negativa la propria condizione economica, scelgono il centrodestra o il Movimento 5 Stelle. I pentastellati in questa fascia pescano il 36,3% delle preferenze. Quasi un 8% in più rispetto al dato del campione nel suo complesso.
In tale contesto. non va male nemmeno al centrodestra dove Forza Italia ottiene il 17,2% e la Lega il 15,9%. Si segnala la percentuale quasi raddoppiata di Fratelli d’Italia che, in questo segmento, ottiene il 9,4% delle preferenze (rispetto al 5,1% del campione). Molto male sia il PD che LeU. I Dem ottengono soltanto l’11,8% del consenso di questo segmento. Poco meno della, metà rispetto al valore rilevato sul campione (23,7%). La coalizione di centrosinistra ottiene soltanto il 15,3%. La formazione di Piero Grasso, invece, non va oltre il 3,3% dei consensi.
Nella classe media si notano poche differenze rispetto ai valori del campione totale. Le cose cambiano per il risultato offerto dal segmento che afferma di avere una condizione economica buona. In questa fascia, il PD è il primo partito con il 29,3%. Risultato che fa balzare il centrosinistra al 35,3%, sopra il centrodestra che è al 33,4% e il M5S, che si ferma al 23,7%, ma risulta essere – in ogni caso – il secondo partito.
Un dato interessante è rappresentato anche dalla relazione tra situazione economica e indecisione/astensione. Più l’intervistato percepisce la propria situazione economica come difficile, tanto più è predisposto all’astensione. Il segmento della “condizione economica buona” raggiunge il 32,0% di dato aggregato astensione + indecisione. Valore che cresce per la classe media (41,0%) e, ancor di più, per le classi disagiate (43,8%).
(clicca sull’immagine per ingrandire)