Da sempre le angosce affliggono l’essere umano, ogni epoca storica ha le proprie, non molto diverse tra loro quanto crediamo. “Paure medievali” di Chiara Frugoni (il Mulino, 400 pagine, 40 Euro) racconta di epidemie, fame, miseria, difficoltà ad affrontare un clima non sempre amico, timore dello straniero e facili condanne nei suoi confronti. Il libro di Chiara Frugoni è uno sguardo attento sui problemi vissuti dagli uomini nel Medioevo e sulle preoccupazioni che ne scaturivano, in una società profondamente religiosa, lontana nel tempo seppure composta da uomini e donne come noi. Parlando della storia Marc Bloch scriveva: “(…) come oggetto, in ultima analisi, essa ha precisamente delle coscienze umane”. E’ di queste che scrive l’autrice, non cataloga una serie di sfortunati eventi ma racconta della percezione delle angosce e del modo di affrontarle; in un mondo dove più spaventosa della morte era la sua venuta improvvisa: dipartire improvvisamente significava non avere la possibilità di redimersi (trovare sbarrate le porte del Paradiso) almeno fino a quando, nel XII secolo, cominciò a prendere forma l’idea di Purgatorio.
Quanto spaventa un virus, ora che abbiamo la possibilità di studiarlo e di dare spiegazioni adeguate sulla sua nascita e la sua diffusione. Immaginiamo di affrontarlo nel Medioevo, con una medicina poco efficace, che non aveva la minima idea di cosa potesse essere quel nemico invisibile. Le paure nel Medioevo, spesso superstiziose, erano fondate sulla concretezza di una vita molto dura. La malattia era una costante, a volte spietata come la peste. Solo oggi, forse, riusciamo a comprendere quanto possa essere stata devastante, non a caso il libro di cui ci stiamo occupando prende forma in un periodo di grandi paure moderne. Attualmente, timori e ignoranza alimentano tesi cospirazioniste; che cosa poteva accadere in una società con strumenti meno adeguati dei nostri a leggere la realtà? Lo scontro religioso e culturale perenne soffiava sul fuoco della xenofobia, odio e diffidenza verso chi credeva in un Dio diverso erano diffusissimi. Il confitto con gli arabi di fatto caratterizzò tutta l’Età di Mezzo, così come la ricerca di “nemici della porta accanto”, tra tutti gli ebrei: coloro che condannarono Gesù Cristo. Dal XIII secolo gli ebrei furono obbligati ad un abbigliamento distintivo: il caratteristico cappello a punta, ancora adesso utilizzato dagli ebrei tedeschi; in alcuni Paesi inoltre furono costretti a cucire una rotella di stoffa sugli abiti, immagini che ci riportano ad un passato recente e terribile.
“Paure Medievali” (con il sottotitolo: “Epidemie, prodigi, fine del tempo”) è un bel volume corredato da immagini scelte attentamente; di grande interesse l’analisi di scritti, miniature, sculture, affreschi e dipinti dell’epoca oggetto di studio. Chiara Frugoni ha portato a termine un’indagine meticolosa, con lo stesso sguardo penetrante che nel 2011 scoprì – all’interno di un affresco attribuito a Giotto, nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi – un profilo di diavolo tracciato tra le nuvole (la scoperta ha riscritto pagine dei manuali di storia dell’arte). “Paure Medievali” è un libro di grande interesse che scava nei timori degli uomini e delle donne del passato, ma anche nei nostri. Si può imparare qualcosa sull’attualità anche leggendo un libro sul Medioevo.
Dario Palmesano