Il libro di Jacob Taubes, “Escatologia occidentale” (Quodlibet, 325 pagine, 24 Euro, traduzione dal tedesco di Giusi Valent), si pone quesiti da far tremare i polsi: quale senso può avere la storia dopo l’Apocalisse delle guerre mondiali, la Shoà e Hiroshima? Per rispondere a una domanda che rivela ogni giorno di più la sua tragica attualità (e per comprendere Auschwitz come elemento necessario e non come eccezione), Jacob Taubes ha scelto una prospettiva antistorica. Ebreo – e quindi appartenente a quel “popolo del tempo” sottratto al radicamento nello spazio – Jacob Taubes traccia una folgorante storia dell’escatologia nel pensiero dell’Occidente, da Giovanni, Paolo e Agostino a Gioacchino da Fiore, da Hegel e Marx a Kierkegaard e Nietzsche, come resa dei conti con un ciclo senza possibilità di riapertura. Per questo “apocalittico della rivoluzione” (così si definiva Jacob Taubes) che sfida il pensiero del Novecento sia sul versante teologico sia su quello più propriamente filosofico, si tratta di interrogare il percorso della storia in quanto disvelamento della verità, ma usando strumenti che ne rivelino il suo stesso limite: il tempo, l’origine, la fine. L’éschaton (un termine che in greco significa ciò che è “ultimo”, in questo caso la fine dei tempi, la fine della storia ) si manifesta così come la dimensione in cui si possono ritrovare, in inscindibile unità, il primo e appunto l’ultimo, il passato e il futuro.
“Escatologia occidentale” è pubblicato a cura di Elettra Stimilli, che firma anche un saggio conclusivo, con il titolo: “Jacob Taubes e il senso antistorico dell’escatologia”. Prefazione di Michele Ranchetti; revisione della terminologia filosofica di Fabio Minazzi.
Jacob Taubes (1923-1987), discendente da una famiglia di rabbini e rabbino egli stesso, dopo gli studi in filosofia e storia a Basilea e Zurigo (dove la famiglia si era trasferita da Vienna per sfuggire alla persecuzione nazista) si laureò nel 1947: la sua tesi di dottorato fu proprio questa “Escatologia occidentale”, l’unico libro da lui pubblicato. Insegnò a lungo sia negli Stati Uniti (a Harvard, Princeton e per dieci anni, dal 1956, alla Columbia University) sia a Gerusalemme (dal 1951 al 1953 all’Università ebraica, sotto il patrocinio di Gershom Scholem); nel 1961 venne chiamato alla Freie Universität di Berlino dove dal 1966 divenne ordinario di giudaistica. Nello stesso periodo tenne numerosi seminari alla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi e partecipò attivamente al movimento studentesco. Gli ultimi anni della sua vita furono segnati da crisi fisiche e psichiche; riposa nell’Israelitischen Rriedhof di Zurigo. Tra i suoi libri pubblicati in italiano ricordiamo, presso Adelphi “La teologia politica di San Paolo” (1997), “Jacob Taubes, Carl Schmitt, Ai lati opposti delle barricate. Corrispondenza e scritti 1948-1987 (2018)”. Presso Quodlibet sono apparsi inoltre “In divergente accordo. Scritti su Carl Schmitt (1996)”, “Il prezzo del messianesimo. Una revisione critica delle tesi di Gershom Scholem” (2000, 2017).
Red. Cro.