Estorsione: al via il processo per Pietro Mercone e Anziano Buonfiglio. Sentito l’ex sindaco Magliocca

Estorsione: al via il processo per Pietro Mercone e Anziano Buonfiglio. Sentito l’ex sindaco Magliocca

PIGNATARO M. – Si è aperto ieri (26 ottobre) il dibattimento del processo che vede imputati Pietro Mercone e Vincenzo Anziano Buonfiglio. I due, difesi dall’avvocato Giancarla De Stavola, sono accusati di aver minacciato e di essersi fatti consegnare, in più occasioni, piccole somme di denaro (dai 10 ai 20 euro) dal responsabile dell’ufficio servizi sociali, Anna Maria Riccio, e dall’allora sindaco, Giorgio Magliocca. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini condotte dal sostituto procuratore Ilaria Sasso del Verme, nel periodo tra il 2004 e il 2005, i due si recavano a Palazzo Scorpio per ottenere i contributi riservati ai nuclei familiari indigenti e, di fronte alle lungaggini burocratiche, pretendevano del denaro da dipendenti e amministratori.

Nell’udienza di ieri, davanti alla Seconda sezione penale collegio C (presieduta dal presidente dottoressa Maria Francica) del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il pm Antonella Cantiello ha chiamato sul banco dei testimoni proprio l’ex primo cittadino Magliocca che, pur essendo parte offesa, non si è costituito parte civile. L’ex fascia tricolore ha raccontato che i due si recavano spesso in Comune per chiedere un contributo e, nonostante gli venisse assegnato, pretendevano anche soldi dai dipendenti. Anche lui ha ammesso di aver ceduto alle loro richieste, ma per liberarsene ed evitare problemi al Comune. Quando, però, si rifiutavano tutti di dare un contributo personale, i due andavano in escandescenza.

L’inchiesta è partita nel 2004, quando il comandante della stazione dei carabinieri di Pignataro Maggiore, Antonio di Siena, denunciò di aver saputo da una “persona degna di fede” che alcuni tossicodipendenti – tra questi anche “fiancheggiatori del clan Ligato” – erano soliti andare a Palazzo Scorpio e pretendere del denaro dalla Riccio e da Magliocca. Nella annotazione di polizia giudiziaria, il maresciallo ammette che perfino il sindaco gli avrebbe confermato la circostanza, ma, di fronte alle sue insistenze che lo esortavano a sporgere regolare denuncia, l’allora consigliere provinciale chiese allo stesso di far restare il loro colloquio “privato”. Nel verbale il comandante della stazione dei carabinieri aggiunge che tra le persone che richiedevano sistematicamente dei soldi, c’era Pietro Mercone, che viene indicato come fiancheggiatore del clan Ligato (non a caso è sotto processo nell’ambito dell’inchiesta “Caleno”), e Vincenzo Anziano Buonfiglio, per il quale viene segnalata la parentela (acquisita) con Giuseppe Pettrone, affiliato alla cosca dei Piccolo e poi a quella dei Ligato.

Partita l’inchiesta della dottoressa Sasso del Verme, le vittime furono sentite dai carabinieri delegati a svolgere le indagini. La Riccio, non solo confermò le circostanze, ma aggiunse che in un caso Mercone, che attendeva davanti alla stanza del sindaco, avrebbe addirittura preso una sedia come se volesse lanciarla – anche se non lo fece. La costante presenza dei due a Palazzo Scorpio venne confermata ai militari dell’Arma anche dall’allora responsabile dell’ufficio servizi sociali, Salvatore Vito, e da un’altra dipendente comunale, Maddalena Pettrone. Venne escusso anche Magliocca che, invece, il 16 gennaio 2006 fece mettere a verbale che le elargizioni di denaro non venivano fatte né per aiutare i due né a titolo estorsivo, ma semplicemente per mandarli via. Anzi, l’ex primo cittadino aggiunse che nessuno degli imputati lo avrebbe minacciato, perché diversamente avrebbe denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine.

Una curiosità: in un articolo apparso il 22 aprile del 2009 sull’ex “Corriere di Caserta”, annunciando la richiesta di rinvio a giudizio per i due da parte della Procura della Repubblica, l’articolista rivelò che gli imputati furono denunciati nel 2003 da Magliocca e dalla Riccio. Ovviamente quell’articolo non era preciso, poiché – almeno da quanto si sa – nessuno denunciò spontaneamente i presunti estorsori, seppur – secondo quanto sottolineato anche dal maresciallo di Siena – fiancheggiatori del clan Ligato. Anzi, con determina numero 1048 del servizio socio assistenziale del 17 dicembre 2004, poi il Comune elargì un contributo economico proprio a Mercone. La prossima udienza del processo è prevista per il 29 gennaio 2013, quando sul banco dei testimoni dovranno salire Salvatore Vito e Anna Maria Riccio. Per il successivo 26 febbraio è prevista la sentenza.

Red. cro.

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