AGRO CALENO – Un anno fa l’onorevole Pina Picierno del Partito Democratico si affannava, a favor di telecamere, a richiedere misure urgenti e immediate per la bonifica dell’area ex Pozzi, posta al centro dell’Agro caleno tra i comuni di Sparanise, Calvi Risorta e Pignataro Maggiore. Quella che fu definita dal generale della Guardia Forestale Sergio Costa la “discarica illegale più grande d’Europa” meritava provvedimenti urgenti e straordinari, tuonava l’eurodeputata. Bisognava fare presto ed “includerla nel decreto terra dei fuochi”.
Una affannata preoccupazione che durò il tempo di un battito di ciglia al punto che, alle preoccupate dichiarazioni pubblicate sulla stampa locale il 19 giungo, seguì la repentina inversione ad “U” dell’onorevole dem. Dopo appena dieci giorni – per la precisione il 30 giugno – la Picierno fa sapere dal suo profilo Facebook che “Il clamore mediatico può provocare allarmismi ingiustificati”. Per questa ragione non bisogna ragionare secondo affrettate logiche emergenziali, sostiene incredibilmente proprio colei che era stata tra i primi a gridare all’emergenza.
Il 30 giugno 2015 è una data importante perché l’eurodeputata di origini sidicine organizza a Roma una conferenza alla quale invita sindaci e rappresentanti istituzionali con il malcelato obiettivo di creare confusione e depotenziare il fronte della protesta popolare che da anni ormai denuncia la presenza di rifiuti tossici nell’area industriale dismessa.
In altre parole: fare propaganda sulla pelle delle popolazioni dell’Agro caleno.
All’appuntamento, prontamente apparecchiato nelle stanze romane e presentato dall’onorevole in tutte le sedi come un “incontro istituzionale volto a fare chiarezza” si presentano pressoché tutti i sindaci dell’Agro, accompagnati da un folto drappello di rappresentati del Pd e creduloni vari. Solo il Comitato per l’Agro caleno, garbatamente, rifiuta di farsi trascinare in un palese spot orchestrato per cavalcare il clamore e ricompattare le zoppicanti truppe cammellate del Pd locale.
Una iniziativa di partito presentata come incontro istituzionale a scapito della risoluzione concreta di un problema reale.
Da una delle foto scattate (per la precisione quella condivisa sui social dalla Picierno) riconosciamo: Giovanni Marrocco (Pd) ex sindaco di Calvi, Antonio Merola ex sindaco di Sparanise e un sorridente Raimondo Cuccaro (Pd) già sindaco di Pignataro. Tutti sindaci che a distanza di appena un anno hanno perso la fascia tricolore. Tutti corsi a Roma per discutere di un problema che per anni hanno avuto sotto gli occhi “senza accorgersene”.
Ci ha dovuto pensare un’altra personalità del Partito democratico, il leggermente più titolato e competente presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati , l’onorevole Alessandro Bratti, a chiarire il senso di un appuntamento che sindaci e politici locali del Pd avevano cercato di accreditare come istituzionalmente rilevante. In data 7 luglio 2015, nel corso di una visita a Calvi per un sopralluogo sui terreni incriminati, Bratti chiarisce una volta per tutte: “Quella della Picierno fu una iniziativa in sede di partito” e le risposte che le popolazioni aspettavano non potevano arrivare da quel consesso che non ha poteri né prerogative di sorta. Messaggio chiaro e definitivo.
Fatto sta che nell’incontro romano l’allarmista Pina cedette il passo alla negazionista Picierno con l’avvallo più o meno consapevole di sindaci del territorio e politici in erba, quasi tutti di estrazione dem.
Peccato che in quella sede a nessuno venne in mente di chiedere conto a chi aveva fino ad allora gestito l’area ex Pozzi del proprio operato. Di domandare come mai nessuno si fosse mai accorto di nulla, non di eventuali sversamenti abusivi tantomeno della necessità di bonificare un’area prima ancora di poterla rendere disponibile all’insediamento di nuove aziende. Eppure sarebbe stata la cosa più logica e ragionevole da fare.
Per esempio avrebbero potuto chiedere a chi ha amministrato l’ASI se si fosse mai accorto della diffusa presenza di rifiuti abbandonati nell’area ex Pozzi, gestita appunto dal noto consorzio. Quali provvedimenti sono stati eventualmente intrapresi al fine, se non di risolvere, ma perlomeno di inquadrare il problema. Avrebbero potuto chiederlo facilmente visto che, ancora una volta, avrebbero potuto guardare in casa Pd: Piero Cappello, ingegnere e fratello del più noto Vincenzo, già presidente del Partito a Caserta e attuale sindaco di Piedimonte Matese, è stato presidente del consorzio ASI dal 2009 al 2014.
Non gli hanno chiesto niente, Picierno e i suoi, ma ad altre domande Piero Cappello ha dovuto rispondere. Su impulso della Direzione Distrettuale Antimafia, infatti, circa un anno fa Cappello è finito sotto inchiesta perché, secondo gli inquirenti, negli anni della sua presidenza, il Consorzio avrebbe affidato appalti ad aziende legate alla fazione Zagaria del clan dei casalesi. Nell’inchiesta denominata “Medea” finirono in manette ben 13 persone, tra imprenditori e volti noti della politica casertana.
A poco più di quindici giorni dal convegno organizzato a Roma da Pina Picierno, durante il quale a nessuno venne in mente di chiedere spiegazioni a coloro i quali avevano amministrato l’ASI per anni, il piddino Piero Cappello, presidente dell’ASI fino al 2014, finisce sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ieri (2 luglio), a distanza di un anno dalla celeberrima inversione ad “U” e dall’avvio dell’inchiesta che vede coinvolto Piero Cappello, Pina Picierno è stata a Piedimonte Matese. Nella foto che prontamente pubblica su Facebook, la vediamo abbracciata al sindaco Vincenzo Cappello, a sottolineare la grande armonia di intenti che vige nel Partito democratico a Caserta.
Chissà se tra una firma per il referendum d’ottobre, un selfie e l’organizzazione di un’apericena ai due sia venuto in animo di rivolgere un pensiero a Domenico Ferraiuolo, l’ex assessore della giunta Cappello e segretario cittadino del Pd finito in carcere, nel gennaio del 2015, nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche nell’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Ferraiuolo, attualmente ancora detenuto, è socio di una società che sarebbe legata al clan Zagaria e perciò, secondo gli inquirenti, vincitrice di alcuni appalti sostanziosi presso l’ospedale. Il segretario del Pd di Piedimonte Matese è accusato di essere un prestanome del boss e di essersi arricchito lucrando sulla sanità pubblica, contribuendo al suo collasso incurante delle ricadute sulla salute dei cittadini.
Così, mentre i rifiuti tossici e speciali ancora giacciono interrati in un’area di 250mila metri quadri che Piero Cappello ha distrattamente amministrato per cinque anni, più che a lavorare per la bonifica del territorio e per la tutela della salute pubblica, il Partito democratico ormai al collasso appare essere impegnato a intessere fitte relazioni con le peggiori consorterie affaristiche del capitalismo a mano armata che dominano la provincia di Caserta.
Ma non ditelo a Pina Picierno, non fate inutili allarmismi perché si potrebbe guastare l’aperitivo.
Teodosio Lepore (teodosio.lepore@gmail.com)