VITULAZIO – Dopo le polemiche delle scorse settimane tra lo schieramento a favore della localizzazione di un forno crematorio e lo schieramento contrario, la discussione si trascina con accuse incrociate che arrivano dagli opposti gruppi politici. L’ex sindaco Luigi Romano interviene per fare chiarezza sulla questione:
In merito alla tanto dibattuta questione del forno crematorio, verso la quale mi sono prefisso di non intervenire più, ci sarebbe una ulteriore attività di copia e incolla che mi sono premurato di attuare per il semplice motivo che a me le cose a metà non è mai piaciuto lasciarle (laddove non mi venisse impedito come accaduto a volte). Di seguito sono riportati alcuni articoli, recenti e non, che hanno come oggetto del proprio contendere, l’ampiamente e non per sport, ostentata questione dei forni di incenerimento presenti in tutta Italia e dei loro relativi problemi di natura sanitaria, morale e legale.
-Da IL RESTO DEL CARLINO del 3 aprile 2014: (…) prosegue il braccio di ferro dei residenti di Monterocco con l’amministrazione comunale sulla delicata questione del forno crematorio. Alcuni abitanti della zona hanno infatti presentato ieri mattina in Procura un esposto per denunciare la situazione e chiedere di valutare se esistono o meno violazioni di carattere penale. Il forno è stato chiuso nel giugno del 2013 dopo le forti proteste dei cittadini che nei mesi precedenti avevano notato come “Le cremazioni provocavano odori acri ed intensi, decisamente intollerabili, avvertiti anche in aree più distanti (…) il problema principale, secondo i residenti, è che anche in caso di funzionamento corretto l’impianto è troppo vicino alle case. “L’aspetto sicuramente più preoccupante è il fatto che per legge gli impianti di questo tipo devono essere disposti ad almeno 200 metri dalle abitazioni – scrivono nell’esposto – Il forno crematorio di cui si discute è stato costruito in una zona di ampliamento del cimitero e dista soltanto 50 metri dalla prima abitazione, ubicata in via Monterocco e costruita molto tempo prima dell’impianto”.
-Da CRIME BLOG del17 ottobre 2008: (…). I Carabinieri, avevano scoperto che le cremazioni venivano eseguite irregolarmente, senza rispetto non solo delle norme, ma anche del dolore delle persone che, già prostrati per la perdita subita, hanno dovuto apprendere che i loro cari venivano bruciati a due a due, a temperature inferiori a quelle previste ed i resti gettati nella spazzatura. A volte venivano mischiati i cadaveri o le loro ceneri. Diventavano oggetto di commercio al mercato nero perfino le maniglie in ottone delle bare ed alcuni cadaveri, ufficialmente cremati, sono stati rinvenuti accatastati in vari locali(…)Ieri i Carabinieri del NOE hanno completato una serie di controlli presso i circa cinquanta impianti di cremazione presenti in Italia ed il risultato è tutt’altro che incoraggiante:
– a Montecorvino Pugliano (SA), i carabinieri del NOE di Salerno hanno sequestrato un impianto di cremazione del valore di circa 1.200.000 euro denunciando, nel contempo, il legale rappresentante della società per aver attivato un impianto di cremazione in assenza delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera e per smaltimento illecito di rifiuti speciali cimiteriali prodotti da terzi in assenza di autorizzazione;
– a Padova, i carabinieri del NOE di Venezia hanno sequestrato cinque cassette contenenti resti mortali derivanti dalla cremazione. In un’urna è stata riscontrata la commistione dei resti di tre salme delle complessive cinque cremate nella giornata precedente. Due dipendenti della società che gestiva il forno crematorio sono stati denunciati per distruzione, soppressione e sottrazione di cadaveri, nonché per inadempienza del Regolamento di Polizia mortuaria;
– a Mantova, i carabinieri del NOE di Trento hanno sequestrato 100 fusti di polveri di abbattimento dei fumi degli impianti crematori, filtri esausti e ceneri di combustione denunciando un imprenditore per gestione illecita di rifiuti;
– nella Capitale, all’interno di uno dei cimiteri comunali, i carabinieri del NOE di Roma hanno sequestrato un locale adibito al
raffreddamento ed alla successiva frantumazione dei resti umani provenienti dai forni crematori denunciando due persone per emissioni in atmosfera in assenza di autorizzazione e gestione illecita di rifiuti costituiti da ceneri di cremazione e abbattimento fumi;
– a Firenze, i carabinieri del locale NOE hanno sequestrato un’area adibita a deposito incontrollato di rifiuti costituiti da materiale ferroso ed edile e da casse di zinco provenienti da attività di estumulazione;
– a Novara, i carabinieri del NOE di Torino hanno sequestrato un impianto crematorio denunciando un imprenditore per averlo attivato in assenza della prescritta autorizzazione;
– a Napoli, i carabinieri del NOE partenopeo, presso l’obitorio giudiziario del Policlinico Federico II, hanno denunciato cinque
persone, di cui due funzionari pubblici, ritenute responsabili di gestione illecita di rifiuti in quanto hanno consentito la promiscuità di rifiuti costituiti da capi di vestiario delle spoglie e bare per il trasporto (…)
-Da FUNERALI.ORG del 23 gennaio 2009: CREMAZIONE DI INFETTI IN EMILIA
ROMAGNA – Quest’articolo verte sul confronto tra le procedure dettate dal DPR 10 sette4mbre 1990 n. 285 e la Legge Regionale emiliano romagnola 29 luglio 2004 n. 19 su confezionamento e destinazione di feretri per infetti da avviare ad incinerazione (…)Ricordiamo come per la legge italiana tutto il feretro e non solo il cadavere debba esser bruciato all’interno della cella crematoria (…)è assai pericoloso aprire l’involucro zincato che racchiude un cadavere infetto, perché i miasmi si diffonderebbero liberamente nell’ambiente circostante. Per fortuna, nel corso degli anni è intervenuto il Ministero della Salute, che, con provvedimenti specifici, in cui si legittima, ai sensi dell’articolo 31, del DPR 285/90, l’impiego di materiali alternativi alla lamiera per ottenere l’impermeabilità del feretro, anche se limitata nel tempo, consente, in caso di infetti da avviare a cremazione, il ricorso a dispositivi plastici con effetto barriera in sostituzione della bara di zinco (…) Non sussistono, pertanto, motivazioni tecnico-scientifiche ostative. Per infetti da condurre ad incinerazione si possono usare, durante il trasferimento verso l’impianto di cremazione, dispositivi barriera in sostituzione della cassa di zinco, oppure particolari cofani esterni a quello di legno di materiali impermeabili e con adeguata resistenza meccanica a chiusura stagna eventualmente riutilizzabili previa disinfezione (…)La soluzione della cassa a tenuta stagna esterna al cofano ligneo, tuttavia, non è per nulla pratica ed, anzi, comporta diverse criticità, tra cui la possibile percolazione di liquami cadaverici ad alto potere infettivo dalla bara lignea, quando quest’ultima viene sollevata dal cassone rigido di lamiera o altro materiale impermeabile (…)Se, poi, il feretro da cremare proviene da una prima sepoltura (tumulazione, inumazione) può esser esumato o estumulato, ai sensi dell’Art. 12 comma 1 Legge 19/2004, in qualsiasi periodo dell’anno e senza la presenza obbligatoria dell’autorità sanitaria, fatte salve le situazioni peculiari in cui i necrofori-affossatori in servizio presso il cimitero ravvisino la stringente necessità di un parere igienico sanitario da richiedere all’AUSL competente per territorio. Anche in Emilia-Romagna per traslare un feretro dalla prima sepoltura alla cremazione, soprattutto se il crematorio non insiste nello stesso perimetro cimiteriale, vige semprel’Art. 88 DPR 285/1990, ossia la cassa deve esser sistemata così da garantire lungo tutto il trasporto e la sosta nel crematorio la perfetta tenuta stagna ai miasmi cadaverici. Qualora il feretro presenti qualche problema di tenuta, in particolare a carico della controcassa zincata è possibile, in camera mortuaria provvedere all’eliminazione del vecchio zinco interno, da sostituire con cassone di metallo esterno, sempre che la cassa di legno sia integra. In realtà, quasi mai succede così, quindi non si rimuove l’originaria vasca di lamiera, ma si mette semplicemente lo zinco al di fuori del feretro, se, in quest’ultimo si verificano perdite di liquidi, quindi si hanno 2 casse di zinco: una dentro a diretto contatto con il cadavere ed una esterna, ed è essa a dover garantire la perfetta ermeticità. A questo punto diventa rilevante individuare un crematorio che accetti il feretro (…)
-Ed infine, come ultimo “copia e incolla”, riporto testualmente un articolo a firma di don Maurizio Patriciello in data 10 marzo 2014:
IL FORNO CREMATORIO CHE NESSUNO VUOLE IN CAMPANIA
Sul forno crematorio che si vorrebbe costruire nel cimitero di Frattamaggiore – Frattaminore – Grumo Nevano, occorre fare molta attenzione. Un confronto democratico e civile con gli abitanti della zona è non solo costruttivo ma doveroso. Intanto occorre ricordare che, sebbene il cimitero è consortile, insiste per lo più in territorio di Frattaminore, a pochissima distanze dal paese. E’ più che logico che i residenti, dopo le mille menzogne loro raccontate in tema ambientale ( vedi il termovalizzatore di Acerra o la discarica di Chiaiano ) non è disposto ad accogliere con troppa facilità le rassicurazioni degli esperti interessati alla costruzione. Occorre, inoltre, studiare il problema da diversi punti di vista. Oltre a quello ambientale ( su cui è bene sentire al più presto il parere di esperti preparati e disinteressati ), bisogna tener conto dell’impatto psicologico che esso avrebbe sulle persone. Ho letto in un link che mi è stato inviato che la dispersione delle polveri nell’aria, qualora l’impianto sia ben funzionante, è minima. Non ho motivi per dubitare della correttezza di questa affermazione. Ma – mi chiedo – pur essendo in quantità minima quella polvere – che, non dimentichiamo, sono le ceneri dei nostri cari morti – dove si va a depositare? Credo sia logico pensare che va a depositarsi sui balconi e sui davanzali delle finestre delle civili abitazioni. Con quali conseguenze per bambini, ragazzi e anche adulti più impressionabili? Questo aspetto non è secondario. L’uomo non è solo economia. Inoltre: visto che non esistono in zona altri forni crematori, è prevedibile immaginare che il nostro forno richiamerà le salme di altri pesi. Ora, dato che il nostro cimitero non si trova allo sbocco di una autostrada né tantomeno in aperta campagna o in cima a una montagna, ma è incastonato tra case, scuole, negozi, pizzerie, eccetera, non sarebbe il caso di pensare che forse non è il luogo più adatto alla costruzione di un forno crematorio? Credo che il confronto sia possibile. Siamo persone educate e civili che si preoccupano per il bene del loro paese e dei loro cari.
Il cimitero di Frattamaggiore – Frattaminore – Grumo Nevano non ha le caratteristiche del cimitero di Pontecagnano. Pontecagnano si trova allo sbocco di una autostrada. I carri funebri che trasportano le salme da cremare non hanno da attraversare il paese con conseguente disagio dei residenti. Inoltre il forno crematorio di Pontecagnano è ubicato in una zona aperta e non in centro urbano. Mi chiedo come mai Napoli, una metropoli con milioni di abitanti, non abbia ancora un forno crematorio. Un forno crematorio nel nostro paese diverrebbe nel giro di poco tempo attrattore di salme non solo da altri paesi vicini ma dalle grandi città, Napoli compresa. E’ su questo che occorre un confronto onesto, pacato e disinteressato. Per quanto poi, da un punto di vista prettamente legale, il nostro camposanto ricada nel territorio di Frattamaggiore, nessuno può negare che esso sorge a quattro passi dalle case di Frattaminore. Il nostro cimitero è parte integrante delle nostre cittadine – tanto è vero che tante persone ci vanno a piedi – non una costruzione fuori mano. Chiedo che, qualora si prendesse seriamente in considerazione la costruzione di un forno crematorio, si provveda, attraverso un democratico referendum, a chiedere il parere dei residenti. Intanto ci prepariamo a indire convegni e tavole rotonde per meglio capire la portata di che cosa si stia discutendo.
Non mi occorre fare campagna elettorale su di un argomento tanto delicato, lo sciacallaggio mediatico è una costante cara a qualche finto giornalista con tanto tempo libero a disposizione. Se la suddetta questione si fosse presentata 2, 5 o 20 mesi orsono, il mio disappunto si sarebbe rivelato con la stessa veemenza e con la stessa puntualità. Di converso, colpisce la celerità (e qui mi ripeto), con la quale gli amministratori hanno deliberato. E ancora, la velocità con la quale taluni hanno cambiato punto di vista in merito a questa faccenda in primis, ma soprattutto in merito al fatto che a Vitulazio, all’improvviso, il malaffare sia stato relegato alla stregua di un fantasioso racconto o di una cronaca tanto lontana e distante nel tempo. All’incirca a pochi mesi prima delle elezioni.