Era l’11 marzo 2011 quando un terremoto di magnitudo 9 sconvolge la regione giapponese del Tōhoku, scatenando uno tsunami di 11 metri che distrusse numerose comunità lungo la costa e colpì la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Fu il secondo incidente nucleare più grave di tutti i tempi, dopo quello ucraino di Chernobyl. Nel terzo anniversario del disastro, il paese nipponico ha oggi ricordato con un minuto di silenzio, alle 14.46, le oltre 18mila vittime. Secondo le stime ufficiali 15.884 persone furono uccise dal terremoto e dallo tsunami, mentre 2636 persone risultano disperse. Ma non solo. Tre anni dopo, il nemico invisibile restano le radiazioni. Nel raggio di trenta chilometri dall’incidente nucleare, tutto è stato contaminato.
TRE ANNI DOPO IL DISASTRO DI FUKUSHIMA – Come ha ricordato la Stampa, è stata registrata una crescita anomala dei tumori alla tiroide. Sono i bambini i soggetti più vulnerabili: infanzie stravolte, anche giocare all’aperto può diventare un pericolo. Nelle aree più vicine al disastro tra settembre e febbraio i casi confermati fra i minori di 18 anni sono passati da 59 a 75. Ma, in generale, è l’intera popolazione che risiede nelle aree colpite a continuare a vivere in condizioni complicate. «Negli ultimi tre anni è stato possibile recuperare dalle difficoltà grazie ad un forte senso di solidarietà, facendo grandi sforzi per la ricostruzione», ha spiegato l’imperatore Akihito in una cerimonia in che si è svolta a Tokio. In 160mila sono stati costretti ad allontanarsi dalle aree più vicine al disastro nucleare. «Sono colpito dal fatto che così tante persone, in patria ed all’estero, continuano a sostenere questi sforzi in vari modi», ha aggiunto. La stampa nipponica ha ricordato come ancora oggi siano 267mila, in totale, le persone che vivono in rifugi temporanei nelle zone colpite dal disastro triplo (terremoto, tsunami e incidente nucleare). Il premier, Shinzo Abe, ha annunciato la realizzazione di una nuova autostrada nella regione entro maggio del prossimo anno. «Per poter accelerare la ricostruzione a Fukushima, cercheremo di velocizzare al massimo il progetto», ha promesso.
LA LENTA RICOSTRUZIONE – In realtà, nonostante le ripetute promesse del governo, molti rischiano di dover aspettare ancora diverse anni prima di trovare un nuovo alloggio. Soltanto il 3,5 per cento delle abitazioni “definitive” è stato costruito nelle province di Iwate e Miyagi. E le promesse di Abe non bastano più. Tutto mentre nel 2013 sono state oltre 600mila le persone che hanno denunciato lo Stato e la società che gestisce l’impianto devastato dallo tnunami, la Tokyo Electric Power (Tepco), per i danni subiti. Tra questi c’è anche un lavoratore della società che si trovava nella centrale al momento dell’incidente e che non ha mai potuto riprendere a lavorare per le ferite riportate. Per far fronte ai costi di ristrutturazione e alle migliaia di richieste di indennizzo, la Tepco ha approntato un fondo appoggiato dallo Stato pari a 36 miliardi di euro.
Sul Guardian è stato invece un consulente della stessa Tepco ad ammettere ieri come l’azienda «possa non avere avuto altra scelta al di fuori di quella di scaricare centinaia di migliaia di tonnellate di acqua contaminata nell’Oceano Pacifico». Parlando ai giornalisti in visita alla centrale alla vigilia del terzo anniversario del terremoto e dello tsunami del marzo 2011, è stato Dale Kleina spiegare come la Tepco deve ancora fornire rassicurazioni all’opinione pubblica sulla gestione della fuga di acqua radioattiva in mare, che continua ad ostacolare i lavori di manutenzione del sito. «La strategia a lungo termine della Tepco sulla gestione dell’acqua radioattiva è una questione che mi tiene sveglio di notte», ha spiegato l’ex presidente della Commissione per la regolamentazione nucleare degli Stati Uniti, ora . «Immagazzinare enormi quantità di acqua in loco non è sostenibile. Un rilascio controllato è molto più sicuro che mantenere l’acqua in loco», ha commentato, secondo quanto si legge sul quotidiano britannico. Sulla gestione dell’acqua la Tepco sta «facendo progressi», ma non ancora abbastanza secondo l’esperto. «È frustrante che l’azienda faccia quattro o cinque passi in avanti e poi due indietro. E ogni volta che si ha una perdita, questa contribuisce a una mancanza di fiducia. C’è spazio per un miglioramento su tutti i fronti», ha concluso.
LE CRITICHE AL GOVERNO – La stessa bonifica della zona di Fukushima non è mai realmente iniziata, considerato come Tokyo e la Tepco si siano rimpallate le responsabilità sull’intervento. Tutto mentre c’è l’impressione che l’esecutivo nipponico voglia dimenticare in fretta Fukushima, tornando a spingere per il piano di riattivazione degli impianti nucleari nel Paese. Nonostante questi restino ancora oggi spenti, il Giappone è riuscito a garantire ai propri cittadini il fabbisogno energetico richiesto. Non senza conseguenze negative per i propri conti economici, dato l’aumento del disavanzo della propria bilancia commerciale. Le critiche all’esecutivo riguardano anche la scelta della capitale nipponica di ospitare le Olimpiadi del 2020, dopo quelle del 1964. Se non manca chi interpreta i Giochi Olimpici come un’opportunità di rinascita per il Paese, c’è chi ritiene che l’evento possa spostare finanziamenti e lavoratori dalla ricostruzione post-Fukushima nelle aree del disastro.
Fonte: Giornalettismo
Andrea De Luca