Luca Iaccarino, con il libro “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino” (EDT, 160 pagine, 8,90 Euro), ha scritto un “giallo”e, allo stesso tempo, una guida intelligente e spiritosa alle eccellenze del gusto. Protagonista assoluta è la città: Torino, elegante, misteriosa, golosa. La città che ha reso pazzo Nietzsche e ha inventato il tramezzino; dove è nata la cioccolata e Salgari ha fatto seppuku. È qui che oggi si mangia una delle cucine migliori del mondo, fatta di storia e rivoluzioni, di agnolotti del plin e ostriche virtuali. È qui che ci sono alcuni tra i migliori cuochi d’Italia; il problema è che qualcuno li sta uccidendo uno a uno, in modi del tutto imprevisti. Un uomo solo può salvarli: il più grande chef del mondo.
La scrittura di Luca Iaccarino (critico enogastronomico) produce pagine di grande interesse, come quella dedicata a “Porta Palazzo”, uno dei luoghi simbolo di Torino: “Porta Palazzo. Porta Pila, per i torinesi. Un tempo nota come ‘gran cuoca’. O anche ‘il ventre di Torino’. Che bolgia, Porta Pila, il mercato più grande d’Europa. Mica per niente, a metà Ottocento il patibolo era a un passo: fai la spesa e ti guardi un’impiccagione, la versione vecchio stile di mangiare davanti a Il trono di spade.Se Torino avesse il mare, questo sarebbe il porto. A Porta Palazzo ci sono tutte le varietà di merci e di persone. Ci sono mille bancarelle di peperoni e melanzane, di zucchine e pomodori, di patate e cipolle, di asparagi e carciofi, di angurie e meloni. C’è la Tettoia dell’Orologio, una mega serra tutta ferro e vetro del 1916 che pulsa di macellai, di panettieri, di formaggiai e salumieri, di baccalà e capperi, di pomodori secchi e salsicce. C’è il mercato del pesce con le triglie e con le acciughe, gli scorfani e le seppie, le cozze e i cannolicchi. I maghrebini che vendono i San Marzano a casse, i calabresi che condiscono le olive, i cinesi che smerciano zucchine alte un metro, i siciliani che sventrano gli sgombri, i rumeni che scaricano i fagiolini, gli orientali che smerciano magliette a un euro, i pachistani specializzati in casalinghi. Il sabato escono dai loro antri pure i rigattieri, i ricettatori, i disperati e alle solite mercanzie s’aggiungono le carabattole del mercato delle pulci, in via Borgo Dora, qui dietro: Il Balon”.
Da Porta Palazzo a San Salvario, altro luogo simbolo di Torino: “Così, sulla strada di casa, passo dal mercato di piazza Madama Cristina – niente a che fare con l’immensità di Porta Palazzo, ma conta una cinquantina di banchi ed è ben fornito – e punto diritto ai ‘siciliani’, spacciatori di creature abissali di prima qualità. Mi carico di cozze e vongole per uno spaghetto, di totani per un frittino, per stuzzicare passo all’Enoteca (…)”. Il tutto per condire la pietanza principale: un thriller cucinato molto bene.
Red. Cro.