Nel mio libro «Storia dei fatti di Pontelandolfo e Casalduni», giunto alla terza edizione, ho chiarito una volta per sempre, con la dovuta documentazione e quindi in maniera inconfutabile, quanto veramente avvenne a Pontelandolfo e Casalduni nei maledetti quindici giorni dell’agosto 1861.
L’undici agosto 1861 furono trucidati ben 45 soldati italiani (uno a Pontelandolfo dai briganti reazionari filoborbonici; due o tre alle contrade Minicariello e Cerquelle di Pontelandolfo dai briganti di Pontelandolfo e Casalduni; ed i restanti, fatti prigionieri dagli anzidetti, furono poi trucidati a Casalduni dai briganti di quel paese, comandati dal famigerato Pica per ordine del sindaco Luigi Orsini).
Di questa strage compiuta dai briganti filoborbonici Lei tace nel suo articolo, mettendo invece in luce, e non nelle sue reali proporzioni, la reazione dell’esercito italiano. La storia, egregio direttore, procede obbedendo ad un rigido e logico rapporto di cause ed effetti: e, perciò, non significa fare opera di storico parlare degli effetti soltanto, trascurando le cause.
Comunque, le vittime tra gli abitanti di Pontelandolfo e Casalduni (vittime certamente innocenti, in quanto non colpevoli di responsabilità personale, ed alle quali va senz’altro il riconoscimento di martiri) furono quindici: tredici a Pontelandolfo e due a Casalduni, e non «oltre mille», come Lei dice nel suo articolo, ispirato unicamente da passione di parte.
Voglio ancora precisare che nessun prete figura tra gli uccisi, come Lei, per rendere più patetico il quadro, ha detto, seguendo il ben noto cliché dell’informazione mediatica contemporanea.
Questo, egregio direttore, sentivo il dovere di precisare: non solo per confutare la faziosa propaganda secessionistica che avvelena oggi il clima politico italiano, ma soprattutto per amore della verità e della Storia. Voglia gradire l’omaggio del mio libro sull’argomento in discussione.
Gr. Uff. Dott. Ferdinando Melchiorre Pulzella, Benevento
Gentile direttore,
come presidente del Comitato Popolare Storia Memoria Identità, vorrei ricordare i fatti dell’11 e del 14 agosto 1861 noti come “Strage di Casalduni e Pontelandolfo”, in provincia di Benevento.
Antefatto
Il 7agosto 1861, a Pontelandolfo, alla fine della processione di S. Donato, un gruppo di briganti ingrossati da reazionari, borbonici e molti popolani interrompono la processione ed obbligano i fedeli a gridare W Francesco II ed il clero a cantare un Te Deum di ringraziamento per la restaurazione del Regno Borbonico.
Seguono saccheggi con tre morti e la distruzione dell’esattoria, nella quale viene bruciato vivo il dipendente addetto. Ndr: I nomi sono riportati su una lapide assieme a quelli dei morti del 14 successivo.
L’11 agosto vengono inviati, senza supporto, a Pontelandolfo 45 soldati, un ufficiale e 4 carabinieri, i quali vengono attaccati dai briganti coordinati dal massaro “generale” Angelo Pica. “E’ indescrivibile l’eccidio che ne segui con tutte le sevizie a cui uomini e donne, inferociti e privi di ogni senso di pietà s’abbandonarono” (…uno a Pontelandolfo dai briganti reazionari filoborbonici; due o tre alle contrade Minicariello e Cerquelle di Pontelandolfo dai briganti di Pontelandolfo e Casalduni; ed i restanti, fatti prigionieri dagli anzidetti, furono poi trucidati a Casalduni dai briganti di quel paese, comandati dal famigerato Pica per ordine del sindaco Luigi Orsini).
Si salvò solo un sergente rinchiuso nella torre di Pontelandolfo.
IL fatto
Il 14 agosto, all’alba, un migliaio di soldati circondarono Pontelandolfo e Casalduni, comandati, rispettivamente dal col. Gaetano Negri e dal maggiore Carlo Melegari.
A Casalduni gli abitanti erano quasi tutti fuggiti, nell’innocenza, pochi stettero. A Pontelandolfo, ignari gli abitanti ancora dormivano, mentre dalla boscaglia, i briganti di Cosimo Giordano avevano tirato sui soldati uccidendone una ventina e ritirandosi velocemente sui monti circostanti.
Nelle case furono trovati i fucili e le cinghie insanguinate dei commilitoni sopraffatti e trucidati tre giorni prima. Questa visione irritò il sentimento degli assalitori ed in breve le abitazioni si trasformarono in un rogo desolante. Le vittime tra gli abitanti di Pontelandolfo e Casalduni (vittime certamente innocenti, in quanto non colpevoli di responsabilità personale, ed alle quali va senz’altro il riconoscimento di martiri) furono quindici: tredici a Pontelandolfo e due a Casalduni, e non «oltre mille», ….voglio ancora precisare che nessun prete figura tra gli uccisi…
Altre fonti parlano di stupri e sevizie da parte dei soldati del neonato Regno d’Italia, di tremila profughi e di oltre mille morti civili nelle diverse frazioni e casolari. Nel 1972, gli Stormy Six, complesso dichiarato di sinistra, secondo la moda (commerciale?) dell’epoca, nell’album Unità inserirono il brano Pontelandolfo. Anche Edmondo de Amicis scrisse una novella sui fatti: “…il povero luogotenente Bracci, ferito e preso in combattimento, veniva ucciso dopo otto ore di orrende torture…).Ci furono interrogazioni parlamentari. DA: Ilsannioquotidiano 30 settembre 2010 Pontelandolfo: Il Consiglio Comunale ha deliberato lo status di Città Martire.
Il mio copia-incolla sintetico-divulgativo, senza scadere nell’aritmetica dei morti, per sostenere filo e ismi ciclici e risolutori per storici in sedicesimo, si basa sulla ricostruzione del Gr. Uff. Dott. Ferdinando Melchiorre Pulzella di Benevento «Storia dei fatti di Pontelandolfo e Casalduni», e sul libro Pontelandolfo-14 AGOSTO1861-PER RICORDARE E NON DIMENTICARE, inviatomi dal gentilissimo prof. Renato Rinaldi, presidente del Comitato per il CL dell’Unità d’Italia di Pontelandolfo. Il professor Rinaldi s’è anche prodigato per l’invio della Pietra della Memoria da parte del Comune di Pontelandolfo(protocollo n.01596), che a Brescia, nella suggestiva cornice di Campo Marte, accanto all’ingresso monumentale, ben figura, assieme a quelle di Bronte, Livorno, S. Martino della Battaglia, Teano, Livorno, Castel Morrone ecc., alla base del Monumento a Ricordo del CL dell’Unità d’Italia, voluto dal Comitato che presiedo.
Giorgio Natale
Brescia