NAPOLI – 4:48 è l’orario in cui, secondo le statistiche, le pulsioni suicide acquistano maggior consistenza, ma anche il momento, da cui in poi la protagonista, promette che “farà silenzio”, ponendo fine alla sua esistenza.
Interprete di questo disperato grido d’amore e di lucida fragilità, è Elena Arvigo, che dà voce e corpo ad uno dei testi più controversi e intimi del teatro contemporaneo, 4:48 Psychosis di Sarah Kane, in scena al Teatro Elicantropo di Napoli da giovedì 14 aprile 2016alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 17), per la regia di Valentina Calvani.
4.48 Psychosis è una spietata indagine sulla depressione, un grido reiterato come un mantra, una mitragliata di parole solo superficialmente sconnessa, che però rimane inascoltata dalla società dei ‘sani’, come dal pubblico, cui la Arvigo, in scena, parla quasi faccia a faccia, guardandolo negli occhi.
Il testo (ri)porta in scena quello che, a posteriori è divenuto il vero e proprio testamento di Sarah Kane (la scrittrice e drammaturga inglese si tolse la vita a 28 anni nel ’99): un breve monologo ambientato nella solitudine della mente, in attesa dell’ora che la libererà dal fardello dell’esistere e da quella condizione, tanto più dura quanto impossibile, da comunicare all’amore della sua vita, ai dottori, agli amici.
“4:48 Psychosis – così la regista in una nota – è un testo scritto con devozione, e chi è devoto, è disponibile al sacrificio. Sarah Kane ne è la prova. Per il rispetto che merita tutto questo, abbiamo scelto di proporre il testo integrale, lavorando al servizio delle parole, che, in scena, prendono corpo e voce attraverso la sensibilità, la bravura, l’eleganza, l’ironia di Elena Arvigo, attrice di vero e puro talento”.
Partitura lirica, di una sinfonia d’amore, che non aderisce alla forma teatrale convenzionale, la parola di Sarah Kane, qui, è un flusso di pensiero in ventiquattro quadri. Registra quello che succede nella mente quando crollano le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione. Rivela la fragilità dell’amore, la tenacia e l’irrinunciabilità della speranza sentimentale, il desiderio e la ricerca dell’amore incondizionato, la mancanza di amore e, infine, il rifiuto.
La Kane sceglie di non vivere e lo urla in faccia allo spettatore, ma, sotto l’apparente schizofrenia e la nevrosi, si scorge, in realtà, la fredda lucidità di chi sceglie il suicidio per mostrare di essere più normale della ‘gente normale’.
L’allestimento, presentato da Il Teatro delle Donne – Centro Nazionale di Drammaturgia, si avvale delle musiche a cura di Susanna Stivale, mentre le scene, i costumi e l’ideazione luci sono di Valentina Calvani e Elena Arvigo.
C.S.