PIGNATARO M. – In merito alla questione della chiusura degli uffici del Giudice di Pace a Pignataro Maggiore, interviene anche l’ex vicesindaco Pier Nicola Palumbo. L’ex segretario cittadino del Pd nel 2012 è stato tra i protagonisti dell’accordo tra i Comuni del circondario che prolungò la permanenza della storica istituzione giudiziaria in via Vittorio Veneto. Oggi rivendica quella scelta e, in una lunga nota diffusa sulla propria pagina facebook, spiega che in realtà i costi effettivi da sostenere da parte dell’Ente di Palazzo Scorpio ammonterebbero annualmente a poche migliaia di euro. Ecco l’intervento di Palumbo:
Scagnozzi e galoppini di ogni risma, ordine e grado, oggi comandati ad altri incarichi se non all’oblio, avrebbero invaso la stampa locale, la rete, l’etere stesso di anatemi e slogan contro l’amministrazione che aveva permesso la chiusura dello storico Ufficio del Giudice di Pace di Pignataro Maggiore.
Ricordo che erano già pronti. Si organizzavano. Ci speravano. Oggi tacciono, ammiccano, non sanno, fischiettano, acconsentono. Ammirano edicole votive.
Altri prima di me hanno già sottolineato, oltre alle ovvie conseguenze derivanti dalla chiusura di un pubblico ufficio capace di creare indotto anche di natura commerciale, gli effetti di ordine pratico ed economico che una simile decisione comporterà per i cittadini non solo di Pignataro Maggiore ma anche di Calvi Risorta, Sparanise, Pastorano, Camigliano, Giano Vetusto, Rocchetta e Croce.
Chiunque attraverso una veloce ricerca online può facilmente rendersi conto dell’ampiezza della competenza sia civile che penale che il legislatore attribuisce al Giudice di Pace, in particolare nella risoluzione della cd. microconflittualità.
Chiunque può facilmente rendersi conto che costringere i cittadini di sette comuni, qualora coinvolti a qualsiasi titolo in un procedimento giudiziario di competenza del Giudice di Pace, a recarsi personalmente o per il tramite dei propri legali non più presso il vicino, comodo, meno ingolfato e certamente più celere ufficio di Pignataro Maggiore ma presso la mega struttura di Santa Maria Capua Vetere comporterà un aggravio per i cittadini in termini di costi, spese legali, velocità dei procedimenti e delle relative decisioni, oltre a diversi altri aspetti che a prima vista possono apparire marginali ai non addetti ai lavori, di gran lunga superiore rispetto a quelli di cui parla l’attuale amministrazione in relazione al bilancio comunale.
Del resto caro Sindaco non so quali criteri si siano utilizzati per arrivare alla somma di 123 mila euro annui ma al di là dei numeri sparati per incantare gli allocchi dovresti spiegare ai cittadini di Pignataro che in realtà il costo della gestione annuale dell’Ufficio del Giudice di Pace è dato esclusivamente dalle spese ordinarie ( cancelleria, telefono, acqua, corrente elettrica ) il cui ammontare annuo è di poche migliaia di euro e dal costo delle due unità di personale appartenenti alla pianta organica dell’Ente ( che in ogni caso quindi vanno impiegati e retribuiti ) e che, in seguito alla riforma, la precedente amministrazione ha semplicemente distaccato presso l’ufficio giudiziario di via Vittorio Veneto.
Circostanza, questa, resasi possibile in considerazione del fatto che, grazie a te e alla tua precedente amministrazione, il comune di Pignataro non soffre certo di problemi di carenza di organico.
Se aggiungiamo poi che il personale appartenente alla magistratura onoraria continua ad essere retribuito dal Ministero della Giustizia e che l’immobile presso il quale è ubicato l’ufficio è di proprietà del comune di Pignataro mi pare evidente che il sacrificio complessivo per il bilancio comunale sia decisamente più contenuto di quanto si voglia, furbescamente e in linea con il modus operandi di sempre, far intendere.
Del resto se siamo riusciti a tenerlo in vita per cinque anni senza sconvolgere il bilancio dell’Ente, anzi risanandolo rispetto alla passata gestione, credo ce la possa fare anche questa amministrazione anche perché, in fondo, non mi pare che tu e qualche tuo assessore, in passato, vi siate fatti gli stessi scrupoli quando si è trattato di assumere, a carico dei cittadini, decine di persone presso l’Ente o nella partecipata dell’Ente o quando, per quella gestione, si sono riconosciuti debiti fuori bilancio per centinaia di migliaia di euro.
In ogni caso questo bilanciamento costi/benefici fu già oggetto di valutazione da parte della precedente amministrazione che, pur in presenza del miope e colpevole disinteresse di gran parte degli altri comuni interessati, ha in ogni caso compiuto ogni sforzo possibile per evitare la soppressione dell’Ufficio perché ha sempre ritenuto, quasi in maniera ovvia, che la conservazione sul proprio territorio dell’unico presidio giudiziario dell’agro caleno rivestisse un’importanza strategica non solo per il comune di Pignataro ma per l’intero comprensorio e per tutti i suoi cittadini. E che tale interesse di natura pubblica fosse di gran lunga superiore al sacrificio economico da sopportare, anche qualora questo fosse rimasto a totale carico del solo comune di Pignataro.
E sinceramente da un giurista di prim’ordine distintosi per competenza e preparazione nei più ambiti concorsi pubblici capitolini non me lo aspettavo. Ma evidentemente prima di ricolorare, immagino, abbiate ben pensato di passare una bella mano di bianco.
Però non credo che la crescita, lo sviluppo della nostra terra, se mai in futuro ve ne potrà mai essere uno, possa passare attraverso queste decisioni. Dopo tali decisioni viene il niente, la povertà.