PIGNATARO MAGGIORE – Dalla lettura dei risultati delle elezioni regionali a Pignataro Maggiore si è scatenata la guerra della pernacchia, con grande divertimento dei buontemponi della piazza che la se la ridono a crepapelle per la pesantissima sconfitta di Giorgio Magliocca, ormai ridotto ai minimi termini. I numeri parlano chiaro: circa l’80 per cento degli elettori si è schierato contro il sindaco; solo il 20,24 per cento ha accolto l’appello di Giorgio Magliocca votando Forza Italia, un partito che ha portato allo sfascio. I voti di lista di Forza Italia sono stati 530; 436 le preferenze per il consigliere regionale uscente e rieletto Massimo Grimaldi, grande capo di Magliocca. Lo zoccolo duro del magliocchismo è proprio questo: appena 436 voti; tutt’intorno, a Pignataro Maggiore, c’è uno schieramento pesantemente ostile al sindaco, si tratti di elettori del centrosinistra o del centrodestra.
Giorgio Magliocca (oltre che sindaco e presidente della Provincia) è anche coordinatore provinciale di Forza Italia, ma non ha nemmeno tentato un’analisi del voto e non gli è venuto in mente che l’unica cosa da fare per lui è presentare le dimissioni. Al contrario, Magliocca su Facebook ha detto di voler dedicare una pernacchia al resto del mondo e si è dichiarato felice perché Forza Italia è il primo partito a Pignataro Maggiore. I buontemponi della piazza non aspettavano altro (l’evocazione della pernacchia) e gli hanno risposto con uno spernacchiante bombardamento di risate.
Il traballante Giorgio Magliocca è arrivato alla fine della sua parabola politica. I voti che riesce a raccogliere (pochi) sono quelli che abbiamo appena detto; Pignataro Maggiore è diventata la capitale del Covid-19 nell’Agro caleno, a dimostrazione del fallimento del “modello” che il sindaco diceva di aver brevettato per fermare il virus; prefettura e magistratura hanno acceso i riflettori sull’accordo di partenariato per manifestazioni anti-camorra firmato dallo stesso Magliocca con il “Gruppo sociale La Felicità”, l’associazione culturale che fa riferimento alla moglie di Gaetano Lubrano, quest’ultimo figlio del defunto boss mafioso Vincenzo Lubrano; i beni confiscati alla camorra sono gestiti da una cooperativa, “Apeiron”, che ha siglato due protocolli d’intesa in materia di immigrazione con la citata lubranesca associazione. Uno scenario tremendo.
Giorgio Magliocca non è stato solamente sconfitto, ma addirittura asfaltato dal giudizio degli elettori. Con lui ora asserragliati nel bunker – e già impegnati per grazia ricevuta nella campagna elettorale – vi sono soltanto (con le loro famiglie ovviamente ben felici dell’incasso mensile) i miracolati della politica destinatari delle succose indennità per le poltrone occupate a Palazzo Scorpio, sede dell’Amministrazione comunale (assessori e compagnia), e alla municipalizzata per la raccolta dei rifiuti “Pignataro Patrimonio srl in liquidazione” anch’essa allo sfascio. Neppure questi ben retribuiti miracolati hanno pensato, come sarebbe stato loro dovere, di presentare le dimissioni. Evidentemente desiderano restare a pagamento sulle poltrone fino a quando non saranno cacciati dall’80 per cento degli elettori che già li ha condannati alle elezioni regionali.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it