Gravissima provocazione ai danni del procuratore nazionale antimafia: l’associazione legata alla famiglia Lubrano aveva chiesto un finanziamento affermando di voler invitare Federico Cafiero de Raho, il valoroso magistrato che con le sue indagini fece condannare all’ergastolo il capoclan Vincenzo Lubrano

Gravissima provocazione ai danni del procuratore nazionale antimafia: l’associazione legata alla famiglia Lubrano aveva chiesto un finanziamento affermando di voler invitare Federico Cafiero de Raho, il valoroso magistrato che con le sue indagini fece condannare all’ergastolo il capoclan Vincenzo Lubrano

PIGNATARO MAGGIORE – Un’incredibile e gravissima provocazione è stata orchestrata a Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”, ad opera di un’associazione culturale denominata “Gruppo sociale La Felicità” che aveva chiesto un finanziamento alla Regione Campania (negato) affermando di voler organizzare manifestazioni per la legalità e contro la camorra invitando tra gli altri il Procuratore nazionale antimafia dottor Federico Cafiero de Raho. Si tratta di una pesante provocazione perché l’appena citato sodalizio è legato alla famiglia Lubrano, quella del potente e sanguinario capomafia “don” Vincenzo Lubrano condannato all’ergastolo per l’omicidio del fratello del giudice Ferdinando Imposimato a seguito delle indagini del valoroso pubblico ministero Federico Cafiero de Raho, all’epoca in forza alla Procura della Repubblica di Napoli. I componenti del “Gruppo sociale La Felicità” sono tutti o amici o parenti dei Lubrano: fanno parte del consiglio direttivo il presidente Salvatore Sala (detto “Salvo”), il vicepresidente Giuseppe Ferra, il tesoriere Ida Capuano, i consiglieri Michelina Porcelli e Sofia Castaldo, infine il segretario Angela Valente, moglie di Gaetano Lubrano, quest’ultimo figlio del suddetto capomafia Vincenzo Lubrano.
La beffa è ancora più grave se si considera che si è avvalsa della complicità di un esponente del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, il sindaco di Pignataro Maggiore Giorgio Magliocca (attuale commissario provinciale di Forza Italia), che ne fa parte in qualità di presidente della Provincia di Caserta. Giorgio Magliocca invece di denunciare lo scandalo ha addirittura firmato in data 4 luglio 2019 un accordo di partenariato con il “Gruppo sociale La Felicità”: ai 24.000 Euro eventualmente concessi dalla Regione Campania si sarebbero dovuti aggiungere 16.000 Euro erogati dal Comune di Pignataro Maggiore, come si evince dalla deliberazione di Giunta comunale numero 106 del 4 luglio 2019, avente ad oggetto: “Richiesta dell’associazione culturale ‘Gruppo sociale ‘La Felicità’ – Approvazione progetto e schema di partenariato – Delibera di Giunta regionale n. 169 del 24-4-2019”, approvata all’unanimità dei presenti (il sindaco Giorgio Magliocca e gli assessori Rossella Del Vecchio e Vincenzo Romagnuolo, assenti gli assessori Gerardo Del Vecchio e Antonio Palumbo). Parte integrante della deliberazione di Giunta comunale tre documenti esplosivi: 1) il già citato accordo di partenariato con il “Gruppo sociale La Felicità” firmato dal grande combattente dell’anticamorra sindaco di Pignataro Maggiore Giorgio Magliocca; 2) dichiarazione firmata il 5 luglio 2019 dal presidente della Camera di Commercio di Caserta Tommaso De Simone che voleva essere pure lui partner del progetto all’insegna della legalità e della battaglie contro le cosche; 3) due protocolli d’intesa in materia di immigrazione tra il “Gruppo sociale La Felicità” e “Apeiron” – cooperativa alla quale sono stati affidati beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore – firmati nelle date del 29 gennaio 2018 e del 25 maggio 2018 rispettivamente per l’anno 2018 e per il triennio 2018-2020.
Scoppiato finalmente il caso, si sono accesi – immaginiamo- i riflettori della magistratura e della prefettura su Pignataro Maggiore. Dal canto suo, il sindaco Giorgio Magliocca ha risposto annunciando incomprensibili querele contro i giornalisti Salvatore Minieri ed Enzo Palmesano. I fratelli Gaetano Lubrano (marito, come si è detto, di Angela Valente, segretario del “Gruppo sociale La Felicità”) e Giuseppe Lubrano (pregiudicato, già sottoposto a vigilanza speciale) sono stati condannati in primo grado per violenza privata con l’aggravante camorristica ai danni del giornalista e scrittore Salvatore Minieri. È una tradizione di famiglia la guerra dei Lubrano contro i giornalisti: il capoclan Vincenzo Lubrano chiese e ottenne la cacciata del giornalista Enzo Palmesano (vittima di reato di tipo mafioso) dal “Corriere di Caserta”, quotidiano locale di cui era collaboratore con inchieste anti-camorra sul territorio di Pignataro Maggiore. Vincenzo Lubrano fu iscritto nel registro degli indagati unitamente al nipote acquisito Francesco Cascella, messaggero della proposta che non si poteva rifiutare all’indirizzo dell’allora direttore del “Corriere di Caserta” Gianluigi Guarino, che effettivamente pose fine alla collaborazione di Enzo Palmesano. Morto nel frattempo Vincenzo Lubrano, il nipote Francesco Cascella è stato condannato per violenza privata con l’aggravante camorristica ai danni del cronista. E fu il defunto Gaetano Lubrano (fratello di Vincenzo Lubrano) uno dei boss che parteciparono alla riunione tenutasi a Marano di Napoli, nel feudo dei Nuvoletta (imparentati con i Lubrano e alleati dei “corleonesi” di Totò Riina), dove fu deciso di assassinare il giornalista del “Mattino” Giancarlo Siani. Omicidio sinistramente evocato pure da Vincenzo Lubrano nelle intercettazioni ambientali confluite nell’inchiesta sul “caso Palmesano”. È  opportuno ricordare che Giuseppe e Gaetano Lubrano, inoltre, sono fratelli del defunto Raffaele Lubrano detto “Lello” (ucciso in un regolamento di conti dal “clan dei casalesi” il 14 novembre 2002), il boss mafioso con il quale Giorgio Magliocca, allora consigliere provinciale di An in carica, ebbe vari incontri alla vigilia delle elezioni amministrative di Pignataro Maggiore del 2002 in cui fu eletto sindaco per la prima volta. Arrestato l’11 marzo 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica, Giorgio Magliocca è stato assolto in via definitiva “perché il fatto non sussiste” e gli è stato riconosciuto un risarcimento per “ingiusta detenzione” di 90.000 Euro. Ma gli incontri di Giorgio Magliocca con il boss mafioso Lello Lubrano sono stati sempre confermati, in tutte le sedi, inoppugnabilmente.
Pubblichiamo l’intera richiesta di partenariato del “Gruppo sociale La Felicità” e, a parte, la pagina dove c’è il provocatorio “dettaglio” del riferimento al dottor Federico Cafiero de Raho.

Felicità-richiesta partenariato

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Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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