CAPUA – Forse è il caso di fare alcune precisazioni e di squarciare almeno una parte del velo grigio che ancora copre la tarantellante politica ambientalista della maggioranza di Carmine Antropoli. Qualche giorno fa, mentre stava per tenersi il Consiglio Comunale (rinviato per la prima volta nella storia a causa di “eccessiva presenza” in aula), si poteva leggere sulle mura cittadine un manifesto che parlava, a firma della stessa pattuglia di maggioranza, di “Biogassificatore”.
All’iniziale perplessità, ha fatto seguito una ricerca giornalistica che ha smascherato il primo, commovente tentativo dell’amministrazione di ingenerare confusione e tentennamenti nei cittadini: a Capua sta per essere deliberata la realizzazione di un gassificatore e non di un biogassificatore. Il vero biogassificatore sta per essere realizzato nella frazione di Santa Maria a Monte, nel paese di San Donato a pochi chilometri da Pisa. In Toscana, il procedimento di biogassificazione da impiantare sul territorio è stato trattato in una seduta del Consiglio Provinciale l’otto marzo scorso e, appena sei giorni dopo, sono iniziate le vibrate e decise contestazioni da parte di tutti i comitati ambientalisti, nonostante la biogassificazione abbia altri procedimenti – più sicuri e meno invasivi – della gassificazione che a Capua il Pdl, con un manifesto risibile e davvero sorprendente, vuole pateticamente far passare per “bio”.
Carmine Antropoli, primario oncologo, stranamente non ha fatto caso a un passaggio fondamentale, tanto indispensabile da poter evitare migliaia di neoplasie e tumori tra Capua e gli altri comuni limitrofi: il biogassificatore non ha, come il gassificatore, la fase cosiddetta Tar: il momento in cui vengono sprigionati nell’aria composti come i catrami polverizzati degli idrocarburi aromatici, l’anidride carbonica frammista a nanoparticolati di elevatissimo impatto ambientale.
Solo nella prima fase, la Char, il gassificatore e il biogassificatore funzionano allo stesso modo, quando producono il syngas, elemento di sintesi che proviene dalla lavorazione del materiale organico. La seconda fase, quella del diretto e devastante impatto ambientale, non appartiene al biogassificatore, ma alla struttura che si vorrebbe realizzare a Capua.
E allora come mai – sul manifesto del partito del sindaco – è stato definito Biogassificatore qualcosa che è del tutto diversa. E’ come definire lavatrice un’automobile. Non si tratta di un errore, ma di un tentativo, seppur goffo e davvero elementare, di spacciare per buona una struttura che, come confermato dai migliori Atenei del mondo, provoca un innalzamento spaventoso delle incidenze tumorali.
Ma c’è di più, e di ancor più inquietante: il sindaco aveva imposto alla Polizia Municipale di “non far salire nell’aula consiliare più di 250 persone”, facendo così capire che ci si aspettava una partecipazione popolare massiccia. Invece, quando quelle persone hanno avuto accesso (accesso autorizzato dal sindaco!) alla sala del Consiglio, la presidente dell’Assise, Carmela Ragozzino ha rinviato la seduta perché: “non ci aspettavamo tanta gente”.
Prima il sindaco diceva di aspettarsi tante persone in quell’aula, poi, la sua presidente sposta la seduta perché quell’aula non è idonea a contenere tanta gente. Inutile fare commenti sull’intelligenza astuta di chi ha preparato a tavolino la messinscena da asilo della prima infanzia.
Ma si va anche oltre, perché in aula c’era uno striscione con su scritto: “Mai più incendi all’Ilside, sì al gassificatore”. Evidentemente ai “Gassificatore boys” non è chiaro che la plastica non può essere gassificata. Ma il fatto è che questa imprecisione è uscita dalla bocca dello stesso Antropoli che, in più interviste, ha testualmente dichiarato: “se ci fosse il gassificatore, non ci sarebbero sciagure come quella dell’Ilside”. Se non fossimo così intelligenti penseremmo che sia stato il sindaco a dettare quello striscione ai sostenitori del gassificatore. Ma noi siamo furbi e non lo pensiamo nemmeno. Vero?
Salvatore Minieri