CASERTA – Niente più “Bio”, perché nessuno abbocca più, ma addirittura la creazione di neologismi ed endiadi ebeti capaci di rassicurare le popolazioni che dovrebbero trovarsi fianco a fianco con le nuove piattaforme per lo smaltimento di rifiuti, anche pericolosissimi. Ma non c’è da preoccuparsi, secondo i brillanti inventori di suffissi per nascondere i rischi delle nuove linee di smaltimento rifiuti. Sì, perché le menti di pubblicitari e commercial strategy makers hanno già provveduto a partorire l’ennesima truffa ai danni della salute del cittadino e della semantica. Un nuovo termine, “ammendanti” con l’aggiunta di un aggettivo che possa immediatamente tranquillizzare persino i più scettici. “Agricoli”, perché niente dell’agricoltura può far male, nel semplice pensare comune.
E qui, inizia una delle bugie industriali più clamorose degli ultimi due decenni. Ammendante, secondo la definizione corrente, è un elemento che serve a migliorare la fertilità del terreno in fase di coltura e lavorazione dei fondi. Altra cosa sono le risultanze dello smaltimento dello stesso che, come dimostrano le tabelle, sono pericolosissime per la salute umana. E qui inizia la pantomima. Chiamare una centrale di smaltimento rifiuti, “piattaforma per il trattamento di ammendanti agricoli” è una strategia che, oltre a essere inefficace, mostra il suo tentativo patetico di mascherare il trattamento chimico di sostanze che, quando sono semplicemente ammendanti, non comportano gravi rischi per l’incolumità umana. Ma quando vengono trattati nello smaltimento, sì. Altro che “agricoli”. Da qualche mese, sono giunte sulle scrivanie della Regione Campania, ben tre richieste per la realizzazione di altrettanti impianti per trattare gli ammendanti agricoli. Euthalia a Pignataro Maggiore, Garden e Alekos, addirittura nella ex Pozzi, in tenimento di Sparanise. La più grande discarica industriale d’Europa.
Si tratta di tre impianti che dovrebbero lavorare rifiuti in un processo aerobico, quindi esposto all’aria, con conseguente esalazione di flussi maleodoranti, portati sui vicinissimi centri abitati anche da venti deboli. Il passaggio dei rifiuti verso la lavorazione, richiederebbe la bellezza di novanta giorni. Tre mesi di stazionamento e pretrattamento, sotto il naso dei residenti. Nella finzione tranquillizzante di un concetto come “ammendanti agricoli”, si nascondono rifiuti ligneo cellulosici, fanghi di depurazione delle industrie alimentari, ceneri di combustione di sanze esauste. Le polveri che vengono liberate, durante la triturazione, sono tra quelle più insidiose. In termini di impatto olfattivo, poi, le centrali per gli ammendanti agricoli, avrebbero vita facile in quanto non limitate dal sistema normativo, sulle sostanze osmogene né nella misurazione dei parametri per l’emissione di odori acidi sul territorio. Pe quanto riguarda il controllo e il deflusso delle acque che serviranno a trattare i rifiuti, si rischia di compromettere quel poco che ancora si salva dei territori dove starebbero per sorgere le piattaforme. Le tre società dovrebbero addirittura realizzare reti fognanti nuove per evitare la corrivazione superficiale (già intaccata e inquinata, nella zona ex Pozzi, come segnalato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere). Ancora più difficile realizzare indotti e canalizzazioni per l’evacuazione delle acque industriali, vista la mancanza di pendenza richiesta dalle norme tecniche sulle aree in questione. Giova ricordare che la zona Pozzi e parte dell’Asi di Pignataro Maggiore in provincia di Caserta, sono prive di un integrato sistema di depurazione delle acque. Le centrali per gli ammendanti agricoli andrebbero a compromettere ulteriormente un sistema idrico già inquinato dall’insistenza pregressa di attività industriali e di scarichi abusivi. Le centrali per il trattamento dei cosiddetti ammendanti agricoli, sono tra le più pericolose, perché più soggette di altre a fenomeni di combustione accidentale e autocombustione, soprattutto nei periodi caldi, e per l’estrema difficoltà gestionale, dal punto di vista economico. Questi dati sono stati diffusi, già nel 2002, in un report di linee guida sul trattamento degli ammendanti, dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e dall’ONR, Osservatorio Nazionale Rifiuti. In più casi, l’emissione di effluvi maleodoranti e l’impossibilità tecnica di contenerli, ha spinto le società a chiudere le piattaforme, lasciando sui territori vere cattedrali dell’incapacità aziendale del settore. Ma non sono solo gli odori a far temere per le tre piattaforme che stanno per sorgere nella parte nord della provincia di Caserta. I rischi principali provengono dall’esposizione degli abitanti alle endotossine e alle polveri che scaturiscono dai processi chimici di lavorazione degli ammendanti agricoli. Particelle con elevato potenziale di infettività che trasportano spesso spore fungine, come l’Aspergillus Fumigatus, causa di criticità respiratorie e infezioni polmonari, soprattutto nella popolazione più giovane. La pericolosità delle piattaforme per gli ammendanti non si esaurisce tra odori e infezioni polmonari, anche gravi. Perché nei fanghi di depurazione vivono organismi patogeni che si liberano nell’aria, quando vengono trattati sulle linee di lavorazione. Nasce così il fenomeno del bioaerosol con cariche patogene contenenti microgocce, vettore di affezioni respiratorie. A ridosso delle strutture già esistenti, è stata riscontrata la presenza di policlorobifenili in quantità rilevanti, diossine e pesticidi, oltre a massicce dosi di idrocarburi policiclici aromatici. In alcuni casi, è stata anche registrata l’esposizione di alcuni operatori a livelli troppo alti di sostanze derivanti da metalli. Gli impianti tra Pignataro Maggiore e Sparanise dovranno rispettare rigidissime norme ambientali, come la distanza dalle abitazioni (soprattutto, rurali), tener conto dei metri che dividono le linee di trattamento rifiuti dai corsi d’acqua e i termini per la pendenza che dovrebbero scongiurare la penetrazione del percolato nei terreni. In due casi, quelli della Alekos e della Garden, si parla di cordate imprenditoriali del settore rifiuti finite già nelle maglie della Giustizia. I due imprenditori di riferimento, Sorbo e Di Nardi, dovranno operare in un territorio inserito già nel protocollo emergenziale “Terra dei Fuochi”. Difficile davvero rimanere tranquilli, in provincia di Caserta.
Salvatore Minieri