PIGNATARO M. – La grande leggerezza, potrebbe essere questo il titolo dell’ultima saga, targata Amministrazione di Pignataro Maggiore che, da qualche giorno, è impegnata in una battaglia di diffusione di una delle più grandi imprecisioni giuridiche mai registratesi nella cittadina dell’Agro Caleno. Si tratta della scivolata giurisprudenziale sulla presenza di beni culturali su terreni pubblici in località San Pasquale. Nell’area collinare alle spalle delle città, infatti, si conservano le splendide evidenze di un castello-quartiere di probabile età tardomedievale che, a causa di incuria e piogge stagionali insistenti, sta crollando giorno dopo giorno.
Da qualche settimana, la stampa e le associazioni hanno lanciato l’allarme addirittura all’ex ministro Massimo Bray per tentare di salvare quel castello, soprattutto dall’indecisione della classe politica che, pur di giustificare la propria condotta disinformata, ascrive le responsabilità del crollo al privato, proprietario della collina su cui sorge il maniero.
Non solo, nelle ultime ore alcuni amministratori, attraverso un social network, hanno addirittura creato l’assioma: “castello su terreno privato significa bene che non rientra nel novero dei beni culturali pubblici”.
E qui si manifesta la grave imprecisione del gruppo guidato dal sindaco Raimondo Cuccaro. L’Amministrazione, infatti, non ha tenuto conto dell’articolo 10 (Beni Culturali), capitolo I (oggetto della tutela), parte seconda, titolo I (tutela) del Decreto Legislativo 22 giugno 2004, n°42 che recita testualmente: “Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico…”
Come il grande Castello medievale di Pignataro Maggiore, appunto, che rientra nella categoria dei beni culturali appartenenti a persone giuridiche private senza scopo di lucro. Quindi, si tratta di un monumento che può essere annoverato nei beni di pubblico interesse, pur trovandosi su terreno privato (dato irrilevante ai fini della tutela del bene stesso)
Pare, invece, che dalla sede comunale di Palazzo Scorpio si sia innalzata una colonna di dissenso e fastidio a causa della campagna stampa portata avanti per salvare i beni culturali a Pignataro, tanto da appellare i giornalisti come “imprecisi e impreparati”. Evidentemente, a Pignataro la politica soffre ancora della logica della pagliuzza e della trave o, più probabilmente, i due assessori alla cultura non hanno ancora trovato il tempo per sfogliare un semplice codice che tratta di tutela dei Beni Culturali.
Salvatore Minieri