BELLONA – Di seguito il comunicato stampa del Comitato cittadino Bellona/Triflisco:
Ilside avrebbe dovuto aprire una prospettiva, nuova, eccentrica (progressista?) sul rapporto cittadino-istituzioni. La parabola discedente (involutiva) seguita nella dialettica tra il fronte istituzionale e la compagine civica, che costruisce un fronte critico e di opposizione rispetto a scelte di gestione del territorio del tutto irrazionali, rappresenta un denominatore comune alle aree socio-economiche più depresse, periferiche, pensate e strutturate come piccoli feudi medioevali con tanto di vassalli, valvassini e valvassori. Luoghi dove, per volere del potere centralizzato, lo sviluppo economico è egemonizzato da un’oligarchia imprenditoriale portatrice di un sistema produttivo incapace di creare e diffondere ricchezza tra le masse. Un’oligarchia che col sangue e il lavoro dei molti crea ricchezza smisurata per pochi privilegiati. Certo. Sono meccanismi noti da secoli. Solo che oggi la catena tayloristica dello sfruttamento mette le mani sulla nostra terra, crea ricchezza per pochi non attraverso la produzione (spesso ipertrofica) di beni di consumo, ma attraverso la distruzione e il deterioramento dei beni naturali (acqua, terra, aria). La sovrapproduzione porta con sé il germe della distruzione e dell’autodistruzione.
Vicende come quella di Ilside sono particolari e universali al tempo stesso. Sono la costante insopprimibile di un modello economico unidirezionale e vessatorio.
A lato di tutto questo si erge quel monolite immutabile che è la politica, opaca, irrelata, quando non conurbata negli intrecci oscuri dell’affarismo. Incapace di esprimere soluzioni valide, di proporre modelli alternativi di crescita, spesso braccio forte del controllo poliziesco della società.
Alla base di questa piramide il magma incandescente delle comunità, spesso inconsapevolmente complici del silenzio-assenso verso questo assetto di potere, che andrebbe spezzato con una presa di coscienza copernicana, in grado di ribaltare il baricentro e riappropriarsi di quella centralità che il cittadino merita.
L’abitudine è una seconda natura, ma l’abitudine alla schiavitù, soprattutto intellettuale, è una seconda natura perversa.
È ora di sollevare il capo, di ricollocare al centro più che il cittadino l’essere umano.
Questo l’insegnamento di questi 10 mesi guardati in retrospettiva. Ma se la retrospettiva non viene trasformata in prospettiva (di lotta, di dissenso permanente, di costruzione di disegni alternativi partecipati dal basso) avremo ancora sul nostro cammino cento, mille, un milione di Ilside.
P.P. del Comitato cittadino Bellona Triflisco #MaipiùIlside