L’antica città di Cales, che le fonti latine indicano essere stata fondata dagli Ausoni, era insieme a Capua (l’odierna Santa Maria Capua Vetere) e Teano una dei più importanti centri della Campania settentrionale. Non è semplice stabilire la data di fondazione dell’importante centro ausonico ma, fin dalle epoche più antiche, i suoi abitanti inumarono i corpi dei defunti in sepolture sontuose e ricche di corredi eccezionali, elemento che mette in luce il quadro economico e la stratificazione sociale del centro arcaico.
Avere un’idea dettagliata sui costumi funebri, i gusti artistici, le influenze esterne e il livello economico raggiunto nella Cales dei primi secoli è possibile grazie al libro “La necropoli del Migliaro a Cales. Materiali di età arcaica” (Fabrizio Serra Editore, 337 pagine, 916 euro), a cura di Colonna Passaro e Fernando Gilotta, con contributi di Leopoldo Aveta, Gabriella Ciaccia, Fulvio De Salvia, Angela Izzo, Ciro Piccioli e Antonio Scognamiglio. Un volume che, dato il costo, è molto difficile trovare nelle librerie della nostra zona ma che, proprio in virtù dell’estrema importanza del suo contenuto, dovrebbe essere presente nelle biblioteche di tutti i centri dell’Agro Caleno. Il progetto editoriale si riferisce ai lavori di scavo eseguiti negli anni 1995-1997 in località Migliaro a Calvi Risorta, durante i quali venne alla luce una importante necropoli con numerose inumazioni risalenti ad un arco cronologico che va dagli ultimi anni del VII ai primi decenni del V secolo avanti Cristo. I materiali rinvenuti nelle sepolture sono catalogati e analizzati con un vasto apparato grafico e fotografico che fornisce la possibilità di comprendere l’elevato grado economico e artistico raggiunto dai caleni dei primi secoli grazie a rapporti con il mondo etrusco e con quello delle colonie greche della costa.
Di particolare interesse è il corredo – oggi in esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli – della tomba 89, meglio conosciuta come la “Tomba della Fanciulla”: la sepoltura del VI secolo a.C. appartenuta a una donna di circa sette anni, inumazione che gli archeologi hanno definito “principesca” a causa della ricchezza dei reperti.
La “Tomba della Fanciulla” ha restituito materiali molto interessanti tra cui gioielli, anfore, uno scettro in pasta vitrea e dei calzari in legno e bronzo. Merita particolare menzione un’anfora biconica con decorazione red-on-white(rosso su bianco) sul cui corpo, entro tre spazi metopati, sono raffigurate due svastiche e un motivo a zig-zag. Le indagini nei nuclei sepolcrali del Migliaro e delle contigue località Pezzasecca e Rocioloni – i più ampi finora rinvenuti a Cales – attestano l’esistenza di una comunità stanziale a partire almeno dal tardo VII secolo e primi decenni del V secolo a.C. Nel volume di ciascuna tomba è fornita una breve scheda introduttiva; di ogni corredo sono illustrati, con disegno o foto, tutti i reperti e analizzate le varie classi di materiali. Un saggio di carattere “tecnico” ma che è capace di svelare a tutti le radici più antiche del popolo caleno.
Massimiliano Palmesano