Il finanziamento pubblico alle scuole private al centro del nuovo appuntamento de “La ricreazione è finita”

Il finanziamento pubblico alle scuole private al centro del nuovo appuntamento de “La ricreazione è finita”

La settimana scorsa  il Mattino, riportava la notizia di due scuole paritarie del Nolano  e una di Torre Annunziata dove venivano rilasciati diplomi facili. Studenti da ogni parte d’Italia si recavano in queste scuole, alla faccia di chi studia sistematicamente per anni , con la garanzia di ottenere l’agognato titolo. Coinvolti vari docenti, un Consigliere Regionale, un Ispettore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Impiegati ecc. Le Scuole truccavano registri e altri documenti per far aumentare il numero degli iscritti e raggiungere quella soglia senza la quale non si ottiene la qualifica di PARITARIA e il conseguente finanziamento da parte dello Stato.

Ci si può chiedere :dov’è la notizia? Sono anni che in Italia c’è una mercificazione di diplomi e diplomini di vario tipo. Il D. M. del 29/11/2007 n. 267 riepiloga in termini essenziali le modalità con cui i gestori delle scuole non statali possono richiedere il riconoscimento della parità scolastica. Tralascio le modalità di reclutamento del personale di questo tipo di scuola, nonché gli stipendi effettivamente percepiti dal personale , per ricordare che l’art. 33, comma 4 della Costituzione affida alla Legge ordinaria il compito di fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali e che la Legge 62 del 10/03/2000 ha regolamentato per la prima volta tale materia. La dicitura “senza oneri per lo stato “ ,contenuta al comma 3 dell’art. 33 della Costituzione , vieta inequivocabilmente il sostegno finanziario da parte dello Stato. D’altronde anche una giurisprudenza consolidata va in questa direzione. Quel che è certo e che la Legge 62/2000 ha individuato il “ Sistema nazionale di Istruzione” che include anche le scuole paritarie. E’ appena il caso di ricordare che,ad esempio, buona parte delle scuole dell’Infanzia paritarie sono di ispirazione cattolica. Vero è che la Legge 62 introduce interventi attivi sotto forma di sgravi fiscali , ma ricordo che le scuole private ( prima di essere paritarie), ricevevano una congrua cifra per ogni classe dallo Stato già in precedenza. Cifra a cui va sommata la retta pagata dalle famiglie e gli esborsi aggiuntivi per eventuali altre attività che la scuola svolge. Le vittime principali dei diplomifici sono i precari,i quali attraverso corsi che fanno acquisire punteggi si precipitano presso questi Istituti ( e altre agenzie autorizzate ) pagando quanto  richiesto. I precari sono persone accomunate  dal fatto che da anni sono in fila all’interno di un sistema basato sull’accumulo di punti : 12 punti per ogni anno di servizio , 12 punti per l’abilitazione , 6 punti per il diploma , 6 punti per ogni altra abilitazione e così di seguito. Un corso , un ricorso ( altra nota dolente e costosa ) possono garantire quel punticino che può fare la differenza. E’ un meccanismo infernale , senza fine . Un master di durata annuale rende tre punti e  costa 1.500,00/2.000,00 euro; una specializzazione biennale rende 3 punti e costa 600,00/800,00 euro e così via per diplomi di perfezionamento e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente lo sfruttamento dei precari è più evidente in quelle scuole private o paritarie che riescono ad avere prestazioni gratuite dai docenti in cambio del punteggio. Ma in fin dei conti anche lo Stato specula ricorrendo alle supplenze , anziché alle immissioni in ruolo, risparmiando il pagamento dei mesi estivi e le ricostruzioni di carriera. Tutto ciò non fa altro che rimarcare l’insufficienza dei controlli per un fenomeno che dall’acquisizione di diplomi di ogni tipo ,allo “sfruttamento umano “è un grosso affare.D’altronde anche il personale di ruolo tende ad accaparrare titoli ad esempio per aumentare il punteggio per i trasferimenti o nella graduatoria interna di perdente posto. Malcostume diffuso? Decisamente!!

Vitulazio, 4 maggio 2013.

Giacomo Coco

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