C’è chi ha scritto che “nessuno fa accapponare la pelle come Jo Nesbø”, incontrastato maestro scandinavo del genere “crime” che ha venduto quaranta milioni di copie in tutto il mondo. Ora con il nuovo romanzo, “Il fratello” (Einaudi, 648 pagine, 22 Euro, traduzione di Eva Kampmann), lo scrittore norvegese nato a Oslo nel 1960 non vuole smentirsi di fronte ai suoi tantissimi lettori e desidera precipitarli nell’inquietudine con un thriller sulle menzogne, i segreti, i tradimenti nascosti dietro la rassicurante facciata della vita familiare. E lo fa con durezza, con una scrittura così: «Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un’illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro loro, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri». La trama: sono anni che l’appena citato Roy gestisce una stazione di servizio in un paesino tra le montagne, su al Nord, facendo una vita tranquilla e ritirata. Carl, il fratello minore, se ne è andato da tempo in Minnesota dove è diventato imprenditore e da allora di lui non è arrivato che l’eco del suo successo. Ma ora che Carl è inaspettatamente tornato con il grandioso progetto di costruire un hotel e trasformare il paese in una località turistica, Roy si trova di nuovo a doverlo difendere dall’ostilità e dai sospetti degli altri. Come quando erano ragazzi, Roy cerca di proteggere Carl, ma suo malgrado si ritrova risucchiato in un passato che sperava sepolto per sempre.
Come ha raccontato lo stesso Jo Nesbø, attraverso questo romanzo l’autore ha fatto i conti col proprio passato, con la forza dei legami tra fratelli, con l’insidia dei segreti trasmessi da una generazione all’altra. Scrivere storie è il suo modo per affrontare dubbi e fantasmi, trasformando il passato in qualcosa di nuovo. Per Stephen King “Il fratello” è animato da «una tensione fortissima ed è davvero originale. Un libro speciale da tutti i punti di vista». E Stephen King è uno che ne intende.
Red. Cro.