Le vicende del Mediterraneo sono caratterizzate da uno scambio continuo tra culture, una fusione perpetua di tradizioni e modi di intendere la vita. Ne parla “Stupor mundi – Storia del Mediterraneo in trenta oggetti” (Rizzoli, 320 pagine, 22 Euro), l’affascinante libro di Paolo Giulierini, direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli: “Il Mediterraneo è stato luogo e strumento d’incontro – o di scontro – tra civiltà diverse e distanti, che ne hanno solcato le acque per commerciare e depredare, per condividere e conquistare”. Popolazioni preistoriche, etruschi, romani, greci e normanni sono i protagonisti di questo bellissimo racconto; ma non i soli: allo stesso modo arabi, indiani e cinesi hanno solcato le acque del Mare Nostrum contaminando quello che un tempo era il mondo romano e creando una sintesi di culture della quale, ancora oggi, vediamo i risultati. Il viaggio con Paolo Giulierini inizia “in un luogo così remoto che – apparentemente – non ha nulla a che vedere con il Mediterraneo: la Cina”. Erano tante le affinità tra impero romano e quello cinese; e molti erano gli scambi tra le due civiltà attraverso la ben nota Via della Seta. Il percorso tracciato dall’autore continua con testimonianze dal lontano Oriente; negli scavi di Pompei del 1939 venne rinvenuta una statuetta in avorio che diede il nome al luogo della fortunata scoperta (la Casa della statuetta indiana): “Il ritrovamento di questa statuina indiana dimostra fin dove si espandesse il commercio durante l’età imperiale”. Tale reperto dimostra quanto fosse importante, per gli antichi romani, ostentare il proprio status con oggetti esotici; così come – inoltre – nel caso delle sete provenienti dall’impero cinese, l’esigenza di possedere prodotti provenienti da lontano alimentava i commerci e gli scambi culturali tra il Levante ed il mondo mediterraneo.
La scelta del direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli di iniziare il proprio viaggio da realtà remote nello spazio, oltre che nel tempo, rende bene l’idea di quanto fossero complessi gli scambi; ovviamente, però, il tragitto – pur avendo origini lontane, a poco a poco si avvicina per giungere nelle terre bagnate dal Mediterraneo. In paragrafi molto ben strutturati, corredati da immagini che facilitano la comprensione del testo, troveremo storie del mondo nord africano o greco; come nel caso del capitolo sugli “Attacchi di panico”, approdando in Arcadia la terra di origine di Pan: “Dio indiscusso di questa terra era Pan, rappresentano in un celebre gruppo statuario in marmo conosciuto con il nome di Pan e Dafni”. Ma quelli appena citati sono solo pochissimi esempi, nel libro ne troveremo trenta, ed ognuno di essi ha una storia da raccontare. Un volume, felicemente leggero e scorrevole, ma allo stesso tempo denso di informazioni utili per comprendere compiutamente la realtà mediterranea e i suoi sviluppi.
Scrive tra l’altro Paolo Giulierini: “Federico II di Svevia, che riuscì a creare una magnifica corte a Palermo, nella quale era naturale incontrare intellettuali di ogni religione e cultura, fu definito Stupor mundi. Non a caso, a lui si ispira il titolo di questo libro: normanno, giunto nella greca Trinacria, armonizzò da subito gli influssi bizantini e arabi con la propria indole nordica. Ma questa tendenza, che oggi chiamiamo melting pot, non fu propria solo del Medioevo. Vi fu un mondo, molto più antico, che apparve agli occhi dei presenti forse ancora più stupefacente. E’ una distesa d’acqua circondata da coste in cui dalla notte dei tempi si incontrano Egiziani, Fenici, Minoici e Micenei; più tardi Greci, Etruschi e Italici, Romani; infine Germani, Slavi, Arabi, Turchi. E ora tanti altri”.
Dario Palmesano