AGRO CALENO – Un nuovo pentito della “camorra nostrana” fa traballare l’Agro caleno e la piana dei mazzoni. Si chiama Benito Natale, nato a Mondragone il 21-10-1973 e residente fino al suo arresto e il successivo “pentimento” nella cittadina “mazzonara” di Grazzanise. Inserito nella struttura organizzativa del clan camorristico dei “casalesi”, attiva a Grazzanise, Capua, Pastorano, Vitulazio, Bellona e comuni limitrofi, con il ruolo di partecipante nelle attività illecite relative all’imposizione e alla raccolta delle estorsioni, alle intimidazioni nei confronti degli imprenditori, all’aggiudicazione degli appalti a ditte riconducibili al clan, al controllo di fatto del patrimonio confiscato all’organizzazione camorristica. Benito Natale, prima del suo “pentimento”, veniva indicato da un altro collaboratore di giustizia, Enrico Chierchiello da Cancello ed Arnone, quale “luogotenente” di Maurizio Fusco, importante esponente del clan dei Casalesi e reggente del gruppo Schiavone sull’area di Vitulazio e limitrofi e dedito, fra l’altro, proprio ad attività estorsive. I familiari di quest’ultimo, importante collaboratore di giustizia, appena dopo il “pentimento” sono stati trasferiti in una località protetta. L’uomo, già condannato per associazione mafiosa e tentata estorsione – con conferma in Cassazione -, è destinatario di ulteriori ordinanze di custodia cautelari, emesse a seguito delle indagini compiute della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
La collaborazione del “pentito” Benito Natale, coordinata dal dottor Alessandro D’Alessio, Sostituto Procuratore presso la DDA in seno alla Procura di Napoli, sta svelando i rapporti tra colletti bianchi, politica e camorra, territorialmente riconducibili non solo alla piana dei mazzoni, ma anche dell’Agro caleno, facendo tanti nomi di imprenditori, professionisti e pubblici amministratori legati agli affari del “clan dei casalesi”. Il territorio caleno una volta era nelle mani dei clan pignataresi (cosche Lubrano, Ligato, Nuvoletta e Abbate), unitamente al clan Papa di Sparanise, ma dopo l’omicidio di Raffaele Lubrano (avvenuto il 14 novembre del 2002) commesso dal “clan dei casalesi”, questo territorio è passato sotto la “governance camorristica” dei “mazzonari” (Alfonso Cacciapuoti, Gioacchino Tucci e Mezzero) appartenenti alla fazione degli Schiavone di Casal di Principe. La collaborazione con la giustizia di Benito Natale segue quella di due suoi conterranei, Paolo Raimondo ed Enrico Chierchiello. Questi ultimi già da qualche anno sono inseriti nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Sarebbe interessante mettere a confronto le dichiarazioni di questi tre pentiti “mazzonari” e verificarne l’attendibilità. (Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli – dott. Emilia Di Palma – eseguita in data 05-05-2016 – Stralci – Allegato 1)
Sulle ultime rivelazioni del “pentito” Natale che, in buona parte sono sotto il segreto istruttorio, sono in corso riscontri dettagliati da parte della magistratura partenopea. Il dott. D’Alessio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli conobbe il Natale proprio nell’ambito della questione riguardane due vitulatini eccellenti ed impegnati nel settore dei rifiuti, ovvero Antonio Scialdone che, dopo l’uscita dal Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta, nell’anno 2010, consolidò i rapporti di amicizia con l’imprenditore dei rifiuti Alberto Di Nardi di Vitulazio, il quale lo ingaggiò come consulente nella Dhi – Di Nardi Holding Industriale Spa, con sede a Pastorano.
Il “pentito” Benito Natale, insieme al “capozona dei casalesi” Maurizio Fusco, venne arrestato e poi condannato fino in Corte di Cassazione per la tentata estorsione avvenuta nell’estate 2012 e denunciata dagli imprenditori Di Nardi, titolari della società “DHI Spa”, con sede in Pastorano, operante nel settore dei servizi ambientali e d’igiene urbana. Per tale reato, infatti, cosi come si evince dalla sentenza che conferma la condanna a carico di Natale e Fusco, emessa dalla Corte di Cassazione, proprio Benito Natale, che in seguito decide di collaborare con la giustizia, si difende sostenendo testualmente: “I Di Nardi conoscevano il Natale fin da ragazzo; in relazione all’appalto di cui si è detto, … imputato Natale, in qualità di titolare di fatto della ditta S.I.A. S.r.l. aveva messo a disposizione dei Di Nardi alcuni autocompattatori; lo stesso Natale in sede di interrogatorio nel corso dell’udienza di convalida del fermo operato dai Carabinieri (e poi non convalidato dal Giudice per le indagini preliminari) ha dichiarato di essersi recato dai Di Nardi per discutere con costoro di come rientrare in possesso degli autocompattatori poi risultati ancora parcheggiati presso l’azienda dei denuncianti e di avere nell’occasione dato un passaggio al Fusco che doveva anch’egli parlare con i Di Nardi per gli arretrati economici dovuti al fratello dalla ditta titolare del precedente appalto della raccolta dei rifiuti cui i Di Nardi erano subentrati anche nei rapporti con il personale… Per dovere di completezza deve essere ancora aggiunto che nelle more di celebrazione dell’odierna udienza la difesa dell’imputato Natale ha fatto pervenire nella Cancelleria di questa Corte Suprema diverse memorie (anche corredate da allegazioni) relative, in particolare, agli esiti di operazioni di intercettazioni ambientali compiute nel procedimento principale dal quale è stato stralciato quello che in questa sede ci occupa, riguardanti colloqui carcerari tra l’imputato Fusco ed i suoi congiunti all’indomani dell’arresto per i fatti di cui al presente processo, atti dai quali – ha evidenziato la difesa del Natale – che il Fusco ed i suoi congiunti erano rimasti sconcertati dell’arresto del Natale il quale, a loro dire, aveva detto la verità al Giudice e che il contenuto della nota “busta gialla” era diverso da quello prospettato dal Di Nardi Alberto riguardando anch’esso la causale del tutto alternativa del recupero degli stipendi arretrati sollecitato da Fusco Maurizio per il fratello Giuseppe. Ha, inoltre, ancora sottolineato la difesa dell’imputato Natale le emergenze documentali (come da produzione di provvedimenti in materia cautelare da parte della difesa dell’imputato) riguardanti i rapporti FUSCO – DI NARDI – SCIALDONE legate ad un mercimonio elettorale individuato nella promessa che SCIALDONE Antonio aveva fatto per fare assumere presso aziende sulle quali poteva intervenire per mezzo dei suoi poteri di pubblico funzionario STELLATO Antonietta e FUSCO Giuseppe, rispettivamente moglie e fratello di FUSCO Maurizio, affinché quest’ultimo garantisse il sostegno elettorale proprio e dei propri familiari alla sorella del primo – SCIALDONE Giovanna Lina – candidata alle elezioni comunali di Vitulazio del maggio 2009. Ciò, anche sulla base delle conversazioni intercettate conforterebbe il fatto che il FUSCO Maurizio si sarebbe recato dai Di Nardi per risolvere la questione del credito che il di lui fratello Giuseppe vantava in relazione ad alcune mensilità di stipendio arretrate”. (Sentenza della Corte di Cassazione – Seconda Sezione Penale n. 45659 del 21-10-2014 – Allegato 2);
Infatti, dall’ordinanza a firma del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, la dottoressa Emilia Di Palma, che su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sostituto Procuratore – dr. Alessandro D’Alessio), in data 05-05-2016 portò all’arresto, tra gli altri, del camorrista Benito Natale e dell’ex Presidente del Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta ed ex Sindaco di Grazzanise, Enrico Parente (successivamente deceduto), viene rimarcato l’importante ruolo di Benito Natale quale luogotenente del capozona Maurizio Fusco.
Il ruolo di Benito Natale, nel controllo delle attività imprenditoriali locali e dunque delle estorsioni per l’accaparramento di ingenti risorse economiche – settore molto caro al gruppo camorristico degli Schiavone – attuata tramite il soffocamento o comunque il controllo diretto o indiretto delle attività commerciali ed imprenditoriali operanti sul territorio compreso tra Grazzanise, Capua, Vitulazio, Pastorano e limitrofi, viene descritto dal collaboratore di giustizia, Enrico Chierchiello: “L’ho sempre conosciuto quale Benito. Ribadisco che lui aveva contatti stretti con Fusco Maurizio con il quale collaborava nelle attività illecite, non solo nelle attività illecite relative alla gestione di videopoker, ma anche nella gestione dell’attività illecite relative alle estorsioni nei confronti di imprenditori nella zona di competenza di Fusco. Posso dire che lui, come me era incaricato anche di recarsi presso i cantieri ad avanzare le richieste estorsive. Non so se il Clan dei Casalesi, in particolare la fazione a cui appartenevo anche io, capeggiata da Fusco avesse interessi economici nel bar di Benito, ma posso dire che sia io, sia Maurizio Fusco che anche Papa Giovanni, Minutolo Modestino, Buonanno Francesco, tutti e tre uccisi nel triplice omicidio, frequentavamo assiduamente il bar di Benito. Per come ho visto io Maurizio Fusco, proprio per il rapporto che aveva con Benito non pagava mai quello che consumava all’interno del bar Moulin Rouge. Io ho visto Benito l’ultima volta due o tre mesi che io fossi arrestato e decidessi di collaborare, in particolare intorno al gennaio 2011. In quel periodo lui lavorava ancora per Fusco e si occupa ancora delle estorsioni agli imprenditori e della gestione di videopoker, sempre per conto del gruppo capeggiato da Maurizio Fusco. Benito gestiva i videopoker nel senso che provvedeva a far installare i videopoker di una ditta di cui non ricordo il nome che faceva capo a Schiavone Nicola e nella quale aveva interessi economici anche Fusco Maurizio e poi parte dei proventi venivano consegnati a Fusco Maurizio in quanto poi spettanti al Clan dei casalesi. Le installazioni riguardavano sia i videopoker regolari, sia quelli modificati in modo da limitare le possibilità di vincite per i giocatori e da permettere un maggiore guadagno per il gestore. Insieme ai videopoker Benito si occupava anche della gestione delle sale scommesse, in particolare lui gestiva una sala scommesse in Grazzanise. In questa attività aveva collegamenti anche con altri gruppi criminali operanti in Giugliano in Campania e Qualiano”. (Ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli – dott. Emilia Di Palma – eseguita in data 05-05-2016 – Stralci – Allegato 3). Possiamo dire che tra night-club, panificatori, cuba, costruttori, cantanti neomelodici, bische clandestine, spacciatori, barriste, ecc. ne vedremo davvero delle belle…. (non ci vuole tanto per fare 1+1 e capire dove sta il problema per l’agro caleno) basta leggere gli articoli pubblicati da “Il Mattino” e firmati della giornalista Marilù Musto che alleghiamo a margine (Allegati 4 e 5).
08-04-2017
Alfredo Di Lettera
4-all-benito-natale-il-mattino-24-01-2017-di-marilu-musto
5-all-benito-natale-il-mattino-17-02-2017-di-marilu-musto