TORINO – Il tavolo dei relatori era quello delle grandi occasioni nella sala 500 di Torino Lingotto Fiere per la conferenza dal titolo “Intercettazioni, processi interminabili, incertezza della pena: aspettando le riforme”, organizzata nell’ambito del XXVII salone internazionale del libro (8-12 maggio 2014). Stuzzicati dalle ficcanti domande dei giornalisti de “L’Espresso” – il direttore Bruno Manfellotto e i cronisti Gianluca Di Feo e Lirio Abbate -, sono intervenuti l’avvocato Carlo Federico Grosso, il magistrato Giancarlo De Cataldo, il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, e il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Proprio quest’ultimo è stato più volte interpellato in merito a quelle che sono le contromisure da adottare per risolvere i problemi della giustizia. Il titolare del dicastero ha sottolineato che il governo intende approntare una riforma sistemica che partirà dalla giustizia civile. Niente più singole norme per placare la rabbia dell’opinione pubblica.
Il contributo più importante sulla lotta alla criminalità, però, è arrivato dall’ex procuratore di Salerno ed ex coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Roberti, rispondendo a una domanda di Lirio Abbate, ha rilevato: ”Giovanni Falcone diceva che le mafie sono un fenomeno umano e come tali hanno un inizio e una fine. Io ritengo che questa previsione si stata disattesa perché le mafie si sono evolute. Riescono a intessere rapporti con altri gruppo a tal punto da garantirsi impunità e guadagni, senza più essere costrette a usare la forza. È ormai un dato oggettivo la sovrapposizione della criminalità organizzata di tipo mafiosa con quella non mafiosa, come i gruppi che la stampa ha via via definito ‘furbetti del quartierino’, ‘cricche’, ecc.”.
Il responsabile della Dna ha poi posto in rilievo lo stretto rapporto tra le mafie e la corruzione: “Per attenuare l’invasività della criminalità organizzata bisognerebbe combattere la corruzione. In Italia oggi la corruzione vale 60 miliardi di euro, un dato importante visto che in tutta l’Unione Europea ammonta a 120 miliardi di euro”. Relativamente alle modifiche costituzionali, Roberti, però, ha messo in guardia la politica: “Va bene modificare la seconda parte della Costituzione italiana ma attenzione a ledere i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale”.
Red.