Nel racconto del boss Iovine: il rapporto con Michele Zagaria e gli Schiavone, i politici che hanno favorito i clan, i finanziamenti e gli appalti gestiti grazie alle Istituzioni

Nel racconto del boss Iovine: il rapporto con Michele Zagaria e gli Schiavone, i politici che hanno favorito i clan, i finanziamenti e gli appalti gestiti grazie alle Istituzioni

CASERTA – Come una cascata cominciano ad arrivare le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia, il boss del clan dei “Casalesi” Antonio Iovine, il quale ha 180 giorni di tempo per raccontare tutto quello che sa su sangue, affari e rapporti con uomini dello stato e imprenditori. In queste prime settimane, da quello che emerge dai primi verbali resi pubblici, “o’ninn” ha già confessato novi omicidi e, nell’ambito della gestione di finanziamenti pubblici, ha ammesso che la cosca avrebbe messo le mani su alcuni milioni di euro erogati dal ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento nell’Alto casertano. “Si trattava di lavori appaltati attraverso finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura – dice – e Della Volpe Vincenzo ottenne di essere colui che avrebbe gestito per conto del clan i relativi appalti. Della Volpe utilizzò anche imprese del Napoletano, vivai che avevano le categorie giuste per accedere a questi finanziamenti. Se non sbaglio questi finanziamenti si riferiscono al periodo in cui il ministro dell’Agricoltura era Alemanno (circostanza smentita già dal diretto interessato N.d.r.) e ricordo il particolare che il ministro venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale al cinema Faro su invito di mio nipote Giacomo Caterino, anche lui impegnato in politica tanto che e’ stato candidato alle elezioni comunali e provinciali ed e’ stato anche sindaco di San Cipriano”.

Per quanto riguarda i rapporti con esponenti politici casertani, Iovine ha puntato il dito contro l’ex Consigliere regionale dell’Udeur, Nicola Ferraro, e contro l’ex parlamentare diessino Lorenzo Diana. Sul primo avrebbe detto: ”Conosco il ruolo di Nicola Ferraro – ha detto o’ ninno – di politico e imprenditore influente e capace di orientare gare come quella delle centraline a Caserta e quella relativa alla costruzione della cittadella giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere”.  Il secondo, invece, non avrebbe combattuto il sistema di gestione degli appalti a San Cipriano d’Aversa da parte dei clan ai tempi delle amministrazioni di Reccia e Cristiano, i quali facevano riferimento all’ex componente della Commissione Antimafia.

Riveste un ruolo significativo anche il racconto, da parte del pentito, del rapporto della sua fazione con quelle di Zagaria, Schiavone e Bidognetti. Nonostante un rapporto duraturo negli anni ed un incontro praticamente costante con gli alti capi dei Casalesi, c’è un momento in cui qualcosa sembra rompersi. Gli incontri mensili per pagare gli affiliati. Racconta Iovine: “Io mi sono occupato della cassa del clan e fino al 2008 le quattro persone responsabili eravamo io, Michele Zagaria, Nicola Panaro e Giuseppe Caterino. Ogni mese dovevamo versare 60mila euro per pagare gli affiliati liberi e detenuti. Al di fuori di questi introiti avevamo la necessità di garantire il pagamento degli stipendi dei detenuti al 41bis secondo una quota variabile tra 2500 e 15000 euro in relazione all’importanza all’interno del clan. Per esempio Francesco Schiavone Sandokan e Francesco Bidognetti prendevano 15mila euro”.
Questi rapporti mensili sono durati fino al 2008, quando, poi, qualcosa è veramente cambiato nel clan dei Casalesi. Racconta Iovine alla Dda: “Il 2008 è l’’anno in cui le cose sono cambiate. Innanzitutto fu arrestata mia moglie (Enrichetta Avallone, N.d.R.) ed immediatamente dopo mi accorsi che anche i conti che facevamo con Zagaria e Panaro non venivano più rispettati. Anzi tra Zagaria e Panaro iniziò una sorta di rivalità nelle quale io cercai veramente di fare da paciere. I motivi dell’attrito erano sempre economici anche se venivano mascherati sotto forma di mancanza di rispetto. La situazione è continuata anche quando a Nicola Panaro si è sostituito Nicola Schiavone”. E le cose se possibile peggiorano al punto tale che la diffidenza aumenta ed i cassieri del clan decidono di non vedersi più di persona ma di mandare propri rappresentanti. “La situazione tra di noi era molto cambiata, c’era tanta diffidenza e capitava anche che i conti si facessero ogni mese – racconta ‘o ninno -. Accadde anche che in quest’ultimo periodo (sta parlando dopo il 2009, nda) non partecipavamo più direttamente alle divisione degli stipendi ma mandavamo altre persone. Per esempio Zagaria mandava Massimiliano Caterino detto Mastrone ed io mandavo Ernesto De Luca. Dopo il dicembre 2009 mi sono completamente disinteressato perché in disaccordo col modo di comportarsi di Michele Zagaria”. Da questo momento tra i due ci sono una freddezza, certificata anche dalle dichiarazioni di Iovine, che li accompagnerà fino alla fine del 2010 quando poi ‘o Ninno sarà arrestato.

Red.

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