Nel diciottesimo canto dell’Eneide, Omero descrive il favoloso scudo che il dio Efeso (per i romani, Vulcano) aveva costruito per l’eroe Achille. Una delle scene raffigurate sullo scudo rappresenta una cerimonia nuziale: la sposa condotta presso la casa del marito tra le fiaccole; intorno giovani danzatori volteggiano leggiadri e i suonatori di flauti e cetre accompagnano l’imeneo, ovvero il canto che veniva eseguito in coro in onore della sposa. Nel vissuto quotidiano degli antichi greci la musica era una presenza costante: venivano eseguite musiche durante i banchetti e nel corso di cerimonie religiose, nelle feste e alla vigilia delle battaglie. Del resto la parola “musica” era originariamente in greco un aggettivo con il quale si indicava tutto quello che riguardava le Muse, le nove sorelle figlie di Zeus che presiedevano alle attività artistiche, in particolare alla poesia lirica, quella cioè accompagnata dal suono della lira.
Questo antichissimo e profondo rapporto tra cultura greca e musica è indagato nel libro di Massimo Raffa, “Il tessuto delle Muse – Musica e mito nel mondo classico” (Inschibboleth Edizioni, 203 pagine, 14 Euro), saggio introdotto da una bella premessa di Mario Lentano. Il connubio inscindibile tra suono e mito è una delle costanti del sacro nella cultura antica e tradizionale di numerosi popoli: sono molteplici i miti cosmogonici – cioè quelli che raccontano la nascita del cosmo – in cui il ritmo dei tamburi o le melodie degli strumenti a fiato hanno straordinari poteri capaci di generare la vita e dare inizio alla storia del mondo. Anche nei miti del mondo greco troviamo tracce di tali meccanismi narrativi.
Secondo gli antichi miti ellenici, quando Zeus si era appena insediato sul suo trono divino e stava per sposare Mnemosine, sull’Olimpo regnava un insolito silenzio che non si addiceva per nulla al clima che avrebbe dovuto caratterizzare le nozze del signore degli Dèi. Allora il dio si decise a rompere l’imbarazzante silenzio e chiese al resto dei presenti di cosa avessero bisogno. Gli Dèi risposero che mancava qualcuno che sapesse cantare la grandezza di Zeus; sarebbe servito a poco sconfiggere i Titani, portare ordine nel caos, separare il regno dei vivi da quello dei morti e dare quindi forma all’universo se poi non ci fosse stato nessuno capace di cantare quelle grandi gesta. Così da Zeus e Mnemosine nacquero le Muse, fonti della musica e della poesia.
Per gli antichi greci la musica era un elemento necessario per gli equilibri del cosmo: era considerata il canto incessante delle Muse eseguito al fine di sorreggere il mondo degli Dèi e degli uomini; il suono e le melodie delle voci tessevano un’unica trama tra passato, presente e futuro. I miti musicali del mondo classico, come ad esempio quello di Pan e della ninfa Siringa, possono essere considerati degli scampoli di quel tessuto. Il libro di Massimo Raffa indaga le pieghe di questa fitta trama narrando di musicisti umani e divini, famosi e ignoti, fortunati e sventurati; e di una musica che può salvare o uccidere, costruire mondi o distruggerli.
Massimiliano Palmesano