Di che religione è Tex Willer? Il protagonista del fumetto italiano più famoso di sempre non ce l’ha mai detto. Ora nel libro di Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, “Il vangelo secondo Tex Willer” (Claudiana, 217 pagine, 18,50 euro), il lettore può trovare una risposta alla intrigante domanda. L’eroe è uno “uncherched”, uno “schiesato“, come afferma Paolo Naso, docente alla Sapienza, nella prefazione: Tex non tollera liturgie e prediche, è uno spirito libero; molto più vicino ai nativi d’America nel vivere la propria spiritualità che agli uomini del Vecchio Continente partiti alla conquista delle terre oltre oceano.
Nato nel secondo dopoguerra (ad opera di Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini), Tex è catapultato dai suoi padri italiani oltre le frontiere del nuovo mondo. Lì, seguendo i suoi incontri, è possibile interrogarlo sulla sua religione quando ha a che fare con mormoni, quaccheri, musulmani, cattolici, battisti, buddisti, addirittura satanisti e praticanti di magia voodoo. Tex nelle sue avventure si confronta con chiunque ed è da questi rapporti che gli autori iniziano la loro indagine, chiedendosi: quali sono le tracce del sacro nel famosissimo fumetto? Nel libro, molto ben strutturato, Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini propongono una attenta catalogazione delle varie religioni presenti nelle storie di Tex Willer; inoltre viene analizzato il rapporto tra il cowboy e il soprannaturale, tra il suo mondo e il mondo cattolico.
Se volessimo azzardare una relazione tra Tex e le Sacre Scritture ci verrebbe da pensare a Levitico 24, 19-20: «Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro». Come è noto a tutti, Tex non ha mai disdegnato di riparare ad un’ingiustizia con la sua Colt o a suon di cazzotti, metodi molto lontani dal “porgere l’altra guancia”; ma fermarsi a questa sola conclusine sarebbe parziale e non renderebbe giustizia al grandissimo sforzo di analisi fatto da Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini. Nel fumetto, infatti, c’è molto di più se lo si interroga nel modo giusto; e gli autori lo hanno fatto egregiamente: emerge, quindi, che il senso di giustizia e la moralità di Tex sono profondamente cristiani, egli è un eroe a metà strada tra il mondo cattolico europeo e il puritanesimo del nuovo mondo.
Paolo Naso nella prefazione associa il ranger ai metodisti: cristiani dalla teologia sicuramente non abituata alle sottigliezze, ma in grado di cavalcare per chilometri al fine di portare la Parola di Dio nei villaggi più lontani di quel West ancora da scoprire e conquistare. Credenti che non conoscevano bene il greco o l’ebraico; erano uomini duri, temprati dal contesto difficile in cui vivevano. Ma dopo aver cavalcato per giorni, arrivati nei villaggi, improvvisavano prediche salendo su una cassetta. I “circuit riders” (pastori itineranti) “predicavano la santità ma non erano santi ed è naturale che, nel tempo e con la dovuta prudenza, Tex si sia lasciato prendere, se non dalla loro teologia, almeno dalla loro spiritualità e dalla loro cultura di frontiersman”, scrive Paolo Naso.
Tex è, a suo modo, un pastore itinerante; non solo un giustiziere, un ranger e tanto altro. E leggendo “Il vangelo secondo Tex Willer”, ma soprattutto i fumetti, possiamo tentare di capire da quali leggi più grandi di lui è spinto in quel selvaggio West.
Dario Palmesano