Il libro di Federico Giusfredi, “Il Vicino Oriente antico” (Carocci, 232 pagine, 19 Euro), è – come recita il sottotitolo – una “Breve storia dalle origini alla caduta di Babilonia”. Dalla Mesopotamia fino alle regioni della Siria, del Levante e dell’Anatolia, il Vicino Oriente fu, almeno per l’area dell’antico bacino del Mediterraneo, la sede delle grandi innovazioni tecnologiche, culturali e sociali che segnarono il passaggio dalla preistoria alla storia. Si pensi, ad esempio, alla nascita delle prime città, all’invenzione della scrittura, o ancora alle prime testimonianze della letteratura, del diritto e della scienza: molto di ciò che le civiltà greca e romana svilupperanno in età classica è in realtà un’eredità, il frutto di un seme dissetato, agli albori della storia, dalle acque del Tigri e dell’Eufrate. Il libro, rivolto agli studenti universitari ma anche a un pubblico di lettori appassionati, illustra l’evoluzione delle civiltà vicino-orientali dalle origini sino al sorgere dei grandi imperi del I millennio avanti Cristo. Federico Giusfredi è professore associato di Storia del Vicino Oriente antico all’Università di Verona; tra le sue pubblicazioni: “Babilonia e le sue storie” (Milano 2012).
Nella prefazione Clelia Mora scrive che “secondo la consueta scansione delle fasi storiche, la storia del Vicino Oriente antico inizia con la comparsa delle prime testimonianze scritte nella Mesopotamia meridionale, nella seconda metà del IV millennio a. C. Sono queste prime fonti che ci forniscono dati sui più antichi centri urbani, sulla loro organizzazione sociale e politica, sull’economia e sugli scambi commerciali. Ma non si può ignorare che questa fase non è che il punto di arrivo si un lungo processo iniziato nel profondo della preistoria. Attraverso l’esame delle prime fonti scritte, e dei dati archeologici, l’indagine storica cerca di conoscere anche i percorsi e le trasformazioni che hanno portato nel corso di alcuni millenni alla ‘rivoluzione urbana’, all’invenzione della scrittura e all’inizio della storia”.
Le mappe del volume sono opera dell’artista e illustratore Marco Giusfredi, padre dell’autore del libro. Molte le interessanti curiosità dell’opera di Federico Giusfredi, come quelle relative alla “diffusione del cavallo”. “A partire dal XVI secolo avanti Cristo – scrive Federico Giusfredi – “si diffondono sempre più, nella Mesopotamia, nella Siria e nell’Anatolia l’allevamento e l’addomesticamento del cavallo. Già nel III millennio, dalla Nubia e dall’Egitto l’asino domestico si era diffuso nel mondo sumerico e nel Levante; animale adatto alla soma e al tiro lento, era rimasto l’equide per eccellenza nelle economie dell’Antico e Medio Bronzo. Ovviamente, a causa delle ridotte dimensioni e della sua minore agilità e velocità, esso non trovava impiego nella sfera militare se non per la logistica e il trasporto. Il cavallo, invece, iniziò a essere addomesticato sistematicamente nel Vicino Oriente proprio a partire dal II millennio a. C., e il suo impiego si estese sempre più nel corso della metà del II millennio, a partire probabilmente dall’altopiano iranico (anche se vi sono, al riguardo, diverse teorie)”.
Red. Cro.