Ilside, dopo più di un mese (quasi) tutto fermo. Sulla ex Pozzi Lombardi temporeggia e la palla rischia di passare ad Invitalia

Ilside, dopo più di un mese (quasi) tutto fermo. Sulla ex Pozzi Lombardi temporeggia e la palla rischia di passare ad Invitalia




BELLONA/CALVI R./SPARANISE – A distanza di più di un mese dall’incendio doloso che l’ha definitivamente cancellata, continua a sputare veleno quel che resta dell’Ilside di Bellona. Il sito di stoccaggio, dato alle fiamme durante quella che passerà alla storia come la lunga estate dei roghi, rimane al centro di polemiche e di scontri.

Da una parte cittadini disperati, dall’altra le solite istituzioni che s’indignano, s’impegnano, poi gettano la spugna con gran dignità.

Pare, insomma, che, alle nostre latitudini, il massimo che si riesca a fare di fronte ad un disastro ambientale di tale portata, sia piazzare qualche valoroso volontario della Protezione Civile pronto, all’occorrenza, a richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco che, a loro volta, corrono, tamponano e se ne vanno, per poi tornare ancora e ancora. La politica della pezza a colore.

Così si fa la guardia alle fumarole anziché spegnerle, si sorvegliano i veleni anziché rimuoverli.

Un po’ come avveniva, e tuttora avviene, dalle parti della ex Pozzi. Circa una settimana fa, le fiamme di un incendio – rigorosamente doloso – hanno raggiunto persino la mitologica centrale turbogas, quella delle magnifiche sorti e progressive, delle migliaia di posti di lavoro di cui nessuno si è accorto, del PM10 alle stelle e delle centraline che ormai non funzionano neanche più (Regione Campania dixit).

Insomma, rimpalli e tira e molla infiniti, che sembrano configurare un paradigma ideato ad hoc per attizzare e riattizzare la brace dell’emergenzialità. L’espediente perfetto per favorire interessi speculativi a danno dei territori, degli abitanti e del futuro di tutti. La shock economy, l’economia del disastro.

Su questo la vicenda della bonifica della ex Pozzi fa scuola. Una spada di Damocle inspiegabilmente pendente sulla testa di quanti abitano nell’agro caleno, del comparto agricolo (i cui silenzi cominciano ad essere insopportabili), di ognuno di noi e dei nostri diritti calpestati.

Tutto nell’eterna attesa che la politica sciolga le riserve.

È dello scorso 28 luglio, per esempio, una lettera inviata dal sindaco del Comune di Sparanise, Salvatore Martiello, al suo omologo di Calvi Risorta. Nella missiva è ricostruito il percorso che ha consentito l’inserimento della ex Pozzi all’interno del Piano per le Bonifiche. Martiello sottolinea, in un documento ufficiale, il ruolo svolto dal Comune di Sparanise mentre la vicina Calvi era sotto commissariamento.

Il nodo cruciale del documento, tuttavia, è l’attuazione degli interventi di “Messa in sicurezza, caratterizzazione e eventuale bonifica” del sito. Allo stato attuale, com’è ormai noto, questa procedura si avvia ad essere gestita da Invitalia a causa del dissesto finanziario in cui versa il comune di Calvi, con la conseguente estromissione degli enti locali dall’annosa faccenda.

Una soluzione avversata da tutta l’opinione pubblica, dal Comitato per l’Agro Caleno (che ha inserito il tema tra i punti della piattaforma programmatica presentata lo scorso 4 agosto) e dello stesso sindaco Giovanni Lombardi, il quale ha più volte dichiarato, pubblicamente, di essere determinato a fare si che la bonifica della ex Pozzi venga gestita sul territorio con trasparenza e la cooperazione attiva di tutti i soggetti a vario titolo interessati.

Ma restiamo sul punto: nel documento elaborato dall’amministrazione sparanisana, viene proposta la sottoscrizione di un accordo di programma. In questo modo, il soggetto attuatore di questa prima fase, propedeutica alla bonifica, non sarebbe dunque Invitalia ma i comuni di Sparanise e Calvi Risorta.

Sarebbero questi ultimi, in soldoni, ad aprire la fase di caratterizzazione dei rifiuti presenti, facendo, una volta per tutte, luce su quello che negli anni è stato seppellito sotto i nostri piedi. Una soluzione che, tutto sommato, andrebbe nella direzione auspicata da tutti.

Ma allora, come mai siamo ancora al palo?

Le domande che vorremmo porre al sindaco Giovanni Lombardi sono queste: come mai non ha ancora risposto alla proposta di Martiello? Esiste qualche motivo ostativo ad accettare questo percorso? Ci sono componenti interne alla maggioranza che non condividono il proposito di sottrarre a Invitalia la procedura? E se si, quali sono le motivazioni?

Per tornare lì dove eravamo partiti, crediamo che il sindaco Lombardi dovrebbe sciogliere le riserve. Chiarire finalmente il suo punto di vista. Restituire una spallata a questa situazione di perenne immobilismo, dare un calcio alla politica della pezza a colore che va avanti da decenni.

Oppure, quantomeno, dare seguito ai propositi sbandierati in campagna elettorale e nelle pubbliche assemblee.

 

Teodosio Lepore (teodosio.lepore@gmail.com)

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