Il libro di Barry Strauss, “Imperatori” (Laterza, 440 pagine, 14 Euro, traduzione di David Scaffei), riguarda la storia di Roma e del suo impero raccontata attraverso la vita di dieci uomini e del loro tempo: da Augusto, il fondatore, a Costantino, il cristiano, fino a Romolo Augustolo, ultimo simulacro del potere imperiale. Sottotitolo del volume: “I 10 uomini che hanno fatto grande Roma”. I palazzi che costellavano il colle Palatino erano una delle meraviglie del mondo antico: decorati con il giallo della Numidia, il viola frigio, il grigio greco, il granito egizio, il bianco marmo italiano, non potevano che affascinare e meravigliare i loro visitatori per la ricchezza e la bellezza unica. Da queste stanze, per secoli, gli imperatori governarono quello che chiamavano il mondo, un enorme regno che nel momento della sua massima espansione si estendeva dalla Britannia all’Iraq. Fu una sfida imponente per tutti coloro che furono a capo dell’impero e che si trovarono ad affrontare invasioni e rivolte, guerre, congiure di palazzo, relazioni con popoli lontani e sconosciuti, nuove religioni rivoluzionarie, disastri naturali ed epidemie. Essere l’imperatore di Roma fu un compito così gravoso che soltanto in pochissimi si rivelarono all’altezza.
Segnaliamo ai nostri lettori che ci sembrano di particolare interesse le pagine dedicate a Costantino che “fu uno degli statisti più creativi e originali della storia. Trasformò il cristianesimo da una religione minoritaria alla forza culturale dominante nel mondo occidentale. Fondò una delle più grandi città della storia, e spostò l’equilibrio strategico del mondo romano. La trasformazione del cristianesimo da vittima della Grande Persecuzione a religione imperiale ci appare vertiginosa, se non miracolosa. Tuttavia, segue uno schema consueto per Roma. Comunque fossero, gli imperatori erano pragmatici. A partire da Augusto, sopravvissero abbracciando il cambiamento e, nello stesso tempo, mantenendo quanto potevano del passato. A volte il cambiamento fu di portata relativamente minore, come la rinnovata importanza attribuita all’Oriente greco sotto Adriano; altre volte fu radicale, come la distruzione delle libere istituzioni repubblicane sotto Cesare e Augusto, e la loro sostituzione con la monarchia. Spesso, il mutamento fu violento, e si trascinò dietro guerre civili, confische di proprietà ed esecuzioni (…). All’epoca della morte di Costantino, nessuno avrebbe potuto accorgersi che egli aveva aperto la via all’eclissi di Roma. Senza averne l’intenzione, creò le condizioni per un impero romano senza Roma, senza Italia, e perfino senza la maggior parte dell’Europa. Egli gettò le fondamenta di tre grandi imperi orientali: il califfato islamico, la Russia e l’impero romano d’Oriente, o, come è più conosciuto oggi, l’impero bizantino”.
Red. Cro.